20 Febbraio 2024 - 16:54:13
di Martina Colabianchi
La lista UDC – Democrazia Cristiana con Rotondi, scesa in campo ufficialmente ad inizio mese per sostenere la candidatura di Marco Marsilio a presidente di Regione, è ancora al centro di un contenzioso che va avanti ormai da anni sull’utilizzo dello storico simbolo dello scudo crociato.
La disputa ha radici nazionali. Dopo Tangentopoli e, quindi, la fine del lungo governo della DC in Italia, attualmente sono sei le forze politiche a dichiararsi eredi di quell’esperienza. Da questa proliferazione di partiti che si collocano al centro dello scacchiere politico, è nato anche un contenzioso sull’utilizzo del simbolo volto a determinare chi fosse pienamente legittimato ad utilizzarlo. Lo scorso agosto, il Tribunale di Roma chiuse la disputa decidendo che il diritto di mantenere vivo lo scudo crociato spetta all’Unione di Centro del segretario Lorenzo Cesa, respingendo così il ricorso della Democrazia Cristiana Sicilia Nuova di Salvatore (Totò) Cuffaro.
La DC di Cuffaro non ha presentato ricorso, lo scorso 10 febbraio, al momento della presentazione delle liste. In quella occasione c’è stato lo scontro tra i centristi della coalizione di centrodestra guidata dal governatore uscente, Marco Marsilio, di Fdi: l’Udc-Dc ha presentato ricorso contro Noi Moderati ma ne ha subito uno da un esponente della DC, entrambi respinti. Erano infatti state riammesse, lo scorso 12 febbraio, le liste di entrambe le forze centriste. Il ricorso presentato nei confronti di Noi Moderati riguardava un problema di contrassegni potenzialmente confondili fra liste.
Ora Cuffaro annuncia ricorso al Tar, come fatto in Sardegna dove si vota domenica prossima:
“L’utilizzo del nome Democrazia Cristiana da parte della lista presentata da Cesa e Rotondi per le elezioni regionali in Abruzzo non è legittimo. Metteremo in campo delle azioni in sede giudiziaria per tutelare il nome del nostro partito in Abruzzo e in tutte le realtà dove verrà fatto un uso illegittimo del nome del nostro partito”.
Così scrivono, in una nota, proprio Totò Cuffaro e Francesca Donato, quest’ultima vicepresidente nazionale della Democrazia Cristiana.
“Rotondi, dopo aver annunciato il lancio della ‘sua’ Democrazia Cristiana e aver poi sostituito il simbolo con quello della balena bianca cancellando il nome – si legge nella nota – oggi torna sulla scena ripresentandosi col nome della DC sul simbolo dell’UDC di Cesa . Dopo la pronuncia del TAR Sardegna che ci ha riconosciuto ancora una volta come l’unico partito legittimato ad usare la denominazione ‘Democrazia Cristiana’ non intendiamo tollerare più l’utilizzo abusivo del nome della DC al fine di confondere gli elettori democristiani“, concludono Cuffaro e Donato.