Agricoltori, Acerbo (Prc): sbagliato passo indietro su pesticidi. Vince agroindustria

06 Febbraio 2024 - 16:22:40

L’annuncio del ritiro del provvedimento sull’uso sostenibile dei
pesticidi rappresenta un altro passo indietro della Commissione Europea
sul green deal e sulla transizione ecologica.

Le mobilitazioni degli agricoltori europei con molte posizioni
condivisibili, altre meno, stanno portando i primi risultati ma nella
direzione sbagliata ed a vantaggio delle lobby dell’agroindustria e di
un modello agricolo europeo sempre più insostenibile.

La Presidente della Commissione Europea, campione del Partito Popolare
Europeo (per capirci il Partito di Tajani in Italia), pronta ad
accasarsi al comando NATO ed a pochi mesi dalla fine del suo disastroso
mandato, ha annunciato il ritiro da parte della Commissione del
regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR).

Un provvedimento purtroppo già bocciato dal Parlamento Europeo con
maggioranza di centro destra e arenato da tempo in Consiglio UE.

Il regolamento SUR è di fatto parte importante del green deal e
dell’impegno della Commissione a favorire un futuro timidamente più
verde e sostenibile per l’Unione Europea.

Il regolamento SUR presentato dalla Commissione lo scorso 22 Giugno
vedeva l’obiettivo di una decisa riduzione dell’utilizzo di prodotti
fitosanitari chimici a livello di ogni singolo stato membro entro il
2030. Nel caso dell’Italia il provvedimento avrebbe dovuto portare la
riduzione del 62% per il consumo totale dei prodotti fitosanitari e del
54% dei prodotti declinati come sostanze pericolose con il divieto di
tali sostanze nelle aree Natura 2000 e dove accertata la presenza di
insetti impollinatori a rischio estinzione.

Il regolamento SUR da sempre è stato attaccato da tutte le destre
europee, nonché dalle lobby dell’agroindustria e della chimica.

La proposta della Commissione sull’uso sostenibile dei fitofarmaci,
meritava sicuramente un livello avanzato di interlocuzione con i
cittadini e con gli stessi agricoltori mentre calata dall’alto è
sembrata di fatto un atto punitivo nei confronti di un settore che vive
già elementi di forte difficoltà

L’agricoltura europea e ovviamente l’agricoltura italiana, hanno bisogno
di un profondo cambiamento e la transizione ecologica è un passaggio
fondamentale che va però affrontato di concerto con gli agricoltori e
non contro gli agricoltori.

I cambiamenti climatici ad esempio pongono scenari complessi per
l’agricoltura e serve un cambio di paradigma a partire da investimenti
pubblici e magari anche privati sulla ricerca, ovvero su come migliorare
le rese delle produzioni, la qualità, la difese dalle fitopatie.

I tagli pubblici al settore dell’agricoltura europea negli ultimi anni
sono stati devastanti: in pochi anni il bilancio della Politica Agricola
Comunitaria ( PAC) è passato dal 50% dell’intero bilancio comunitario a
poco più del 30%. Le risorse della PAC (ovvero risorse pubbliche! Lo
ricordino i neoliberisti da operetta) restano però ancora risorse
importanti (500 miliardi! In Europa, 55 miliardi in Italia in sette
anni) per il settore anche se gestite malissimo con l’80% dei
contributi al 20% delle aziende, spesso le più grandi e le più
inquinanti, mentre il 20% dei contributi va all’80% delle aziende,
spesso quelle più piccole, che operano nelle aree marginali e che danno
un contributo importante all’economia delle aree rurali, all’ambiente,
al paesaggio, nonché nella lotta al dissesto idrogeologico.

Le difficoltà dell’agricoltura europea non sono certo le politiche verdi
anzi tra i motivi particolarmente sentiti anche dai manifestanti di
questi giorni vi sono sicuramente i costi alle stelle dei combustibili
fossili a partire dai fertilizzanti azotati verso cui pesa l’embargo con
la Russia che ne è il primo produttore mondiale.

Gli agricoltori italiani ed europei hanno bisogno di investimenti
qualificati in ricerca, risorse mirate che premino il lavoro, gli
investimenti, la transizione ecologica, il benessere animale negli
allevamenti e non la rendita fondiaria come avviene oggi.

Oggi i prodotti agricoli, che pure al consumatore finale costano
tantissimo, vengono pagati pochissimo agli agricoltori che sempre più
producono sotto gli stessi costi di produzione provando poi a
sopravvivere con i contributi della PAC.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione
Comunista, coordinamento di Unione Popolare