15 Novembre 2024 - 12:37:20
di Tommaso Cotellessa
Nonostante il parere positivo del Consiglio di Stato rispetto al ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste e la conseguente sospensione della delibera della Giunta regionale abruzzese che disponeva l’abbattimento di 469 cervi nel territorio abruzzese, la questione cervi continua a far discutere.
Ad intervenire a favore dell’abbattimento è infatti Dino Rossi del Cospa Abruzzo, secondo il quale è necessario gestire il sovrappopolamento dei cervi, in quanto una condizione di esubero rappresenterebbe una una minaccia non solo per la sopravvivenza dei cervi stessi ma anche un rischio per altre specie simbolo del territorio, come ad esempio orsi e camosci.
“Recintare tutti i campi o costruire ponti per il passaggio degli animali è una soluzione impraticabile”, afferma il portavoce dell’associazione. “Si finirebbe per recintare noi stessi, e il costo logistico sarebbe insostenibile”.
Secondo Rossi il sovrannumero di cervi porta a una competizione per il cibo, con il rischio concreto di carestie per gli animali e di diffusione di zoonosi, malattie infettive pericolose anche per l’uomo.
“Non è una questione di salvare l’animale evitando l’abbattimento – afferma Rossi – ma di garantirgli una sopravvivenza dignitosa. Se non interveniamo, molti cervi moriranno di fame o di malattie”
Una posizione quella del Cospa Abruzzo che appare diametralmente opposta a quella delle associazioni promotrici del ricorso che ha portato alla sospensione della procedura di abbattimento. Fra le motivazione addotte dagli attivisti vi è infatti la possibilità di evitare la disposizione di azioni drastiche a favore dell’utilizzo di soluzioni alternative, come ad esempio il posizionamento di dissuasori ad alta tecnologia per impedire danni alle coltivazioni, la creazione di ponti per la fauna e recinzioni selettive. Gli ambientalisti infatti sottolineano la necessità di convivere con la fauna selvatica, investendo in tecnologie innovative che possano prevenire i conflitti con le attività umane.
Ma per Rossi del Cospa Abruzzo la strategia utilizzata dalle associazioni è quella di una manipolazione dell’opinione pubblica. “Definire ‘strage’ il contenimento del numero dei cervi è un’esagerazione volta a suscitare indignazione”, sostiene il Cospa Abruzzo. “L’abbattimento non è una carneficina, ma una misura necessaria per preservare l’equilibrio ecologico e la salute degli animali stessi”.
La vicenda sembra dunque destinata ad animare il dibattito e il confronto fra diverse categorie, continuando a sollevare interrogativi cruciali sul rapporto tra uomo e natura.