03 Settembre 2024 - 14:29:15
di Vanni Biordi
Due attivisti climatici, Mario Pizzola e Alba Silvani, si sono incatenati oggi ai cancelli del cantiere Snam di Case Pente, Sulmona, per protestare contro la costruzione di un nuovo gasdotto naturale. Il progetto, parte del più ampio gasdotto Linea Adriatica, ha incontrato una forte opposizione da parte dei gruppi ambientalisti che sostengono che aggraverà la crisi climatica.
“La nostra azione è una forma di disobbedienza civile non violenta”, hanno dichiarato gli attivisti. “Vogliamo denunciare la sconsiderata decisione del governo di costruire due nuovi progetti di infrastruttura fossile che peggioreranno il cambiamento climatico. Gli effetti devastanti degli eventi meteorologici estremi diventano ogni giorno più evidenti”.
Gli attivisti hanno criticato il continuo investimento del governo italiano nei combustibili fossili, nonostante la crescente urgenza della crisi climatica. Hanno sottolineato che il consumo di gas naturale in Italia è in calo negli ultimi anni e che il nuovo gasdotto è inutile ed economicamente insostenibile.
“È assurdo parlare di siccità, innalzamento del livello del mare ed eventi meteorologici estremi mentre contemporaneamente si spingono avanti progetti di combustibili fossili che ci bloccheranno in un futuro ad alto contenuto di carbonio per i prossimi decenni”, hanno affermato.
Il gasdotto Linea Adriatica e la relativa stazione di compressione di Sulmona hanno un costo stimato di 2,5 miliardi di euro e saranno principalmente a beneficio di Snam, la società italiana di trasporto del gas. I critici sostengono che i costi di questi progetti saranno sostenuti dai contribuenti italiani attraverso bollette energetiche più elevate.
Gli attivisti hanno inoltre sollevato preoccupazioni sull’impatto ambientale del progetto, evidenziando la distruzione delle foreste, il rischio di terremoti nella regione e la potenziale contaminazione delle fonti idriche. Hanno sottolineato che la costruzione del gasdotto richiederebbe la rimozione di milioni di alberi e potrebbe danneggiare specie in pericolo, come l’orso marsicano.
Inoltre, gli attivisti hanno sostenuto che la costruzione dell’impianto Snam viola le normative ambientali esistenti e che le necessarie valutazioni di impatto ambientale sono obsolete. Hanno anche criticato la decisione del governo italiano di consentire la costruzione in un sito di significativo valore archeologico.
“Continueremo a combattere contro questo progetto distruttivo”, hanno concluso gli attivisti. “Chiediamo ai nostri rappresentanti eletti di assumersi la responsabilità e abbandonare il loro sostegno ai combustibili fossili. Il futuro del nostro pianeta dipende dalla nostra capacità di passare a fonti di energia pulita e rinnovabile”.