10 Febbraio 2025 - 10:32:11

di Martina Colabianchi

Il 10 febbraio si celebra la Giornata del ricordo, istituita dalla Repubblica italiana nel 2004 per commemorare e ricordare la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.

Si tratta di «un’occasione per conoscere, capire, approfondire la vicenda drammatica che segnò l’Istria e la Venezia Giulia di cui il dramma delle Foibe e l’esodo degli istriani fu il feroce, tragico epilogo. In quei luoghi la violenza, esplosa già nella 1^ guerra mondiale, raggiunse livelli estremi e in questo scenario si collocano le Foibe tra il ‘43 e il ‘45». Così, in una nota, l’Anpi della Provincia dell’Aquila.

«La condanna severa di quella storia – proseguono – non avrebbe senso se non si conosce il “fascismo di confine” che, dal 1919 in poi, insanguinò quelle terre con distruzioni, violenze e omicidi contro le minoranze slovene e croate, gli oppositori politici antifascisti, le comunità ebraiche».

«Poi dal ’41 con l’invasione italiana della ex Jugoslavia i fascisti, agli ordini di generali accusati di crimini di guerra, si resero responsabili di stragi efferate, internamenti mortali di civili in lager, inenarrabili atrocità contro le popolazioni locali. Il fascismo italiano non solo occupò l’Etiopia e commise delitti inauditi in Libia, Grecia, Albania: dal ‘41 pretese che popoli come quello sloveno fossero snazionalizzati, annientati, negò loro il diritto ad avere lingua e patria».

«In Slovenia – proseguono ancora – durante l’occupazione nazifascista ci furono 4.000 ostaggi fucilati, 1.900 torturati o arsi vivi, 1.500 morti nel campo di concentramento di Arbe, migliaia di internati a Gonars e in Veneto. Nella Risiera di San Sabba i nazisti allestirono l’unico forno crematorio in Italia, nel quale vennero bruciati i corpi di 5.000 persone, civili e resistenti sloveni, croati, italiani ed ebrei. Con la “pulizia etnica” in Jugoslavia morì un milione di persone su neanche 15 milioni di abitanti».

«Con la caduta del fascismo e la fine della guerra in quei luoghi maturò il dramma delle Foibe, si scatenarono esecuzioni sommarie, feroci vendette in risposta ai crimini italiani, violenze d’ogni genere, rancori politici e personali, vendette motivate o immotivate, in un clima da “resa dei conti” che – insieme a tanti italiani – fece vittime slovene e anche persone vicine al Comitato di Liberazione Nazionale triestino e goriziano».

«Riconoscere tutto ciò – proseguono -, insieme all’azione dello stato Jugoslavo che voleva istaurare una nuova forma di identità italiana minoritaria, significa dare al dramma delle foibe, al ricordo delle vittime, al calvario dell’esodo degli istriani il vero, profondo, tremendo significato delle conseguenze della guerra».

«Negazionista è proprio chi rimuove tutto ciò e costruisce una narrazione faziosa, in palese contrasto con la tragica dinamica dei fatti del tempo e con la stessa legge sul Ricordo, con l’evidente obiettivo di riscrivere la storia ignorando o nascondendo i crimini del fascismo».

«Le foibe non appartengono a questo o a quel partito. I morti sono un monito per tutti e così vanno rispettati. E per questo condanniamo la profanazione del memoriale di Basoviza. Dalla storia ci viene proprio la lezione dell’area di confine italo-slovena, dove lingua e religioni si fondono, si accomunano usi e costumi di popolazioni che non dovrebbero essere separate da una artificiosa e ideologica linea di confine».

«Con gioia salutiamo la scelta di unire Gorizia e Nova Gorica, città divise da un muro virtuale, che quest’anno sono insieme Capitale europea della Cultura con l’obiettivo di superare le frontiere, un’utopia che spinge istituzioni e popoli ad andare oltre i confini e a costruire un mondo più unito e solidale», conclude l’Anpi L’Aquila.