On. D’Alfonso e Sen. Fina su omicidio Pescara
26 Giugno 2024 - 09:13:45
L’omicidio di Thomas Luciani – alla cui famiglia vanno le nostre
condoglianze per l’atroce perdita – ripropone con lampante drammaticità
il
problema di una condizione giovanile densa di solitudine e spesso
afflitta
da una mancanza di valori e di empatia.
Se a 17 anni si arriva a uccidere un coetaneo per un debito di 200 euro,
significa che il dio denaro è saldo sulla piramide valoriale ben prima
del
conseguimento della maggior età.
Se a 17 anni si arriva a togliere la vita a un conoscente per una
“questione
di rispetto”, significa che tra gli adolescenti stanno prevalendo i
princìpi
cancerosi della malavita organizzata.
Se a 17 anni si arriva a infierire su un ragazzo morente e a ridere
della sua
tremenda fine, significa che si è perso l’orizzonte dell’umanità: non si
riconosce più l’altro ma lo si vede soltanto come un possibile nemico da
eliminare per poi vantarsene.
Gli adolescenti degli anni Duemila vivono isolati. Pensano di poter
comunicare col mondo attraverso il web ma finiscono col diventare tante
piccole isole, e talvolta immaginano che la violenza sia una cura contro
la
solitudine.
Le famiglie non vanno lasciate sole. Le politiche giovanili vanno
rafforzate, coinvolgendo in primo luogo la scuola – luogo di formazione
per eccellenza – ma anche gli psicologi, che possono aiutare le famiglie
e i
loro figli: occorre un’alleanza tra le componenti istituzionali della
società
che li aiuti a discernere il Bene dal Male.
Diversamente, andremo incontro a un mondo sempre più arido e violento.
I segnali che stanno arrivando sono sempre più chiari: non c’è più tempo
condoglianze per l’atroce perdita – ripropone con lampante drammaticità
il
problema di una condizione giovanile densa di solitudine e spesso
afflitta
da una mancanza di valori e di empatia.
Se a 17 anni si arriva a uccidere un coetaneo per un debito di 200 euro,
significa che il dio denaro è saldo sulla piramide valoriale ben prima
del
conseguimento della maggior età.
Se a 17 anni si arriva a togliere la vita a un conoscente per una
“questione
di rispetto”, significa che tra gli adolescenti stanno prevalendo i
princìpi
cancerosi della malavita organizzata.
Se a 17 anni si arriva a infierire su un ragazzo morente e a ridere
della sua
tremenda fine, significa che si è perso l’orizzonte dell’umanità: non si
riconosce più l’altro ma lo si vede soltanto come un possibile nemico da
eliminare per poi vantarsene.
Gli adolescenti degli anni Duemila vivono isolati. Pensano di poter
comunicare col mondo attraverso il web ma finiscono col diventare tante
piccole isole, e talvolta immaginano che la violenza sia una cura contro
la
solitudine.
Le famiglie non vanno lasciate sole. Le politiche giovanili vanno
rafforzate, coinvolgendo in primo luogo la scuola – luogo di formazione
per eccellenza – ma anche gli psicologi, che possono aiutare le famiglie
e i
loro figli: occorre un’alleanza tra le componenti istituzionali della
società
che li aiuti a discernere il Bene dal Male.
Diversamente, andremo incontro a un mondo sempre più arido e violento.
I segnali che stanno arrivando sono sempre più chiari: non c’è più tempo