20 Luglio 2023 - 20:37:56
di Tommaso Cotellessa
La proposta per l’istallazione di una targa in memoria di Sergio Ramelli non avrà seguito, nonostante la netta compattezza del centro-destra su tale vicenda. A deciderlo è stato un organo tecnico amministrativo, la Commissione Onomastica del Comune, la quale ha dato parere non favorevole alla richiesta di installazione della lapide commemorativa a Ramelli, motivando la decisione unanime con “la non sussistenza di nessuno dei requisiti fondamentali.” La stessa commissione inoltre ha acconsentito all’intitolazione di uno spazio pubblico alle Vittime del Terrorismo avallando di fatto la proposta delle opposizioni in consiglio comunale.
Tale decisione dà in maniera incontrovertibile ragione ad una parte e torto ad un’altra. Infatti nella seduta del Consiglio comunale del 12 giugno si discusse un ordine del giorno, presentato dalla consigliera di Fratelli d’Italia Pagliariccio all’interno del quale si proponeva l’apposizione di una lapide commemorativa per Sergio Ramelli, ucciso nel 1975. Nella stessa seduta le opposizioni rispondevano a tale iniziativa con un altro ordine del giorno a prima firma del consigliere di L’Aquila Coraggiosa Lorenzo Rotellini,che intendeva impegnare il sindaco a promuovere, in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale e provinciale, iniziative per diffondere la conoscenza dei drammatici anni di piombo, e a realizzare ed installare una targa commemorativa per ricordare tutte le vittime della violenza terroristica, così da non alimentare tensioni e così da generare una memoria rispettosa della storia che il paese in quegli anni ha vissuto. La maggioranza bocciò categoricamente l’ODG Rotellini e il Sindaco non nascose affatto il suo sdegno per questa alternativa.
Il fatto qui è che, come rilevato dalla commissione onomastica, non c’è alcun motivo per giustificare tale azione, tanto che viene da pensare all’iniziativa del centro destra non tanto come ad una commemorazione bensì come una strumentalizzazione ideologica, approccio che mai dovrebbe essere adottato dinanzi alla morte e per giunta alla morte brutale. Ragionamenti del genere infatti non fanno altro che riportare indietro il livello del dibattito, verso quella logica di morte, violenza e brutalità emersa nell’estremismo politico degli anni 70′.
Compito di chi viene dopo non dovrebbe essere solo quello di ricordare ciò che è stato mettendosi nei panni di chi lo ha preceduto, ma anche quello analizzare gli avvenimenti con gli occhi del presente per riconoscere ciò che dall’oggi va tenuto fuori. L’uomo del presente gode del privilegiato ruolo dell’osservatore esterno che dovrebbe abbracciare l’approccio storiografico e placare i bollenti spiriti. L’invito dunque dovrebbe essere rivolto ad una pacificazione che condanni quanto accaduto da ogni parte per far sì che tale violenza e tali categorie non possano mai più appartenere al presente, il tutto senza semplificazioni di sorta. È nota la formula divenuta celebre “strategia della tensione” che descrive il clima di quei tempi e il decorso che gli eventi hanno avuto dalla strage di Piazza Fontana in poi.
Purtroppo la muscolare dinamica a cui si è assistito su tale vicenda ha smentito i buoni propositi.
Sta di fatto il parere del Consiglio è stato ribaltato da quello di una commissione tecnica, di certo non una bella figura per la politica. Spesso la cosa giusta è ben in vista ma sta all’osservatore strabuzzare gli occhi
Ben più duro è stato il parere delle opposizioni dinanzi alla conclusione dei fatti, hanno infatti dichiarato
“Se il sindaco Pierluigi Biondi e la Consigliera Pagliariccio avessero messo la stessa passione, la stessa irruenza e la stessa risolutezza nell’affrontare i problemi che affliggono la città, probabilmente avrebbero contribuito a risolverli.”