01 Febbraio 2024 - 11:19:25

di Redazione

Un trattore rosso con bandiere tricolore, da un lato e dall’altro con giovani allevatrici alla guida: Ilenia Mora e Marina Crescenzi.

Si apre così all’Aquila il corteo degli agricoltori e allevatori in risposta alla mobilitazione a livello europeo.
Al centro della vicenda ci sono le nuove normative europee in materia agricola. Da quest’anno, infatti, scatta l’obbligo di tenere incolto il 4% dei terreni seminati sopra i dieci ettari.

A questo si aggiunge il caro carburante, la carne sintetica e i cibi a base cellulare, le tasse e le farine di insetti. Da ieri, un centinaio di trattori ha occupato due zone distinte e opposte a est e ovest della città. Da stamani è in corso un corteo pacifico partito dalla zona del cimitero con un percorso studiato per creare meno disagi possibili alla popolazione.

In strada, dunque solo due mezzi agricoli: uno apripista, guidato dalle due giovani, l’altro in chiusura. Organetti, campanacci e strumenti a percussione in corteo, scortato da vigili urbani, polizia e carabinieri.

Tra gli slogan esibiti: “L’agricoltura è il lavoro più salutare, più utile e più nobile dell’uomo” e poi “La nostra fine sarà la vostra fame”, oltre a “No Farmer, no food, no future” e “Con l’agricoltura si vive, con l’Europa si muore”.

In corteo anche alcuni esponenti politici locali e vari studenti degli istituti tecnici per l’agricoltura.

Dobbiamo innanzitutto specificare una cosa – afferma Dino Rossi, allevatore – I problemi che hanno gli allevatori francesi e tedeschi sono anche i nostri, però voglio dire i francesi non hanno i Parchi. Il governo francese spara ai lupi, non invece gli diamo il caffè dopo che hanno mangiato la pecora. Non hanno le aree protette, non hanno i consorzi di bonifica. Qui invece ci vogliono mettere l’Irpef ci vogliono vogliono obbligare a fare le assicurazioni trattori, anche a quelli che abbiamo sotto i capannoni che utilizziamo per le aziende”.

“Un’altra questione importante è quella legata ai progetti Life che vogliono buttare fuori quella che è l’agricoltura montana – conclude- Il piano del Parco che è stato approvato dalla Giunta in cui sono stati inclusi gli usi civici è una cosa totalmente incostituzionale”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Alessandro Piccinini, avvocato dell’Aquila, già consigliere e assessore comunale, candidato al Consiglio regionale nella lista di Fratelli d’Italia.

Le ragioni degli agricoltori, mobilitati in tutta Europa, vanno ascoltate e soprattutto difese. L’Italia è stata la prima a vietare la carne sintetica e il governo ha adottato una serie di provvedimenti in favore del settore che vanno in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei. L’attenzione va dunque rivolta all’Ue e al Green deal che esaspera la transizione verde arrivando a penalizzare l’agricoltura che già da anni paga gli effetti di essere anello debole di una catena” queste le parole di Piccinini.

Prima ancora di discutere del merito, la mobilitazione in atto ripropone un tema grande come un macigno che da anni cerchiamo di porre all’ordine del giorno del dibattito politico“, fa osservare Piccinini, “che è quello delle scelte compiute dall’Unione Europea senza il confronto e la condivisione. Decisioni assunte nelle stanze del potere di Bruxelles che piombano sulla testa di milioni di persone, spesso adottate senza conoscere a fondo i territori su cui vanno a incidere”.

Va ricordato che il settore agricolo non solo garantisce la sicurezza alimentare, ma assorbe quattro volte l’anidride carbonica che emette e tutela il territorio”, aggiunge Piccinini. “È sufficiente vedere cosa accade vicino a noi, nelle campagne e nella montagna abruzzesi, anche in termini di assetto idrogeologico quando viene meno il presidio di agricoltori, allevatori e pastori“.

Come non considerare poi, proprio da abruzzesi che hanno subito gli effetti nefasti della peronospora che ha annientato la produzione vinicola in vaste aree della regione“, rileva Piccinini, “quanto sia importante l’utilizzo di fitofarmaci che l’Ue vorrebbe drasticamente ridurre. Solo per dirne una, delle misure previste che siamo convinti vadano ridiscusse”.