Di Blasio e Vianale sul calo degli artigiani a Pescara
19 Agosto 2024 - 11:02:52
Tradizioni che scompaiono, una cultura che non guarda più al mestiere e
alla manualità come un valore, fette di mercato che si assottigliano
sempre di più, mancanza di politiche di promozione dei territori che
valorizzino le produzioni locali, crisi del sistema dei trasporti: c’è
tutto questo e molto di più nel crollo verticale dell’artigianato. Un
settore che nella provincia di Pescara, più che in altre località
italiane, soffre e non da oggi. Undici anni fa, sulla base di dati Inps
e Infocamere elaborati dalla Cgia di Mestre, si contavano sul territorio
9696 artigiani, scesi a 6852 nel 2023, con un decremento in termini
assoluti di 2844 unità e in percentuale del 29,3. Si scontano certamente
due importanti periodi di crisi economica, che hanno pesato sulle
attività, ma non è questo l’unico aspetto da considerare. In realtà
volendo utilizzare un concetto onnicomprensivo quello che manca, secondo
il presidente provinciale di Confartigianato Giancarlo Di Blasio, è la
progettualità: “Si è interrotto quel circolo virtuoso che alimentava la
qualità e la quantità delle piccole e microimprese – afferma – e questo
ha provocato scelte anche da parte dei giovani e delle loro famiglie che
non hanno guardato più alla validità di una formazione qualificata. E
così alcuni settori sono rimasti ormai totalmente sguarniti, con lavori
importanti, anche dal punto di vista sociale, che finiscono per essere
effettuati in nero, come ripiego e soprattutto senza competenze. Da
tempo Confartigianato Pescara ha lanciato l’allarme e da altrettanto
tempo ha ipotizzato anche soluzioni, attraverso campagne mirate. Siamo
andati nelle scuole a spiegare le opportunità offerte dal lavoro
artigiano, anche nei settori dell’innovazione e della creatività, penso
al web design e alla moda, soltanto come esempio, ma anche
all’hospitality di qualità. Al lavoro dipendente come
all’autoimprenditorialità. Abbiamo rilanciato più volte la necessità di
tornare ad una formazione attraverso le botteghe scuola, che erano il
luogo in cui effettivamente venivano trasferiti i saperi artigiani. Sono
passaggi fondamentali che servono a ricreare una cultura positiva
rispetto a determinati lavori”. Non vanno sottovalutati poi i
cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, sempre più orientati verso
gli acquisti online: “Che non sempre sono più economici – sottolinea il
direttore provinciale Fabrizio Vianale – ma che soprattutto non
consentono quel contatto diretto e immediato in caso di necessità di
assistenza. Non sottovalutiamo poi l’importanza di presenza di negozi
nei centri urbani per quanto riguarda la sicurezza: ogni vetrina che si
abbassa è una luce che si spegne. Nelle strade c’è meno movimento e quel
vuoto è riempito rapidamente dalla piccola criminalità locale. Credo che
tutti questi elementi meritino una riflessione che conduca fino a una
strategia di rilancio dell’artigianato che coinvolga con determinazione
tutti gli attori politici, economici e sociali della provincia. Con
iniziative concrete”.
alla manualità come un valore, fette di mercato che si assottigliano
sempre di più, mancanza di politiche di promozione dei territori che
valorizzino le produzioni locali, crisi del sistema dei trasporti: c’è
tutto questo e molto di più nel crollo verticale dell’artigianato. Un
settore che nella provincia di Pescara, più che in altre località
italiane, soffre e non da oggi. Undici anni fa, sulla base di dati Inps
e Infocamere elaborati dalla Cgia di Mestre, si contavano sul territorio
9696 artigiani, scesi a 6852 nel 2023, con un decremento in termini
assoluti di 2844 unità e in percentuale del 29,3. Si scontano certamente
due importanti periodi di crisi economica, che hanno pesato sulle
attività, ma non è questo l’unico aspetto da considerare. In realtà
volendo utilizzare un concetto onnicomprensivo quello che manca, secondo
il presidente provinciale di Confartigianato Giancarlo Di Blasio, è la
progettualità: “Si è interrotto quel circolo virtuoso che alimentava la
qualità e la quantità delle piccole e microimprese – afferma – e questo
ha provocato scelte anche da parte dei giovani e delle loro famiglie che
non hanno guardato più alla validità di una formazione qualificata. E
così alcuni settori sono rimasti ormai totalmente sguarniti, con lavori
importanti, anche dal punto di vista sociale, che finiscono per essere
effettuati in nero, come ripiego e soprattutto senza competenze. Da
tempo Confartigianato Pescara ha lanciato l’allarme e da altrettanto
tempo ha ipotizzato anche soluzioni, attraverso campagne mirate. Siamo
andati nelle scuole a spiegare le opportunità offerte dal lavoro
artigiano, anche nei settori dell’innovazione e della creatività, penso
al web design e alla moda, soltanto come esempio, ma anche
all’hospitality di qualità. Al lavoro dipendente come
all’autoimprenditorialità. Abbiamo rilanciato più volte la necessità di
tornare ad una formazione attraverso le botteghe scuola, che erano il
luogo in cui effettivamente venivano trasferiti i saperi artigiani. Sono
passaggi fondamentali che servono a ricreare una cultura positiva
rispetto a determinati lavori”. Non vanno sottovalutati poi i
cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, sempre più orientati verso
gli acquisti online: “Che non sempre sono più economici – sottolinea il
direttore provinciale Fabrizio Vianale – ma che soprattutto non
consentono quel contatto diretto e immediato in caso di necessità di
assistenza. Non sottovalutiamo poi l’importanza di presenza di negozi
nei centri urbani per quanto riguarda la sicurezza: ogni vetrina che si
abbassa è una luce che si spegne. Nelle strade c’è meno movimento e quel
vuoto è riempito rapidamente dalla piccola criminalità locale. Credo che
tutti questi elementi meritino una riflessione che conduca fino a una
strategia di rilancio dell’artigianato che coinvolga con determinazione
tutti gli attori politici, economici e sociali della provincia. Con
iniziative concrete”.