24 Aprile 2024 - 13:17:57
di Martina Colabianchi
Proseguono le iniziative promosse dal Comune dell’Aquila per celebrare i trent’anni dall’ultimo scudetto conquistato dall’Aquila Rugby nel 1994.
Oggi lo sport identitario della città dell’Aquila è entrato all’interno dell’università, con un convegno sul tema “Rugby Performance” incentrato su preparazione fisica, prevenzione e traumatologia nel rugby moderno. L’evento
L’evento è stato patrocinato dall’Università degli Studi dell’Aquila con il Dipartimento di Scienze cliniche applicate e Biotecnologie.
“In realtà il rugby attuale è molto modificato rispetto a quando molto modestamente giocavo io e rispetto ai primi anni in cui facevo traumatologia del rugby – spiega il dottor Vittorio Calvisi -. È cambiato il gioco, gli impatti sono molto più rapidi e gli sportivi hanno aumentato la loro preparazione fisica. Come spesso accade, questo determina la capacità del soggetto di andare a impattare contro un avversario in maniera più importante, quindi da un punto di vista tecnico questo significa un aumento dell’incidenza degli infortuni”.
“Dall’altra parte l’International Rugby Board è preoccupata perché si sono accorti che in realtà cominciano a comparire anche patologie neurologiche, come nei pugili del passato, nei soggetti che prendono molti colpi nella parte superiore del corpo. In questo senso l’International Rugby modifica le regole cercando di mantenere una spettacolarità che è dovuta all’intensità degli impatti, cercando di ridurre le sollecitazioni meccaniche sul cranio e quindi cambiando il tipo di placcaggio, il tipo di impatto nella mischia, punendo severamente quelli che fanno dei placcaggi estremamente aggressivi come sarebbero portati attualmente i giocatori“, ha concluso.
“Il convegno nasce da un’idea prevalentemente partorita dai veterani del rugby, che si sono impegnati moltissimo nell’organizzare questa settimana dedicata al loro trentennale – afferma la dottoressa Giulia Vinciguerra, delegata dal rettore allo Sport per l’Università dell’Aquila -. Noi abbiamo sposato l’idea perché l’università è sempre stata vicina al mondo del rugby. La mia passione per lo sport, perché sono a Scienze Motorie, ha fatto sì che mi abbiano immediatamente coinvolta e io piacevolmente mi sono resa disponibile per organizzare insieme a loro la logistica per portare gli studenti e far conoscere a loro una parte della storia della città, che chiaramente non possono conoscere per questioni d’età“.
“È bello fare informazione su questa bella realtà che è il rugby aquilano e che dovrebbe ritornare non dico come era, ma cominciarsi ad avvicinare ai vecchi albori, ai vecchi valori tra cui al valore formativo di questo sport che è molto importante per i giovani. Io lo ritengo uno degli sport più educativi che c’è, dove la palla va tirata indietro, dove c’è sempre qualcuno che ti copre le spalle, qualcuno che collabora con te. È uno sport che da tanto e che insegna ai ragazzi a modulare la propria vivacità e la propria aggressività“, ha concluso la dottoressa Vinciguerra.