Orso e altre specie: vincoli ai turisti, cacciatori fanno quello che vogliono. Dossier su ATC che istituiscono 83 aree di addestramento cani su oltre 50.000 ettari

24 Giugno 2023 - 12:06:47

Tutela dell’orso e di altre specie protette dal disturbo antropico:
sulla carta tanti obblighi ma i cacciatori fanno quello che vogliono.

Cinque associazioni presentano un dossier sulle 83 nuove aree cinofile
istituite alla chetichella in Abruzzo dagli Ambiti Territoriali di
Caccia.

Mentre a Villalago si pongono giusti limiti ai turisti per osservare
l’orsa Amarena e i suoi cuccioli, lì vicino e in oltre 50.000 ettari di
territorio si apre per mesi all’addestramento delle mute di cani di
migliaia di cacciatori, in pieno periodo riproduttivo della fauna.

Per le associazioni serve azzerare tutto, in pericolo la nidificazione
di specie rare come Ortolano, Calandro, Tottavilla e la connessione
ecologica per l’Orso bruno marsicano.

“I cacciatori fanno praticamente quello che vogliono nonostante vi siano
chiare norme che impongono di evitare il disturbo antropico dell’Orso
bruno marsicano e delle altre specie protette! Mentre ai turisti vengono
giustamente imposti vincoli e divieti per la semplice osservazione degli
animali a migliaia di cacciatori viene consentito per mesi di andare con
mute di cani in 83 aree su oltre 50.000 ettari di territorio, gran parte
del quale di rilevante pregio ambientale in pieno periodo riproduttivo e
di migrazione. La presenza di cani in addestramento costituisce
inequivocabilmente una fortissima fonte di stress, disturbo e
addirittura di predazione sulle specie che nidificano a terra, come
Calandro, Allodola, Quaglia o tra gli arbusti, come la Tottavilla.
L’Orso ora ha i cuccioli e la presenza di decine di cani con conduttori
al seguito di fatto crea un enorme fattore di disturbo in aree critiche
come quelle di connessione ecologica tra i parchi, in particolare
nell’area tra i Simbruini e il Parco d’Abruzzo e nell’alto Sangro tra
Parco d’Abruzzo e parco della Maiella, in piena violazione dell’accordo
Patom per la tutela della specie” così cinque associazioni, Salviamo
l’Orso, LIPU, Stazione Ornitologica Abruzzese, Altura e CABS, che oggi
con un dossier hanno aperto il vaso di Pandora dell’operato degli undici
Ambiti Territoriali di Caccia abruzzesi in materia di addestramento
cani.

Il dossier “TUTELA DELLA FAUNA E DISTURBO DELL’ADDESTRAMENTO CANI PER
SCOPI VENATORI. LE AREE CINOFILE TEMPORANEE IN ABRUZZO: UN VASO DI
PANDORA!” di 25 pagine offre un dettagliato resoconto con dati e analisi
normativa.

Attraverso forzature nonché quelle che appaiono come vere e proprie
violazioni di norme comunitarie, nazionali e regionali gli ATC hanno
addirittura quadruplicato le aree destinate all’addestramento cani dal
Piano Faunistico Venatorio vigente, di fatto svuotandolo di significato.
Infatti il Piano ha riconosciuto 21 aree cinofile permanenti dove
addestrare i cani, su una superficie totale di 11.864 ettari. Aree dove
poi durante la stagione venatoria la caccia è chiusa. Non soddisfatti
per tali zone gli ATC hanno deliberato l’istituzione di altre 83 aree
“temporanee” su oltre 50.000 ettari. Il record spetta all’ATC “Avezzano”
con ben 20 aree, seguito dall’ATC “Vastese” con 14, quello “Pescarese”
con 14. Poi quello di “L’Aquila” con 12. L’ATC Subequano appare quello
con meno criticità con un’unica area perimetrata.

I provvedimenti istitutivi di solito vengono reiterati di anno in anno e
decadono pochi giorni prima dell’apertura della caccia. Con questo
escamotage per sette mesi si portano i cani ad allenare e per i restanti
cinque si spara, generando una pressione antropica pazzesca su queste
aree, del tutto insostenibile per le varie specie.

Le aree temporanee dovrebbero essere residuali rispetto a quelle
permanenti. Lo stesso Piano Faunistico Venatorio impone che l’estensione
massima di ciascun area sia di 350 ettari. Invece almeno 42 aree
cinofile temporanee superano questo limite, con punte di aree estese per
oltre 2.000 ettari.

L’attività di addestramento cani dovrebbe poi concludersi per legge il
30 giugno ma ben 7 ATC su 11 hanno allungato unilateralmente il periodo
oltre questo termine.

Sconcertante la localizzazione di molte di queste aree dal punto di
vista naturalistico. Ben 4, tre nell’ATC Roveto-Carseolano e una in
quello L’Aquila, sono individuate addirittura dentro siti Natura2000
protetti dalla UE; 23 sono poste a confine con i siti Natura2000, in
molti casi con i parchi nazionali del Gran Sasso e della Maiella e con
il parco regionale Sirente-Velino; 21 sono all’interno di Important Bird
Areas definite a scala europea.

Nonostante ciò non sono state attivate per la loro individuazione le
procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale obbligatorie sulla base
della direttiva 43/92 “Habitat” dell’UE.

Paradossalmente, nonostante questi dati oggettivi e le informazioni
scientifiche disponibili, al fine evidente di permettere modalità di
addestramento più permissive, tutte le 83 aree istituite sono state
surrettiziamente classificate come di scarso valore naturalistico, di
tipo “B”. Nelle zone “A”, di alto valore, scatterebbero limitazioni più
severe per giorni settimanali di apertura, numero di cani e orari.

L’ATC Sulmona ha perimetrato sette vastissime aree cinofile temporanee
in zone come Monte Pratello, il Genzana oppure Monte Mitra di estremo
valore per l’orso, con la conseguenza paradossale che in primavera ed
estate si può andare in giro con mute di sei cani per ciascun conduttore
mentre in periodi di caccia si può usare un solo cane grazie alle azioni
delle associazioni sul calendario venatorio! Quello che per la tutela
dell’orso è stato vietato “dalla porta” è rientrato alla chetichella
“dalla finestra”!

Le associazioni ritengono quindi doveroso un intervento a vari livelli,
dal Comitato VIA regionale che deve fare rispettare le prescrizioni date
a suo tempo al Piano Faunistico Venatorio all’ufficio caccia regionale
che deve imporre il rispetto del piano e della legge regionale, dal
Ministero dell’ambiente e dai parchi che devono ottenere il rispetto del
Patom ai Carabinieri-forestali a cui si chiede una verifica dell’azione
degli ATC, con particolare riferimento alla mancanza della Valutazione
di Incidenza Ambientale, e un controllo serrato sul campo. Nel frattempo
bisogna azzerare tutto immediatamente, anche attraverso interventi di
auto-tutela da parte degli ATC stessi.

La tutela del patrimonio faunistico italiano viene prima degli interessi
dei cacciatori.