19 Agosto 2024 - 10:58:44

di Redazione

Una lapide commemorativa in memoria di Sergio Ramelli, studente ucciso nel 1975 a Milano, sarà installata nel quartiere di Pettino, in un’area prospiciente il Liceo Classico “Domenico Cotugno” e via Leonardo Da Vinci.

Lo ha stabilito la giunta comunale facendo seguito ad un apposito ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale nel giugno 2023.

“L’omicidio Ramelli rappresenta uno degli episodi più efferati e violenti di un capitolo buio della nostra nazione. – spiegano il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e l’assessore alle Opere pubbliche, Vito ColonnaFu trucidato da militanti di Avanguardia operaia per aver criticato le Brigate rosse in un tema scolastico e due sono gli elementi che colpirono all’epoca e feriscono ancora oggi. La sua condanna a morte, morale, venne sentenziata all’interno di un luogo, la scuola, che è, o dovrebbe essere, il baluardo per la tutela, la crescita e la formazione dei ragazzi chiamati poi a formare la comunità nazionale: il suo manoscritto fu affisso da un professore su una bacheca pubblica come atto d’accusa. Un gesto imperdonabile. Così come, in secondo luogo, fu vergognoso l’applauso con cui l’allora Consiglio comunale di Milano salutò la notizia della sua prematura scomparsa”.

L’installazione della lapide in un’area attigua ad un edificio scolastico sarà uno stimolo per i giovani a conoscere ed approfondire una parte della storia contemporanea, quella relativa agli anni di piombo, che ha segnato un arco temporale ampio e provocato vittime innocenti, cadute nel nome di una contrapposizione ideologica definitivamente archiviata dalla storia. Nei confronti di tutte le vittime del terrorismo, di qualsiasi matrice, i sentimenti unanimi non possono che essere di dolore, sofferenza e vicinanza in nome di una pacificazione nazionale che unisca le comunità nella custodia della loro memoria e sia di monito per le future generazioni” concludono sindaco e assessore.

La nota del Partito Democratico: “Decisione divisiva e strumentale”

A pochi giorni dalla Perdonanza celestiniana, col suo messaggio universale di pace e riconciliazione che dovrebbe essere esaltato e che, invece, viene completamente offuscato dalla narrazione di una presunta rinascita che passa da un cartellone di concerti su enormi palchi finanziati con milioni di euro di fondi pubblici, la Giunta comunale dell’Aquila ha stabilito di apporre una lapide commemorativa in memoria di Sergio Ramelli in un’area prospiciente il Liceo Classico “Domenico Cotugno”.

Persino la commissione Onomastica del Comune dell’Aquila aveva bocciato la proposta, chiarendo come non sussistessero i requisiti previsti dai regolamenti comunali e dalle normative nazionali che prevedono, lo ricordiamo, l’esistenza di un forte legame con la realtà territoriale o, in caso diverso, che si ricordino figure di ampio respiro nazionale o internazionale e in qualche modo rappresentative della comunità.

Biondi, però, ha deciso di ‘tirare dritto’ su una posizione chiaramente divisiva, richiamando strumentalmente le vittime innocenti “cadute nel nome di una contrapposizione ideologica archiviata dalla storia” e parlando di “pacificazione nazionale”. Se non fosse che, in Consiglio comunale, lui stesso ha invitato la maggioranza a bocciare l’emendamento del centrosinistra all’ordine del giorno per l’apposizione della lapide presentato da Claudio Pagliariccio che intendeva impegnare il sindaco a promuovere, in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale e provinciale, iniziative per diffondere la conoscenza dei drammatici anni di piombo, e a realizzare ed installare una targa commemorativa per ricordare – appunto – tutte le vittime di quel tempo, così da non alimentare nuove tensioni o dolorose rivalse generando una memoria rispettosa della storia che il paese ha vissuto.

Tra l’altro, lo stesso invito era arrivato proprio dalla commissione Onomastica che aveva suggerito l’intitolazione di uno spazio pubblico a tutte le vittime del terrorismo.

La tragica vicenda legata all’uccisione del giovane Sergio Ramelli sta dentro un fenomeno storico complesso, controverso, caratterizzato da eccessi di violenza, sia da una parte che dall’altra; è una storia che andrebbe studiata, approfondita, spiegata, a partire dalla stagione dello stragismo che sentenze oramai definitive della magistratura hanno dimostrato essere di inequivocabile matrice neofascista. 

Provare a decontestualizzare il singolo episodio, per farne occasione di rivalsa, di rivincita, è un’operazione inaccettabile che sta dentro, tra l’altro, al tentativo ossessivo della destra di riscrivere la storia.

Ancora più inaccettabile è la proposta di portare questo approccio nelle scuole: la scuola dovrebbe restare fuori da operazioni squallide di uso politico della storia, e dovrebbe essere anzi il luogo di edificazione pacifica di una memoria collettiva.

La verità è che, in questo modo, si tenta di restituire identità, e di ravvivare spirito di appartenenza, ad un fronte politico anche, e soprattutto, per coprire i fallimenti politici e amministrativi, le promesse tradite, le difficoltà che si riscontrano quotidianamente nel governo del paese e delle città. Dividere, cercare sempre un nemico cui contrapporsi: questo è l’obiettivo.

Succede a livello nazionale, succede all’Aquila: in una città dove è oramai negato il diritto alla salute, con una Asl messa in ginocchio da una mala gestione che provoca difficoltà quotidiane ai cittadini e alle cittadini più fragili, in una città dove si consumano episodi di violenza sempre più efferati dietro la vetrina di un corso ripavimentato, in una città dove bambine e bambini frequentano ancora moduli ad uso scolastico pensati per l’emergenza senza aver mai visto una scuola in muratura, in una città incapace di spendere i fondi destinati allo sviluppo economico e sociale, dove il lavoro di qualità è oramai una chimera, con i giovani costretti a emigrare per trovare un senso al loro percorso di vita, il sindaco dell’Aquila non trova di meglio che occuparsi di una targa in memoria di Sergio Ramelli“.

Rifondazione Comunista L’Aquila: sconcertanti conferme su “quelle radici che non gelano” 

Apprendiamo senza sorpresa la decisione della giunta comunale dell’Aquila di dedicare, nei pressi del Liceo Classico cittadino, una targa al militante di estrema destra Sergio Ramelli, una delle vittime degli anni 70, quando la strategia della tensione e del golpe cercava di battere il grande protagonismo popolare. Non ci stupisce la decisione di un’amministrazione che non ha ritenuto, nel corso di quasi due consigliature, di provvedere riapposizione della targa per Antonio Gramsci né a ricordare altre vittime di quel tormentato periodo come Saverio Saltarelli, questi sì giovane studente delle nostre parti, ucciso a 23 anni, “mentre lottava contro il fascismo per la democrazia e il socialismo” come recita la targa apposta a Milano sul luogo dell’uccisione. Lungi dall’iscriverci ad una competizione strumentale su una graduatoria delle vittime di quegli anni, troviamo anche da noi sconcertanti conferme su “quelle radici che non gelano” che Bolognesi ha ricordato nella commemorazione della strage di Bologna e che il Presidente Mattarella ha ripetutamente ricordato“.