02 Ottobre 2024 - 10:57:37
di Tommaso Cotellessa
Chiesto il processo per Andrea Loembruni, il 58enne che, come accertato dalla perizia balistica nella notte del 31 agosto 2023 alla periferia di San Benedetto dei Marsi (AQ) ha ucciso l’orsa Amarena con una fucilata intenzionale ed esplosa da una distanza ravvicinata.
Si sono, infatti, chiuse a fine giugno le indagini per l’uccisione dell’orsa ed è prevista per il prossimo 23 dicembre la prima udienza preliminare del processo.
L‘uomo, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per l’uccisione dell’orsa Amarena, dovrà rispondere dinanzi al Tribunale di Avezzano, come unico indagato, alle accuse di uccisione di animali aggravata da crudeltà correlata dall’assenza di valida giustificazione ed esplosioni pericolose in luogo abitato. Le perizie hanno infatti confermato che quella notte Leombruni ha sparato per uccidere, non per errore o per spaventare l’animale.
Il drammatico episodio dell’uccisione dell’orsa Amarena, che era divenuta uno dei simboli del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, provocò un grande sconcerto ottenendo un risalto a livello nazionale e un moto di indignazione in tutto il paese.
In occasione della comunicazione della data del udienza preliminare l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che aveva presentato denuncia alla Procura della Repubblica non appena era sopraggiunta la notizia della morte dell’orsa, ha ora annunciato che si costituirà parte civile nel processo, qual ora l’uomo venga rinviato a giudizio.
“La giustizia farà il suo corso, anche se non restituirà Amarena ai suoi figli e a questa vita. Ma chi l’ha uccisa deve pagare“, commenta l’associazione.
“La Procura ha confermato che l’orsa al momento dello sparo era innocua“, sottolinea inoltre l’Oipa. “Amarena è l’ennesima vittima non solo della pericolosità sociale d’individui, cui pure si concede il porto d’armi, ma anche del clima d’odio nei confronti dei grandi carnivori fomentato in Italia da alcuni esponenti politici. Auspichiamo che si arrivi a una condanna esemplare nei confronti dell’inquisito. Noi saremo parte civile nel processo“.
Anche altre associazioni ambientaliste hanno preso la decisione di farsi parte civile, come ad esempio Leal. Gian Marco Prampolini, presidente dell’associazione ha espresso la speranza che venga applicata una pena detentiva per il reato commesso e anticipa che LEAL utilizzerà gli eventuali fondi ottenuti per supportare la conservazione degli orsi e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla protezione della fauna selvatica.
“La morte di Amarena – sottolinea Gian Marco Prampolini – ha addolorato cittadini volontari e attivisti per la sua violenza, efferatezza e crudeltà aggravata dalla presenza di due cuccioli orfani e disperati. La scomparsa di Amarena, orsa femmina in età riproduttiva ha anche sollevato una grande preoccupazione per la conservazione della specie, dato che gli orsi marsicani sono già in pericolo di estinzione, con una popolazione che conta 50/60 individui“. LEAL ricorda inoltre che l’art. 452bis del Codice penale punisce comportamenti che compromettono significativamente l’ecosistema.