NUOVE FRONTIERE NEGLI INTERVENTI DI PROTESI DELL’ANCA: MEDICI DA ALTRE REGIONI A LEZIONE ALLA INI DI CANISTRO

20 Giugno 2024 - 18:36:27

NUOVE FRONTIERE NEGLI INTERVENTI DI PROTESI DELL’ANCA: MEDICI DA ALTRE
REGIONI A LEZIONE ALLA INI DI CANISTRO

PRIMARIO FERNANDO MARCUCCI, “CORSI RAPPRESENTANO PREZIOSA OCCASIONE DI
TRASMISSIONE CONOSCENZE, SU MATERIALI E TECNICHE OPERATORIE
ALL’AVANGUARDIA”

L’AQUILA – La clinica Ini di Canistro si conferma centro di eccellenza
nazionale nella chirurgia protesica: c’è stata oggi la prima di una
serie di lezioni, direttamente in sala operatoria e secondo il modello
americano “surgeon to surgeon”, con al centro tecniche e materiali
all’avanguardia negli interventi di protesi dell’anca.

A tenere la formazione è stato Fernando Marcucci, primario di Ortopedia
della Ini, e a partecipare sono stati medici, tra cui un primario,
provenienti dalla Sicilia. Una seconda sessione formativa si terrà la
prossima settimana, con medici provenienti da altre regioni italiane.

“I corsi rappresentano un’importante occasione di trasmissione della
conoscenza con i colleghi – spiega Marcucci – , per quel che riguarda la
chirurgia dell’anca, che adotta il metodo dell’accesso anteriore, che
minimizza l’impatto su tendini e muscoli, a differenza dell’accesso
laterale, l’ausilio della navigazione computerizzata, e soprattutto
protesi sempre di minori dimensioni, con un approccio all’avanguardia
non più solo ‘a risparmio d’osso’, bensì ‘a risparmio di materiale'”.

“La richiesta di partecipazione ai nostri corsi è già molto alta, e
questo ci lusinga, e ci consente di diffondere competenze che si
collocano lungo la nuova frontiera della protesica dell’anca, che hanno
come focus la soddisfazione del paziente. Fino a qualche anno fa infatti
si attribuiva molto più interesse alla durata e alla resistenza dei
materiali, che però oggi sono arrivati al livello dell’eccellenza e
quindi ci si può concentrare sulla performatività delle protesi, sulla
loro mini invasività, per garantire il veloce recupero post operatorio
del paziente, e la sua qualità della vita”, conclude Marcucci.