13 Settembre 2024 - 10:32:16

di Martina Colabianchi

Sono passati due mesi dal sit-in organizzato dal Collettivo Fuori Genere presso l’ospedale dell’Aquila per chiedere la riapertura dell’ambulatorio per l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica nel presidio del capoluogo Il servizio, attivato ad aprile 2023 grazie alla presenza di ginecologi non obiettori, è stato sospeso alcuni mesi fa e allo stato attuale le donne che ne hanno necessità devono recarsi ad Avezzano, dove il servizio è attivo e funziona correttamente“.

Questa la denuncia delle Democratiche dell’Aquila che avevano partecipato al sit-in di luglio, durante il quale un dirigente del reparto aveva assicurato il ripristino del servizio dopo Ferragosto. Con un comunicato stampa, il giorno seguente, ad assicurare la riapertura a settembre erano stati la dottoressa Anna Lepore, della direzione sanitaria, e il dottor Gabriele Iagnemma, sostituto del direttore facente funzioni del reparto di Ostetricia e Ginecologia del San Salvatore.

La Asl aveva specificato che la riapertura del servizio per l’interruzione volontaria di gravidanza, tramite assunzione di farmaci, sarebbe avvenuta in seguito ad una riorganizzazione del personale che fa capo all’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia.

Ma ad oggi, 12 settembre, – proseguono le Democratiche – tutto tace presso l’ospedale dell’Aquila, dove si continua a non garantire un diritto, ma anzi, a rendere difficoltosa e onerosa l’interruzione volontaria di gravidanza“.

“Chiediamo dunque la riapertura immediata dell’ambulatorio per l’aborto farmacologico che, ricordiamo, prevede, se si è nelle prime 9 settimane, la somministrazione della pillola RU486. Questa procedura medica consente l’aborto in maniera sicura, efficace e senza ospedalizzazione per intervento chirurgico e anestesia, con rarissimi casi di effetti collaterali”.

Come Donne Democratiche continuiamo e continueremo a vigilare e a batterci per i diritti delle donne, per la costruzione di una società senza discriminazioni di genere, senza sopraffazione e senza violenza coinvolgendo anche le istituzioni che, a livello locale e regionale, possono dare il proprio contributo“, concludono.