05 Febbraio 2025 - 12:30:41
di Martina Colabianchi
Due anni con sospensione della pena per Radostina Zhorova Balabanova, la 39enne proprietaria dell’automobile che il 18 maggio 2022, sfrenandosi, uccise il piccolo Tommaso di soli quattro anni nel cortile dell’asilo Primo Maggio.
Tutti rinviati a giudizio, invece, gli altri tre imputati: la dirigente scolastica Monia Lai, il responsabile del servizio prevenzione dell’istituto Mazzini di cui fa parte la scuola dell’infanzia Bruno Marini e Antonello Giampaolini, responsabile del settore edilizia scolastica del Comune e direttore dei lavori nell’appalto del complesso scolastico.
È quanto deciso dal Gip Guendalina Buccella nel corso dell’udienza preliminare svoltasi al tribunale dell’Aquila.
La morte del piccolo Tommaso D’Agostino scosse profondamente la comunità aquilana. La macchina apparteneva alla 39enne Radostina Zhorova Balabanova, madre di tre figli di cui due frequentanti l’asilo teatro della tragedia. Sei i bambini rimasti feriti nell’impatto, per Tommaso non ci fu nulla da fare nonostante i tentativi di rianimazione.
Ancora incerte le dinamiche esatte dell’incidente. Si presume che il figlio maggiore, rimasto all’interno dell’abitacolo mentre la madre era scesa per riprendere gli altri due figli, abbia disinserito una marcia oppure lo stesso freno a mano dell’auto parcheggiata che, sfrenata, piombò sul cortile della scuola.
Per l’avvocato Francesco Valentini, difensore della Balabanova, «E’ andato come mi aspettavo per la mia posizione. E’ andata molto bene, nel senso che abbiamo contenuto la pena e i danni per la signora Balabanova. Sarà una questione civile di risarcimento del danno che se la vedranno con le assicurazioni. Gli altri vedranno in seguito durante il corso del processo che inizierà ad aprile».
«Per gli altri imputati ci sarà la fase successiva, cioè quella del dibattimento, dove verranno approfondite e istruite meglio le loro responsabilità. Per quanto ci riguarda c’è già un’affermazione di principio in ordine al verificarsi degli eventi e alle effettive responsabilità, atteso che la principale indagata ha deciso di scegliere il rito del patteggiamento, ed in tal senso è stata poi applicata la pena. Numericamente la pena probabilmente non soddisfa il dolore che i genitori hanno dovuto sopportare. Ci rendiamo conto che questa è una strategia processuale e che non necessariamente debba essere condivisa da noi. Forse sarebbe stato doveroso che venisse accertato, se non il risarcimento del danno, quantomeno il fatto che qualcuno degli imputati avrebbe dovuto rendersi parte dirigente in tal senso», ha commentato l’avvocato Tommaso Colella, difensore della famiglia di Tommaso.