24 Febbraio 2024 - 19:26:39
di Martina Colabianchi
“Quella di ieri al Palazzetto dei Nobili dell’Aquila è stata un’assemblea cittadina in difesa della sanità pubblica per certi versi straordinaria oltre che partecipata, fatta di proposte concrete per distruggere il sistema neoliberista che permea tutta la società. Un’assemblea a cui politici di tutti gli schieramenti e maggioranza dei sindacati non hanno preso parte. Non è un caso che ci abbiano evitati, poiché ormai la politica non è più nemmeno la metà degli aventi diritto al voto, al di là di ciò che si vuole far passare anche nella campagna elettorale per le regionali abruzzesi del 10 marzo. Qui utenti e lavoratori propongono soluzioni concrete al di fuori delle loro logiche“.
Lo afferma in una nota Alfonso De Amicis, ex sindacalista aquilano, esponente di lungo corso della sinistra di classe, promotore, insieme a Liduina Cordisco, ex maestra di scuola elementare, Tina Massimini, impiegata, e Roberto Santilli, giornalista aquilano e lavoratore precario di cooperativa sociale, del Comitato in Difesa del Sistema sanitario nazionale che ha organizzato per ieri, venerdì 23 febbraio, al Palazzetto dei Nobili, un’assemblea dal titolo “Salviamo la sanità pubblica“.
All’assemblea sono intervenuti, tra gli altri, Loreto Lombardi, responsabile della U.O.C. di Chirurgia e Diagnostica Endoscopica D.A. dell’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila, segretario aziendale aquilano del sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed e sindaco di Scoppito (L’Aquila), Giorgio Paravano, presidente dell’associazione L’Aquila per la Vita Onlus, Marcello Vivarelli, segretario provinciale L’Aquila e Teramo del sindacato Fesica-Confsal, Fabio Giurina, delegato Fesica-Confsal per i supporti amministrativi di cooperativa sociale che lavorano nella Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, ed una rappresentanza degli stessi lavoratori precari di cooperativa sociale.
“L’incontro di ieri – prosegue De Amicis -, ha coinvolto soggetti sociali e politici diversi. Diversi per storia e appartenenza sociale. Ed è stato a suo modo straordinario perché ha messo a confronto aspettative e prospettive che altrimenti non si sarebbero incontrate. Medici, sindacalisti, cittadini che reclamano una sanità pubblica ed universalistica, insieme ad alcuni di quei precari di cooperativa sociale che mandano avanti l’enorme struttura della Asl provinciale aquilana. Tutti gli interventi hanno sottolineato alcuni punti essenziali per salvare e quindi a rilanciare il Sistema sanitario nazionale“.
“In questo contesto – aggiunge -, molti hanno spiegato che l’eventuale approvazione dell’autonomia differenziata porterebbe questo sciagurato Paese alla istituzionalizzazione di ventidue sanità con differenze enormi tra loro e con enormi vantaggi per alcune regioni del nord. Il sud tornerebbe ancora di più sulla strada della migrazione. Tuttavia i cittadini di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna non avranno i vantaggi sperati. Essi e soprattutto i profitti andranno nelle casse della finanza che nel frattempo si è buttata nelle attività dedite allo sfruttamento della sanità privata. E tutti gli interventi sono confluiti nel criticare l’impianto privatistico della questione salute e delle sue criticità. Una sala tanto affollata quanto diversificata ha avanzato richieste chiare ed univoche, tra cui la fine del regionalismo nella gestione della sanità pubblica, l’eliminazione del numero chiuso nelle Facoltà di medicina, il ritorno alle Usl e quindi la fine delle aziende sanitarie e delle figure dei manager, lo stop alla competizione tra territori, il potenziamento, nel nostro territorio, dei Distretti Sanitari come quelli di Montereale, Tornimparte, Bazzano, San Demetrio e Barisciano, l’assunzione attraverso il processo di internalizzazione di tutti i precari con una sola società in house. Il tutto in un’ottica di allargamento della lotta insieme a tutti gli altri territori non soltanto abruzzesi“.
“L’incontro – sottolinea De Amicis – è stato ignorato dalla cosiddetta politica e dalle cosiddette grandi sigle sindacali. Da tutta la politica, ossia quella impegnata in altre questioni, oppure a discutere di terzo, quarto mandato. Tale assenza si inserisce perfettamente e drammaticamente nella sfiducia e nella distanza siderale tra società e politica. Ormai coloro che si recano alle urne sono meno della metà degli aventi diritto. E sul fronte sindacale è evidente che, come come spesso avviene nella stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro, proliferano diversi sindacati di base. Questo perché le confederazioni rappresentano quella che una volta si chiamava l’aristocrazia operaia, di fatto un compromesso corporativo. Nel frattempo, molti ai piani alti pensano che questo sia solo tempo guadagnato, eppure il tempo può essere tiranno e portare un conto politico e sociale tellurico. I venti di crisi sono alle porte e non tarderanno a trasformarsi da spifferi a vento dell’Est. Da parte nostra, continueremo a batterci e soprattutto a fare chiarezza su questo argomento, per smascherare gli interessi palesi ed occulti. I nodi quanto prima arrivano al pettine, ed il sistema neoliberista prima o poi presenta il conto. Che poi è fatto di guerra, di finanziarizzazione, di privatizzazioni, di strapotere delle oligarchie che utilizzano la cornice della democrazia per fare ciò che vogliono“.
Per Loreto Lombardi, “In Italia abbiamo importato il modello anglosassone, ma in questo modo finiremo dritti nella sanità solo per chi ha i soldi. Occorre aumentare e di molto le risorse finanziare per uscire da questa grave situazione, ma serve l’impegno di tutti, anche medici di base che devono fare da filtro per evitare che i pronto soccorsi vadano in tilt e dei cittadini che chiedono esami di continuo anche se non stanno male e pretendono tutto e subito“.
Giorgio Paravano, alla presidenza dell’associazione L’Aquila per la Vita Onlus che quest’anno compie vent’anni di attività, ha sottolineato l’importanza fondamentale del terzo settore nella tenuta di un sistema sanitario nazionale “che però procede spedito verso la privatizzazione. Noi cittadini dobbiamo evitare tutto questo ed impegnarci ogni giorno con azioni concrete per un bene universale. Peccato, però, che ci sia stato vietato di continuare ad occuparci degli ammalati, aiutando sul serio la sanità pubblica. Possiamo però risollevare le sorti della nostra sanità pubblica, a cominciare da quella dell’Aquila che ormai, come altre, pensa soltanto al profitto“.
“Mi batto da anni, in completa solitudine, per la salvaguardia dei lavoratori precari e per l’eliminazione del precariato in questo territorio – le parole di Marcello Vivarelli – che ovviamente non riguarda soltanto chi lavora nella Asl provinciale aquilana. Evidentemente dare dignità ai lavoratori ed alle loro famiglie non è una priorità per la politica di questa città e di questa regione e neppure per le grandi sigle sindacali, le stesse che ci hanno sempre osteggiati“.
“Noi chiediamo soltanto la salvaguardia del posto di lavoro – ha dichiarato Fabio Giurina -. Nulla di più. E lo facciamo dopo aver tenuto in piedi la Asl dell’Aquila per anni, compresi quelli dell’emergenza Covid-19, e durante e dopo l’attacco ai sistemi informatici. Le soluzioni ci sono, ma nessuno le prende in considerazione“.