26 Gennaio 2024 - 12:11:26

di Martina Colabianchi

Nuova udienza, oggi, sulla tragedia dell’hotel Rigopiano costata la vita a 29 persone il 18 gennaio di sette anni fa.

Al centro dell’udienza odierna, le questioni inerenti la costruzione dell’Hotel e le presunte responsabilità
della Gran Sasso Resort
.

Luciano Sbaraglia – il tecnico che nel 2006 ha redatto la relazione per l’ampliamento del resort – all’epoca non aveva strumenti sufficienti per poter prevedere eventi catastrofici come quello che si è verificato il 18
gennaio del 2017.
– ha affermato il suo legale Pietro CesaroniUn aspetto, questo, già individuato dal Giudice Sarandrea nella sentenza di assoluzione in primo grado“.

Sugli elementi di assoluta imprevedibilità, invece, si è concentrata ancora una volta la relazione dell’avvocato Massimo Galasso, difensore della Gran Sasso Resort e dell’ex direttore Bruno Di Tommaso:

“In nessun modo si poteva immaginare quello che stava per accadere ed i richiami frequenti di quei giorni erano più che altro legati ai soli problemi di viabilità, ma non c’era e non poteva esserci alcuna percezione che potesse abbattersi sulla struttura una tragedia di quella portata“.

Una punta di speranza sembrerebbe trapelare dal tono e dalle parole di Gianluca Tanda, portavoce parenti delle vittime di Rigopiano. “Noi vogliamo solo ottenere giustizia per i nostri cari – afferma – e la nostra sensazione è che, finalmente, questo lungo processo stia terminando sperando che venga confermato quanto chiesto dal Pm. Attendiamo fiduciosi la sentenza, siamo convinti che ne uscirà qualcosa di buono“.

Negli anni abbiamo assistito a tutta una serie di giustificazioni e di scaricabarile, – prosegue – mentre noi crediamo che ognuno sia responsabile del suo e debba prendersi le sue responsabilità. Dobbiamo una giusta fine di questo processo a tutti i parenti delle vittime e a chiunque creda nella giustizia italiana, ma dobbiamo soprattutto far sì che sia garantita la sicurezza dei luoghi che le persone frequentano. Immagino di dover percorrere una strada, un ponte, come nel caso Morandi, o andare in vacanza pensando: “È sicuro questo posto? Non so, perché c’è il rischio valanga”. Ecco, questo non deve accadere, per questo noi ci siamo costituiti in un comitato nazionale che porta avanti battaglie che vanno dal Vajont fino ad arrivare al ponte Morandi, passando per Viareggio, perché sono tante le tragedie che ci accomunano. E poi c’è il “Dio Denaro”, il senso di potere che va oltre le responsabilità delle persone“.

Noi chiediamo che chi comanda lo faccia con intelligenza e che si appassioni a quel ruolo sapendo che può fare la differenza tra la vita e la morte. Questo noi lo ribadiamo tutti i giorni, portandolo anche ai vertici istituzionali in un dialogo continuo. Sapevamo che questo sarebbe stato un processo molto difficile in quanto lo Stato è chiamato a giudicare se stesso ed chiaro, quindi, che le pressioni erano molte, speriamo ora che ci sia una giusta condanna per tutti“, conclude Tanda.

In conseguenza dello sciopero delle Camere Penali previsto per la settimana in cui erano state programmate le udienze del 7 e quella del 9, la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila slitta al 14 febbraio.