05 Aprile 2024 - 13:03:20
di Martina Colabianchi
Oltre cinque anni di attività per il progetto “Territori Aperti“.
Sono stati presentati questa mattina, al centro congressi “Luigi Zordan” in piazza San Basilio all’Aquila, i risultati del progetto condiviso con il Comune dell’Aquila e finanziato dal Fondo Territori Lavoro Conoscenza di Cgil, Cisl e Uil.
In particolare, il progetto ha consentito la creazione di un Centro interdisciplinare di documentazione, formazione e ricerca sulla prevenzione e sulla gestione dei disastri e sui processi di ricostruzione materiale e immateriale delle aree colpite, con particolare attenzione alle questioni economiche e sociali, alla pianificazione territoriale e alle questioni sanitarie, basato sui principi della Open Science e su un’infrastruttura tecnologica innovativa per la raccolta, il trattamento e l’analisi dei dati.
“Il progetto è diverso dai progetti di ricerca accademica che normalmente facciamo – ha spiegato il docente UnivAQ Lelio Iapadre -. È un progetto di quella che alcuni chiamano terza missione delle università, ma che io preferisco chiamare missione di collaborazione sociale dell’università. È un progetto ispirato all’idea che l’interscambio di conoscenze tra soggetti diversi, quindi università, altre istituzioni pubbliche, organizzazioni sociali e il mondo delle imprese, sia il motore fondamentale di crescita economica e progresso sociale, soprattutto in aree come la nostra particolarmente vulnerabili ai disastri“.
Nell’ambito del progetto è stato realizzato un Master in Management tecnico-amministrativo post catastrofe negli enti locali, giunto alla quarta edizione, che ha dato vita al “Toolkit Disaster Preparedness“, una raccolta di buone e cattive pratiche nella gestione dei disastri, a disposizione di cittadini e istituzioni. L’obiettivo è quello di formare delle figure professionali competenti in grado di affrontare situazioni emergenziali.
È stata, inoltre, realizzata un’infrastruttura tecnologica per integrare e rendere disponibili i dati raccolti e analizzati, 23 banche dati di open data collegate direttamente al sito, 14 approcci di analisi e metodi sviluppati, 3 applicazioni, 10 tesi universitarie, 56 pubblicazioni scientifiche di cui 35 in riviste e conferenze internazionali di prestigio, e 26 rapporti tecnici prodotti dal progetto. Attualmente 6 centri collaborano al sistema informativo e ben 10 enti (locali e nazionali) partecipanti alla rete di istituzioni coinvolte nel progetto. Il numero delle visite al sistema informativo è attualmente oltre 35.000 e il numero di downloads dei documenti pubblicati del Centro (pubblicazioni, deliverables, ecc.) è poco sotto i 21.000.
Oltre agli studenti universitari e a quelli del master, sono stati formati tre professionisti in ambito più strettamente tecnologico e sono stati svolti 27 tirocini interni. Nei cinque anni di progetto sono state assunte 39 figure professionali che grazie all’esperienza di Territori Aperti hanno potuto potenziare e ampliare le proprie conoscenze tecniche e le competenze trasversali, riuscendo tutti a progredire in tempi brevi nella propria carriera di lavoro. Il 26% dei contrattualizzati ha ottenuto un lavoro a tempo indeterminato.
L’incontro è stata anche occasione, quindi, per discutere sulle prospettive del centro e sul suo ruolo nei processi di ricostruzione delle aree colpite da disastri naturali e antropogenici. Lo si è fatto anche con Maurizio Landini, segretario generale CGIL.
“Questa è un’esperienza molto importante perché abbiamo messo a disposizione i soldi dei lavoratori per investire sulla sicurezza delle persone, per la costruzione di quelle competenze che sviluppino sul territorio una capacità di progettare, di vedere, di affrontare anche situazioni difficili come quelle del terremoto – dichiara Landini alla stampa -. Credo che a distanza di anni questa sia un’esperienza importante che ha fatto crescere delle persone e credo sia necessario a questo punto anche dargli una continuità, per questo stiamo chiedendo a tutte le istituzioni, anche ai fondi pubblici che sono a disposizione, di sviluppare tutta questa attività anche perché, per quello che riguarda il resto delle attività di ricostruzione, riscontriamo ancora delle grandi difficoltà e dei ritardi sia per quello che riguarda la città, sia per quello che riguarda in senso generale il territorio. Quindi, penso che l’esperienza a cui noi abbiamo partecipato e abbiamo dato vita dimostra che è necessario che ci sia un coinvolgimento delle parti sociali per affrontare questi temi perché, quando questo non avviene, si registrano anche problemi e ritardi gravi, perché c’è la necessità di rafforzare ancora di più le competenze sul territorio per poter dare un futuro anche a territori come questi“.
All’evento erano presenti, inoltre, Andrea Cuccello della segreteria nazionale Cisl; Ivana Veronese della segreteria nazionale Uil; il rettore dell’Università dell’Aquila Edoardo Alesse; i professori dell’ateneo Antinisca Di Marco e Donato Di Ludovico; il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi; Salvatore Provenzano e Raffaello Fico, titolari degli Uffici speciali della ricostruzione dell’Aquila e dei Comuni del Cratere; Stefano Massini, attore, drammaturgo, scrittore e narratore.