05 Dicembre 2023 - 20:41:12
di Giustino Masciocco
Riceviamo e volentieri pubblichiamo, un intervento del segretario cittadino del Partito Democratico, Nello Avellani, riguardante le dimissioni a “raffica” di esponenti del centro destra, per essere disponibili ad una eventuale candidatura alle prossime elezioni regionali.
In pochi giorni, abbiamo assistito alle dimissioni del presidente della Gran Sasso Acqua, la società che si occupa delle risorse idriche di 36 comuni del territorio, della presidente dell’ADSU, l’azienda per il diritto agli studi universitari, del presidente dell’ASP 1, l’azienda dei servizi alla persona, e del presidente provinciale della CNA, la confederazione nazionale dell’artigianato.
In pochi giorni, aziende strategiche che erogano servizi fondamentali per le cittadine e i cittadini, oltre che una delle principali organizzazioni di rappresentanza delle imprese dell’artigianato, sono rimaste prive di guida per ragioni squisitamente politiche.
Il presidente della GSA Alessandro Piccinini e la presidente dell’ADSU Eliana Morgante hanno rassegnato le dimissioni per candidarsi alle elezioni regionali: una promozione per entrambi, sebbene lascino una situazione disastrosa, con la GSA al centro di un contenzioso con la Corte dei Conti proprio per la nomina a presidente di Piccinini che, secondo l’Anac, era inconferibile (cioè, non poteva essere nominato), e con l’ADSU che è stata, di fatto, ‘suicidata’ dalla governance di destra, un’azienda allo sbando incapace di garantire i servizi minimi alle studentesse e agli studenti.
Anche Paolo Federico ha rassegnato le dimissioni dall’ASP 1, una delle tante nomine collezionate in questi anni, per cercare un posto al sole verso le regionali, sebbene il suo partito, Fratelli d’Italia, non lo abbia poi candidato.
Ultimo dei dimissionari è Claudio Gregori, fino a qualche ora fa presidente provinciale della CNA, che ha dovuto rinunciare all’incarico vista l’incompatibilità col nuovo ruolo di segretario provinciale di Fratelli d’Italia, eletto per provare a sanare le spaccature interne al partito del sindaco dell’Aquila Biondi e del senatore Liris, in guerra tra loro oramai da tempo.
Non è una novità: in passato, abbiamo assistito alla ‘fuga’ di assessori comunali che si sono candidati alle Regionali, altri hanno invece lasciato i loro incarichi per spiccare il salto verso il Parlamento; persino il sindaco dell’Aquila ha prima tentato – senza fortuna – di candidarsi presidente della Regione ad appena un anno dall’elezione, e oggi sta tentando (così affermano consiglieri della sua maggioranza, persino con dichiarazioni pubbliche) di trovare un posto nelle liste di Fratelli d’Italia per le prossime elezioni Europee.
Di fatto, L’Aquila è diventata in questi anni una sorta di trampolino di lancio per gli esponenti della destra che non si sono fatti scrupoli a tradire il mandato elettorale conferito dalle cittadine e dai cittadini per seguire le loro ambizioni. Ciò che sconvolge, però, è che per equilibri politici interni ai partiti, o per assecondare aspettative personali, si permetta che restino senza una guida aziende importanti che dovrebbero dare risposta alle legittime esigenze delle cittadine e dei cittadini.
Quando si assumono incarichi importanti, bisognerebbe sentire il dovere morale, oltre che etico, di rispettare fino alla fine il mandato ricevuto, anche e soprattutto per evitare che le aziende possano restare mesi in attesa di una nuova nomina, con ciò che ne consegue per il corretto svolgimento delle loro funzioni. E bisognerebbe anche sentire il dovere morale, oltre che etico, di assumere la responsabilità del lavoro svolto, di rendere conto dei risultati conseguiti.
All’Aquila, però, avviene il contrario: chi fa danni viene promosso, anche per ‘scappare’ dalle proprie responsabilità, e l’interesse generale, collettivo, viene sacrificato per interessi politici di parte, con l’occupazione militare delle funzioni istituzionali che vengono considerate come poltrone da spartire e da cui alzarsi quando serve. Altro che amore per il territorio.