Grosso all’Aquila: "Bisogna soprattutto allargare la base culturale del rugby"

04 Luglio 2023 - 18:56:06

È stato un confronto interessante e proficuo quello organizzato dalla
Federazione italiana rugby ieri nella sede del comitato abruzzese, tra i
rappresentanti dei club della regione e Francesco Grosso, responsabile
nazionale del programma promozione e sviluppo. L’area a breve prenderà
il nome di “promozione e partecipazione”, adeguandosi alla terminologia
di World Rugby.

Dopo un saluto iniziale da parte del presidente di FIR Abruzzo Marco
Molina, che ha ringraziato le società per il duro lavoro e per aver
affrontato una stagione in modo molto positivo, propositivo e proficuo
per il movimento abruzzese, la palla è passata a Grosso per una
conversazione sul futuro della base ovale italiana e, ovviamente,
abruzzese.

A causa del trend demografico negativo e degli anni della pandemia, sono
molti i giovani che hanno smesso di giocare a rugby, tuttavia in Italia
si è mantenuto un tessuto di tesserati simile a quello pre-pandemico
(circa 70mila). Stessa tendenza si è registrata in Abruzzo, dove
nell’ultimo anno si è mantenuto un numero di tesserati praticamente
identico a quello della stagione precedente, consolidando l’esistente
nonostante un trend demografico negativo in regione.

“Non proponiamo ricette magiche – ha affermato Grosso – ma vogliamo
allargare la base dei bambini e delle bambine. Parlo soprattutto delle
bambine non solo perché il rugby femminile deve essere importante tanto
quanto il maschile, ma anche perché molto pragmaticamente se avessimo
pari numero di praticanti tra uomini e donne raddoppieremmo i tesserati.
Su questo dobbiamo lavorare su scogli culturali presenti sia all’esterno
che all’interno del nostro mondo”.

Allargare la base significa allargare la comunità, evidenzia con
saggezza Grosso: “Abbiamo perso molti ragazzi e ragazze U16 e U18, per
questo da qui a 10 anni dobbiamo ampliare la nostra base, ripartire
dalla disseminazione culturale del rugby, prima ancora dalla tecnica e
dal rugby a 15, cui ovviamente guardiamo tutti. Dobbiamo cioè allargare
la base culturale del nostro sport, renderci attrattivi attraverso il
gioco in ogni sua forma, da quelle classiche del contatto a quelle del
contatto attenuato, fino al fitness rugby e al beach rugby”.

Un programma per certi versi inedito per la palla ovale nazionale, che
negli anni ha teso sempre lo sguardo più al vertice che alla base. Il
lavoro culturale sui territori, in questo senso e a lungo termine,
diventa invece fondamentale.