29 Novembre 2024 - 16:15:38

di Redazione

Per cambiare il Ddl Bilancio che riduce il welfare universalistico, gli investimenti e i servizi pubblici; per chiedere il ritiro del Ddl Sicurezza e le limitazioni connesse al diritto al dissenso colpendo direttamente il diritto allo sciopero e di manifestazione; per sostenere i rinnovi dei contratti pubblici e privati e la reale salvaguardia delle pensioni; per chiedere di assumere provvedimenti e investimenti diretti a rilanciare le politiche industriali, la sicurezza sul lavoro, i servizi, il turismo e il sistema pubblico; per salvaguardare l’occupazione, sostenere un piano straordinario di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, contrastare la precarietà dei contratti di lavoro.

Sono queste le motivazioni che hanno portato numerosi lavoratori abruzzesi ad aderire allo sciopero generale indetto da Cgil e Uil per tutti i settori pubblici e privati anche in appalto e strumentali. L’adesione si attesta al 75% per il comparto dell’edilizia, oltre il 66% per il settore industria e il 43% per il comparto dei servizi. Seimila le persone che hanno partecipato alle manifestazioni organizzate nelle piazze di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo.

“Siamo soddisfatti dell’adesione allo sciopero e delle manifestazioni che si sono svolte nelle quattro piazze abruzzesi – commentano il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, e quello della Uil Abruzzo, Michele Lombardo – . In Abruzzo, nonostante il maltempo e  la pioggia, le persone di Cgil e Uil sono scese in piazza numerose. Questa mattina abbiamo presentato quattro documenti ai prefetti delle quattro province  sulla legge di bilancio e sulle situazioni di criticità che insistono sui territori abruzzesi , rinnovando le posizioni di Cgil e Uil. A partire dalla sanità pubblica che richiede maggiori fondi nella nostra regione, passando per le politiche industriali e le crisi che oggi colpiscono le industrie automotive che iniziano a soffrire in maniera forte, fino alla riforma fiscale e previdenziale e alla  situazione sociale che ci preoccupa in modo particolare. Poiché nel momento in cui cresce la povertà assoluta dobbiamo trovare le giuste soluzioni per garantire un futuro dignitoso alle famiglie abruzzesi”.

Alla Marelli di Sulmona hanno aderito allo sciopero il 40 % dei lavoratori del primo turno. Alla Baltour di Teramo hanno scioperato 12 lavoratori su 15. Alla Kromoss di Aielli (Aq) la percentuale di adesione ha toccato il 70%, alla Siapra di Avezzano il 97%, alla Kone di Pescara il 65%, alla Siniat di Pescara il 72%, alla Pail di Atessa (Ch) il 65%.

Gli interventi dei dirigenti sindacali nazionali e territoriali di Cgil e Uil nelle piazze sono stati i seguenti: a Chieti sono intervenuti il segretario generale della Cgil territoriale, Francesco Spina, il coordinatore confederale Uil Chieti, Nicola Manzi, il responsabile Medici Funzione pubblica Cgil Chieti, Maria Piccone, e Vito Panzarella, della Uil nazionale.

All’ Aquila il segretario Cgil territoriale, Francesco Marrelli, e Sandro Colombi, della Uil nazionale. A Pescara ci sono stati gli interventi del coordinatore confederale Uil territoriale, Fabiola Ortolano, e della segretaria nazionale Cgil, Daniela Barbaresi.

A Teramo quelli del locale coordinatore confederale Uil, Massimiliano Braco, e di Sandro Del Fattore, della Cgil nazionale.

Acerbo(Prc): “Tifiamo rivolta, solo con la lotta si cambia il paese”

“Le piazze di oggi sono la migliore risposta alla canea della destra contro Landini e la Cgil. Solo con la lotta si cambia il paese”, scrive Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista Sinistra Europea. “Tifiamo rivolta perché l’Italia è l’unico paese in Europa dove i salari sono diminuiti negli ultimi trent’anni, uno dei pochissimi in cui non c’è una legge per il salario minimo, quello con l’età pensionabile più alta, un’emigrazione di giovani verso l’estero ai livelli del dopoguerra, milioni di precari, 700.000 famiglie in attesa della casa popolare, milioni di persone che rinunciano a curarsi. Il governo Meloni risponde alla crisi sociale con un programma di 7 anni di tagli alla sanità e alla scuola mentre aumenta la spesa militare e criminalizza la protesta sociale. È puro buon senso dire che solo una rivolta sociale può fermare questo governo e imporre una svolta nelle politiche economiche e sociali.  Ma una cosa va detta chiaramente: il problema non è solo il governo Meloni. Il problema è che i due poli da trent’anni condividono un’agenda di attacco ai diritti sociali e del lavoro.   Il Partito Democratico, che oggi era in piazza come noi al fianco dei sindacati, deve decidere se la sua agenda è quella dello sciopero o quella antipopolare di Draghi, Gentiloni, Fornero e Cottarelli”.

“Noi di Rifondazione Comunista tifiamo rivolta e chiediamo ai sindacati di fare come in Francia recuperando le nostre migliori tradizioni conflittuali. Tutte le riforme e i diritti conquistati dalle classi lavoratrici e popolari nel nostro paese sono stati il prodotto delle lotte sociali, dallo statuto dei lavoratori al servizio sanitario nazionale. La stessa Resistenza è cominciata con gli scioperi del marzo 1943.  C’è bisogno di una rivolta in questo paese per imporre ai governi di attuare la Costituzione”, conclude.

Il PD oggi in piazza con i lavoratori

“Il Partito Democratico sostiene le ragioni dello sciopero indetto per oggi da Cgil e Uil contro la
manovra finanziaria approntata dal governo Meloni. Di fronte all’enorme questione sociale che sta
emergendo in questo Paese, la destra al governo non è in grado di dare alcuna risposta ed anzi, con
le sue scelte, aggrava i problemi e la condizione di vita delle persone, in particolare tra le fasce più
deboli. Nel documento di bilancio non c’è praticamente nulla per i salari, il lavoro precario, il rinnovo dei
contratti, le pensioni basse, per combattere l’evasione fiscale e per la scuola pubblica. Non c’è nulla
sulla sanità pubblica, che continua ad essere sostanzialmente definanziata, con buona pace del
sistema sanitario nazionale, delle liste d’attesa, del calo dei servizi e delle prestazioni nei presidi
pubblici, in particolare in alcune regioni, tra cui l’Abruzzo”,
scrivono Daniele Marinelli, segretario regionale del Pd Abruzzo Tiziana Di Renzo, presidente assemblea regionale del Pd Abruzzo, i parlamentari abruzzesi del Pd e i consiglieri regionali del Pd

“La politica fiscale del governo riduce la progressività e premia gli evasori ed anche le misure sul
cuneo, in assenza di una politica equa, finiscono per pesare sulle tasche dei lavoratori attraverso la
fiscalità generale. In più, il governo è totalmente assente sulla politica industriale, in un contesto che
vede un rischio grave – lo sa bene l’Abruzzo – di smantellamento del sistema manifatturiero in
questo Paese. Infine, l’insulto alle parti sociali, con un documento presentato a cose fatte, con possibilità di modifiche irrilevanti, seguito da un inaccettabile attacco al diritto di sciopero perpetrato dal ministro
Salvini. Siamo felici del fatto che centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori abbiano condiviso la
protesta, scendendo in piazza per dire no a questo modus operandi e alle politiche di una
maggioranza che tradisce tutte le promesse e che dimostra, a oltre due anni dal suo insediamento, un
totale fallimento. La preoccupazione per il quadro che si va delineando a Roma fa eco alla gravità della situazione in Abruzzo per quanto riguarda sanità, servizi pubblici, sviluppo economico e politiche industriali. È la stessa destra che governa il Paese e che sta affossando la nostra regione, contro la quale stiamo combattendo e dovremo combattere, in Parlamento, in Consiglio regionale, nelle piazze e nel Paese”.