02 Marzo 2024 - 11:00:47

di Martina Colabianchi

Alla vigilia delle elezioni regionali previste per il prossimo 10 marzo, la Stazione Ornitologica Abruzzese individua in 8 punti quelle che secondo la Onlus sarebbero le principali inadempienze e i ritardi della Regione nella tutela e gestione della biodiversità, chiedendo un impegno e risposte ai candidati alle prossime consultazioni.

Per la tutela e la gestione della biodiversità animale e vegetale non bastano le azioni, messe in atto dai parchi nazionali, spesso non coordinate ed anche in aree esterne agli stessi, le competenze e le responsabilità regionali sono enormi in armonia con quanto stabilito dall’Art. 51 del proprio Statuto, ma per esercitarle la Regione Abruzzo dovrebbe destinare ed utilizzare correttamente le risorse finanziarie ed umane (il personale) – scrivono -. I fatti, invece, dimostrano che ciò non accade ed anche dopo decenni dalla istituzione delle aree protette e dall’ entrata in vigore di norme nazionali ed europee la “governance della natura” regionale è ancora all’anno zero“.

Nell’appello, che alleghiamo nella sua completezza in calce all’articolo, vengono descritte sinteticamente  le principali carenze ed inadempienze, i cui effetti negativi – spiega sempre la Onlus – non colpiscono solo animali e piante selvatiche, ma anche quelle attività economiche legate alle buone pratiche di gestione della biodiversità.

Nei punti seguenti il riassunto di quanto denunciato dalla S.O.A.:

1)      Monitoraggio della biodiversità

La conoscenza ed il monitoraggio riguarda pochissime specie quasi solo all’ interno dei parchi ed anche quelle per le quali le direttive comunitarie e gli accordi internazionali IMPONGONO Report di aggiornamento dello status vengono praticamente ignorate, per molte di queste solo grazie alle attività gratuite di alcune associazioni ne sono note le consistenze e la distribuzione.

Nel frattempo i € 944.061,28 destinati dal   Piano di Sviluppo Rurale per lo <<  Studio/monitoraggio sullo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario>>  sono andati persi .

2)      Ufficio Parchi e Osservatorio regionale della Biodiversità ( ORB) 

L’ Ufficio Parchi …della “Regione dei Parchi” da decenni ha un organico di 4 persone inferiore a quello della piccola biblioteca regionale di Sulmona .

In altre regioni d’Italia invece sono attivi veri Servizi per le aree protette con Dirigenti e Funzionari specializzati e congrue risorse assegnate.

Il ORB senza alcun Budget annuale ha prodotto ben poco e non ha  mai raggiunto risultati concreti

Eolico e monitoraggio

Proliferano ovunque installazioni per nuovi impianti eolici senza una minima pianificazione territoriale ed ignorando anche le richieste del Segretariato della CMS ( Convenzione di Bonn per i Migratori Selvatici)delle Nazioni Unite (  UNEP ) in merito ai rischi di una diffusione incontrollata dei generatori eolici nelle aree di presenza di uccelli rapaci

La triste storia del Fratino

Dal 1986 i siti di deposizione del Fratino (una delle specie tutelate dalla Direttiva Uccelli (2009/147/CE),) 

sui rarissimi tratti di spiaggia ancora non del tutto urbanizzati sono oggetto di assidue attività di monitoraggio e di tutela da parte della SOA e di altre associazioni.

La Regione non ha mai posto in essere alcun concreto intervento di tutela della specie e dell’ habitat dunale.

I risultati sono evidenti: ogni anno nuovi tratti di vegetazione dunale vengono distrutti e le deposizioni della specie negli ultimi 10 anni sono passate da oltre 55 a circa la metà.

3)      Ufficio per l’Osservatorio Faunistico Regionale

Di fatto NON E’UN OSSERVATORIO FAUNISTICO ma un ufficio destinato solo a fornire un supporto per le ordinarie attività venatorie ed ittiche e per cercare di affrontare i problemi derivanti dai danni causati dalla fauna selvatica. Nessuna  attività di monitoraggio relativo alla fauna protetta ( vedi punto 1) ed agli uccelli migratori ( censimenti internazionali sugli uccelli acquatici: IWC) è stata mai realizzata o coordinata dall’ Ufficio.

Per quanto riguarda invece alcune specie cacciabili ( per la maggior parte di queste mancano dati attendibili anche solo sui prelievi effettuati dai cacciatori) i censimenti, o meglio stime di larga massima, sono di fatto delegate solo ai cacciatori.

Anche il monitoraggio di specie “iconiche” o problematiche come l’Orso o il Lupo non rientra tra le attività correnti di questo Ufficio che in altre regioni svolge funzioni di coordinamento per le ricerche.

Fauna alloctona

Le attività di controllo della fauna alloctona rientrano nelle competenze assegnate dalla Regione all’Ufficio ma non sono state mai esercitate nonostante quanto previsto da normative nazionali e comunitarie anche perché in mancanza di dati frutto di attenti monitoraggi sarebbero inattuabili.

Risarcimento dei danni causati dalla fauna

L’ accertamento dei danni viene condotto da personale non specializzato e, generalmente, con limitatissime conoscenze e formazione professionale in materia con conseguenti stime molto “soggettive”.

La stessa LEGGE REGIONALE 24 GIUGNO 2003, n° 10 “Individuazione di specie animali di notevole interesse faunistico e disciplina dei danni causati dalla fauna selvatica” , a differenza di quanto disposto in altre regioni d’ Italia, non prevede alcuna spesa dei risarcimenti a carico degli ATC per i danni da specie cacciabili e nei contenuti è ancora obsoleta e a scientifica ( tra le specie di cui si possono risarcire  i danni sono elencate la Lince !!! ed il Gatto selvatico !!!).

All’ esterno dei Parchi Nazionali e Regionale i fondi regionali destinati per interventi a favore della conservazione dell’Orso bruno marsicano sono pari o inferiori a quanto ( € 40.000) concesso dalla Regione Abruzzo alla Ditta Totani per partecipare ad un raid 4×4 in Arabia Saudita !

Investimenti stradali degli animali selvatici

Tutti ricordano l’investimento con esito mortale dell’orso “Juan Carrito” a Castel di Sangro, ma non è stato un caso unico si tratta bensì di un problema diffuso e preoccupante in Abruzzo che, oltre alla continua ecatombe di specie anche protette ( Orso bruno, Lupo) ha determinato ripetuti casi di danni permanenti e morti anche tra i guidatori di veicoli e motoveicoli, oltre ai danni economici per i risarcimenti pagati agli investitori dalla Regione Abruzzo.

I limitatissimi interventi di prevenzione sono stati il frutto di azioni del tutto estemporanee mentre  non sono stati MAI finanziati ecodotti o ponti naturali e barriere idonee come avviene in altre regioni italiane ed europee utilizzando almeno parte dei milioni di euro dei fondi strutturali del POR FESR Abruzzo come realizzato da anni anche in Grecia, Croazia o Spagna ma anche da  molte nazioni africane e asiatiche.

4)      Piani di Gestione delle Aree “Natura 2000” ( S.I.C. e Z.P.S.) e Misura Indennità Natura 2000 PSR

Nel lontano 2014 la Regione Abruzzo finanziò con circa € 3.000. 000 del passato PSR i Piani di Gestione dei 50 SIC e ZPS regionali, il relativo Bando per i suoi contenuti tecnici venne classificato come Best Practice dalla Rete Rurale Nazionale (unico caso per l’ Abruzzo).

A distanza di 10 anni la Regione NON HA MAI APPROVATO i Piani e meraviglia che la Commissione Europea non abbia ancora agito nei confronti di una inadempienza che evidenzia un utilizzo non congruo delle risorse impegnate di conseguenza i milioni di euro potenzialmente messi a disposizione dal Piano di Sviluppo Rurale  per le aziende agricole nelle aree protette in Abruzzo non vengono utilizzati con enormi conseguenze negative sia per le  aziende che per la natura.

 misure agroambientali del PSR 2014-2020 Regione Abruzzo

Non si entra nel merito delle diverse misure e delle molte decine di milioni di euro ad esse destinate ma si evidenzia semplicemente che, nel solco della già pessima esperienza, dei passati PSR le enormi risorse continuano ad essere elargite con criteri prevalentemente assistenziali e spesso senza alcuna valutazione e controlli ex ante ed ex post dei risultati.

5)      Le aree protette regionali

In Abruzzo sono state istituite dalla Regione 24 diverse Riserve Naturali regionali, alcune su aree di notevole interesse naturalistico altre in territori con un valore ambientale e floro faunistico paragonabile a quello di un parco urbano.

Ai sensi della L.R. 38/1996 la gestione è affidata ai comuni e a differenza di quanto realizzato in altre regioni dove le riserve sono gestite e controllate da personale regionale ( Direttori, Tecnici, guardiaparco),con eventuale supporto di OnG e Società, in Abruzzo il personale che vi opera è completamente precario ed assunto con contratti annuali. Il ruolo della Regione e dell’Ufficio competente è di mera revisione contabile.

6)      I vivai forestali ed i giardini botanici regionali

Sono universalmente riconosciuti tra i principali centri di salvaguardia ex situ delle specie vegetali ma in Abruzzo la Regione li ha lentamente condannati all’ agonia per mancanza di risorse umane (mancato turnover dipendenti) e finanziarie (mancati stanziamenti annuali).

vivai forestali, erano 11 nel 2016 oggi ne resta solo uno parzialmente funzionante mentre  i Boschi da Seme, dai quali secondo la normativa vigente bisognerebbe prelevare il materiale genetico di base per la moltiplicazione, non sono mai stati neppure identificati dalla Regione a differenza di quanto realizzato in molte altre regioni

giardini botanici regionali

La Regione Abruzzo è stata una delle prime in Italia a dotarsi di una normativa di settore grazie alla quale nei primi 10 anni di applicazione vennero istituiti e riconosciuti ben 8 diversi Giardini ed Orti di interesse regionale, tutti dotati di index seminum e di banca del germoplasma e quindi con un importante ruolo non solo didattico ma anche di conservazione della biodiversità vegetale, il tutto con una spesa annua regionale media complessiva inferiore a € 200.000 pari cioè ad 1/5 di quanto assegnato ogni anno dalla Regione Abruzzo al Napoli calcio per il ritiro estivo a Castel di Sangro. Oggi ne sono rimasti in vita e gestiti attivamente solo i due del Parco della Maiella

7)      I tagli e le utilizzazioni forestali

Con l’entrata in vigore della L.R. 3/ 2014 la Regione ha assegnato ai propri uffici foreste e demani le competenze autorizzative per la pianificazione forestale e le autorizzazioni dei tagli.

Nonostante buona parte dei tagli, con singoli interventi su territori anche di molte decine di ettari, siano localizzati all’ interno di aree protette e siti della Rete Natura 2000 i progetti e le istruttorie sono ancora improntate esclusivamente agli aspetti produttivi .

Le obbligatorie Valutazione d’Incidenza Ambientale dei tagli sono nella stragrande maggioranza dei casi inutili relazioni compilative redatte da agronomi o forestali senza alcuna esperienza floro- faunistica

8) L’ erosione continua della biodiversità

Anche all’interno dei  Sic/ZPS o aree protette ogni anno vengono autorizzati interventi di grande impatto ambientale A titolo di esempio si ricorda la recente distruzione o manomissione irreparabile di alcune aree umide come il lago di Pagliara nel Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, la canalizzazione con il taglio completo della vegetazione ripariale lungo i fiumi Lavino e Vomano a Montorio al Vomano, la totale distruzione ( sbancamenti con ruspe) delle praterie di alta quota di Valle Lenzuola a Ovindoli nel Parco Regionale Sirente Velino, la realizzazione di vasti parcheggi a Campo Imperatore e la distruzione di pareti rocciose ( con nidi di uccelli rapaci) nelle Gole di Fara San Martino e nel Sic di Turrivalignani.

Di seguito il documento completo.