22 Marzo 2024 - 11:04:47

di Marco Giancarli

Sessanta anni. E’ questo il tempo che è stato necessario al Molise per cercare di cambiare rotta e tentare un riavvicinamento all’Abruzzo riannettendosi alla regione verde d’Italia.

Era infatti il 1963 quando arrivò la legge costituzionale che sancì la nascita del Molise. Per tutti gli anni ‘60 la regione era composta solo dal suo capoluogo Campobasso fino al 1970, quando si aggiunse la provincia di Isernia. In realtà un tentativo di staccarsi dall’Abruzzo ci fu già nel 1947, durante l’Assemblea costituente, quando venne proposta la creazione della regione Molise, un’area prevalentemente montano-collinare di 4.460 km² con appena 418 mila abitanti. Richiesta subito bocciata perché all’epoca si riconoscevano solo le regioni storiche.

Sostanzialmente le motivazioni che portarono nel ’63 alla creazione del nuovo ente furono tre: identitaria-culturale, logistica-amministrativa, ma soprattutto elettorale. Nell’articolo 57 della Costituzione è inserito il comma che prevede due senatori provenienti dal territorio. La Democrazia Cristiana, dunque, si sarebbe assicurata nel feudo elettorale molisano un seggio di senatore in più. Forse questa fu la vera ragione.

Le motivazioni della separazione, dunque, potrebbero all’epoca strumentali e non reggono il confronto con il tempo poiché se è vero che all’inizio degli anni ’60 sia l’Abruzzo che il Molise erano due regioni molto arretrate, con un tenore di vita delle due popolazioni è inferiore di un terzo rispetto alla media italiana, nel 1974 la situazione cambia con il Molise che raggiunge un reddito netto di circa 923mila lira ed un Abruzzo che invece con il suo milione e 176 mila lire diventa la regione del sud Italia con il reddito netto più alto. Si arriva nel frattempo agli anni ’90 e l’economia abruzzese sfiora le percentuali nazionali (85%) mentre quella molisana con il suo 76% migliora leggermente ma non riesce a mettersi in scia.  Poi la crescita rallenta fino al crollo avvenuto nei primi due decenni del secolo: tra 2001 e 2014 il Pil dell’Abruzzo cala del 3,3%, quello molisano precipita a quasi -20%.

Un percorso, dunque, quello delle due regioni che, seppur iniziato in parallelo, ha visto l’Abruzzo fare una virata verso un’economia differente e più orientata a quelle del centro nord Italia ed un Molise che nel corso degli anni è andata sempre più a scendere anche sotto il profilo demografico con 289.294 residenti nel 2023 classificandosi come l’unica regione con una popolazione numericamente più bassa rispetto al tempo dell’Unità d’Italia. Anche sotto il profilo dell’economia non va certamente meglio con un Pil procapite che arriva a circa 24.500 euro contro i 27mila dell’Abruzzo e con un saldo negativo per le imprese, tra aperture e chiusure, di 188 aziende, il peggiore in Italia, con una Sanità commissariata da 15 anni  con un debito che è arrivato a 138 milioni di euro.

Per tutte queste ragioni il 9 marzo è iniziata una raccolta firme per un referendum con l’obiettivo di portare la provincia di Isernia  in Abruzzo per poi procedere con il Molise intero. Vedremo se la popolazione molisana risponderà all’appello lanciato dall’ex questore Gian Carlo Pozzo, uno dei promotori dell’iniziativa popolare e metterà da parte possibili appartenenze di campanile.