09 Dicembre 2024 - 10:07:09

di Martina Colabianchi

La proposta di legge sulle aree non idonee per eolico e fotovoltaico è un vero e proprio bluff. Davanti a 3 miliardi di euro di investimenti e decine miliardi di ricavi per i proponenti dei quasi 3.000 MW di potenza da installare entro il 2030, giusto per fare capire gli interessi che gravitano intorno a questo provvedimento, sì sta cercando di andare a una legge blitz approvata senza dibattito e fondata su una narrazione contraria alla realtà. Basta leggere la proposta di legge, uscita all’ultimo secondo il 3 dicembre dalla Giunta regionale per essere approvata a tambur battente martedì prossimo dal Consiglio Regionale, per rendersi conto che per i prossimi decenni il territorio abruzzese non avrà una pianificazione decente per lo sviluppo ordinato di eolico, fotovoltaico e altre fonti rinnovabili

Così il Forum H2O, che per primo a luglio aveva sollevato la questione sulla proposta di legge della Regine Abruzzo che punta a definire le aree su cui sarà possibile installare gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Il documento tecnico era elaborato dal gruppo di lavoro “Aree idonee”, coordinato dal direttore Antonio Sorgi, ad inizio novembre ed in gran velocità per rispettare le tempistiche dettate dal Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del giugno scorso, relativo proprio alla “Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili“.

Proprio stamattina, il disegno di legge verrà presentato in conferenza stampa dal presidente di Regione Marco Marsilio, dal vicepresidente Emanuele Imprudente, dal consigliere delegato Nicola Campitelli e dal direttore generale Antonio Sorgi.

La legge – ricorda il Forum – dovrà individuare e disciplinare le:

1) aree idonee, dove i procedimenti per l’approvazione dei progetti sono accelerati;

2) aree ordinarie, dove i progetti saranno esaminati con le leggi ordinarie;

3) aree non idonee, dove gli impianti saranno vietati“.

Secondo il testo di legge, scrive il Forum H2O, “i grandi impianti eolici e rinnovabili potranno continuare a essere realizzati (come aree ordinarie) in aree individuate dalla legge come “bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di queste bellezze” oppure in terreni confinanti con centri e nuclei storici che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale“.

In sintesi, su un colle da cui si vede mezzo Abruzzo si potrà piazzare una torre eolica alta come la torre Eiffel. Altro che evitare l’effetto selva come qualcuno in questi giorni ha raccontato. Oppure, un centro storico potrà essere assediato da una distesa di pannelli fotovoltaici“, prosegue la nota.

Questo perché i dirigenti della Regione che hanno bozzato il testo hanno inspiegabilmente escluso dalle aree non idonee due categorie di beni culturali individuati dalle lettere c) e d) dell’art.136 del testo unico dei Beni Culturali. Solo le aree agricole intensive saranno aree non idonee mentre, per fare un esempio, un campo di zafferano, se non ha ricevuto fondi di investimento dagli enti negli ultimi anni, potrà essere espropriato per realizzare un mega-impianto di rinnovabili“.

Una forma di populismo agricolo al contrario che preferisce tutelare un campo di mais invece che una produzione di qualità. Tutto ciò, tra l’altro, quando l’introduzione dell’agrivoltaico, se ben pianificato, può permettere lo sviluppo delle rinnovabili proprio dove ci sono le coltivazioni intensive. Per non dire dell’assenza di fasce cuscinetto tra il confine delle aree protette e gli impianti, come se una torre eolica di 300 metri di altezza non abbia alcun impatto sulla bellezza di un territorio se messa a 1 metro dal confine di una riserva naturale. Immaginate una qualsiasi riserva naturale abruzzese assediata proprio sul confine da distese di pannelli….“.

Sì aggiungano passaggi generici che potrebbero scatenare una guerra alle interpretazioni che faranno male anche allo sviluppo delle rinnovabili mettendole alla mercé del funzionario di turno, come quella delle aree aventi “misure generali di conservazione”, che resterebbero escluse. Sono solo i siti Natura2000 o comprendono anche le aree perimetrate come A1 e A2 del piano paesaggistico? Allora perché non scriverlo chiaramente?“.

Nessun accenno ai beni culturali come fiumi, laghi, aree gravate da uso civico, tratturi ecc elencati dall’art.142 del Testo unico dei Beni culturali. Per non parlare dell’assenza di sistemi di premialità per le comunità energetiche, cioè per i progetti promossi dal basso da enti locali e cittadini e non da multinazionali”, continua ancora il Forum H2O.

Come al solito nelle leggi bisogna vedere anche le virgole anche se qui la cosa è evidente fin dai commi interi. Auspichiamo che i consiglieri regionali aprano all’audizione pubblica di tutti i portatori di interessi, affinché le varie posizioni su un tema così rilevante per i prossimi decenni siano rese evidenti e discusse in maniera aperta, davanti a tutti. Sì può fare in un paio di settimane se vi è la volontà. Le rinnovabili vanno fatte per bene e in maniera ordinata“, concludono.