31 Luglio 2024 - 11:43:33
di Redazione
Il futuro del Gran Sasso e della sua funivia ancora al centro del dibattito politico aquilano.
Venerdì scorso il consiglio comunale durante il quale la minoranza aveva presentato un ordine del giorno contenente sostanzialmente due proposte.
L’indizione di una conferenza programmatica allargata e poi la riflessione sulla possibilità di sostituire la funivia esistente con una telecabina 3S.
Due correttivi pensati per riequilibrare le bilance della sostenibilità economica del Centro Tutistico del Gran Sasso e della sostenibilità ambientale nella fruizione del massiccio appenninico.
Il documento portato in aula è stato però bocciato dalla maggioranza.
Con motivazioni risibili per il consigliere del Partito Democratico Stefano Albano, che era stato primo firmatario dell’ordine del giorno.
“Abbiamo presentato queste proposte perché intendiamo collaborare – afferma Albano – Non siamo quel tipo di opposizione che tifa perché le cose vadano male. Cerchiamo di fare sempre le nostre azioni nel miglior interesse della città. Si partiva da un problema che proprio il presidente del Parco Navarra aveva posto in una delle precedenti sedute, e cioè quello della sostenibilità economica perché l’impianto, anche nelle giornate in cui riesce a lavorare a regime, e non sono neanche moltissime, riesce a portare al giorno in quota un massimo di 2mila persone che è un numero insufficiente e non rende vantaggioso il sistema costi-introiti. Il Centro turistico è una realtà strutturalmente in perdita. L’altro problema è di sostenibilità ambientale, perché proprio per il per il fatto che la funivia non riesce a lavorare a regime, spesso si formano delle code insostenibili durante la stagione estiva e molti salgono lungo la strada di Campo Imperatore con mezzi propri, facendo registrare 60.000 macchine l’anno, con relativo impatto ambientale”.
“Abbiamo ascoltato in aula delle risposte assurde alla nostra proposta – prosegue – Non c’è stata neanche la volontà di poter dare la parola ai tecnici. Noi non ci siamo innamorati della nostra proposta, abbiamo provato a mettere in campo una soluzione per risolvere questi problemi che anche il Parco ha posto. E’ un momento in cui ci sono risorse economiche tra fondi Restart, Pnrr, e Fondo di sviluppo e coesione presso la Regione. Sono risorse che non torneranno più. Forse ci si può fermare e analizzare il problema. Ci è stato risposto che l’anno prossimo partiranno i lavori per l’impianto Fossa di Paganica e Scindarella, che è una cosa ovviamente che non sarà così, perché già quando noi governavamo, ci siamo trovati ad approcciare alla sostituzione delle Fondari, che era peraltro soltanto una sostituzione. Qui si parlerebbe di un nuovo impianto e già con le norme e le procedure dell’epoca ci fu da fare ci fu da affrontare delle tempistiche molto lunghe. Adesso sappiamo che queste procedure si sono ulteriormente inasprite perché siamo in Zsc. Ci è stato detto che un’ eventuale sostituzione con una cabinovia 3S, che è quella che noi proponevamo, significherebbe chiudere l’impianto tre anni. E chi l’ha detto? Lasciamocelo dire dai tecnici. C’è stato detto che non ci sarebbero le risorse e perché allora noi sappiamo che, ricognizione datata del 2023, ci sono ancora 46 milioni di euro di fondi Restart che stanno prendendo la muffa presso la Regione, e di questi, circa 22 milioni erano stati programmati proprio per lo sviluppo montano, in particolar modo per lo sviluppo del Gran Sasso? Soldi che stanno ancora lì inutilizzati“, aggiunge.
“A questo punto vogliamo sapere dall’amministrazione cosa intendono concretamente fare al di là delle chiacchiere. C’è stato un arroccamento incomprensibile alla nostra proposta di chiamare i migliori tecnici del Paese per poterci dare un parere sulle proposte che avevamo messo in campo”, conclude.