12 Febbraio 2025 - 09:46:43
di Redazione
L’11 febbraio, a seguito di una richiesta di incontro inoltrata all’assessore del Lavoro e Attività Produttive della Regione Abruzzo, una delegazione dell’USB ha avuto un incontro per discutere della crisi che sta vivendo il comparto automotive abruzzese e che vede un coinvolgimento importante dello stabilimento Stellantis di Atessa.
Il confronto è avvenuto con la presenza del direttore di dipartimento Lavoro e Attività produttive Germano De Sanctis, del responsabile delle crisi aziendali Renzo Iride e Pino Cavuoti della segreteria dell’assessore Tiziana Magnacca, assente per altri impegni.
La delegazione USB ha chiesto notizie sugli sviluppi del tavolo permanente specifico Stellantis, istituito dal Ministro Alfonso Urso, che vede la presenza anche della regione Abruzzo.
«De Sanctis ha illustrato il quadro attuale che prevede ad inizio marzo un nuovo appuntamento al MIMIT con il Resp. Stellantis per l’Europa J.F. Imparato che dovrebbe, finalmente, dar notizie dettagliate sugli investimenti e le produzioni future negli stabilimenti italiani della multinazionale francese. Ciò che ci ha colpito, ma non stupiti, è il fatto che lo stabilimento di Atessa difficilmente tornerà a produrre come in passato e verosibilmente si dovrebbero attestare intorno alle 200 mila unità annue», fa sapere Usb.
«Altra informazione che ci è stata data è che la Regione Abruzzo è stata promotrice della richiesta al Governo dell’istituzione di un fondo per ammortizzatori speciali per il settore automotive, da 300 milioni annui, che dopo aver superato l’esame di vari commissioni parlamentari, in sede di manovra finanziaria, si è arenata di fronte alla mancanza di disponibilità di risorse. Ci è stato assicurato che la proposta verrà rinnovata al MEF entro il 31 marzo, auspicando un esito positivo – aggiunge la nota del sindacato – L’annuncio dell’avvio di produzione del nuovo modello di veicolo commerciale, che dovrebbe avvenire nel 2027, non può lasciarci tranquilli perché gli effetti sull’occupazione nello stabilimento di Atessa si sono già manifestati con la perdita di circa 2000 posti di lavoro negli ultimi anni e con la cassa integrazione per 1500 lavoratori che costantemente viene rinnovata dal mese di giugno 2024, oltre alle difficoltà e alle perdite occupazionali che subiscono i lavoratori delle aziende in appalto nello stabilimento e di quelle dell’indotto. Nel mese di maggio l’istituto della cassa integrazione ordinaria (c.i.g.o.) finirà il suo iter, pertanto si possono aprire nuovi preoccupanti scenari con eventuali esuberi occupazionali».
«Come USB riteniamo che la discussione avuta sia stata interessante dal punto di vista informativo, visto che da nessuna altra parte sindacale sono arrivati aggiornamenti a riguardo e momenti di confronto e coinvolgimento dei lavoratori. Riteniamo che la nostra richiesta di rimodulare gli ammortizzatori sociali, creando un fondo straordinario per il settore automotive, sia fondamentale per affrontare il lungo periodo di transizione della mobilità che ci attende, inoltre riteniamo necessari provvedimenti finanziari che integrino i salari dei lavoratori fino al 100% e che inizi un percorso di riduzione dell’orario lavorativo settimanale a parità di salario».
«L’attuale crisi non è passeggera e congiunturale ma è strutturale poiché da anni si è a conoscenza che il settore automotive era destinato a perdere il 40% di posti di lavoro con la digitalizzazione e la transizione all’elettrico– prosegue Usb – Abbiamo anche sollecitato l’assessorato abruzzese a trovare forme di tutele soprattutto per i lavoratori di quelle aziende che stanno terminando la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali: molti lavoratori sono anni che vedono i loro salari decurtati e spesso sono anche contrattualizzati con contratti nazionali comunemente definiti poveri. Naturalmente in questo periodo l’opera di ristrutturazione delle produzioni nello stabilimento Stellantis di Atessa non si arresta, e sta procedendo con modalità che incidono ulteriormente sui ritmi e carichi di lavoro oltre che a tagliare postazioni di lavoro che vedono impiegati lavoratori più fragili, i quali sono anche tra quelli che più subiscono la cassa integrazione. Questo è un tema che si ignora ma è fondamentale in quanto l’età media lavorativa è elevata e le condizioni di salute dei lavoratori, sottoposti negli anni al logorio delle catene di montaggio, spesso presentano limitazioni che rendono più complessa la loro riallocazione».
«Abbiamo richiesto anche un tavolo sindacale regionale permanente per seguire l’evolversi della crisi, le iniziative poste in essere da governo e regione, e consegnato un documento con le proposte USB per attuare una transizione che non penalizzi i lavoratori e l’occupazione – conclude – Non possono essere i lavoratori a pagare una crisi che avrà un lungo decorso ed ha bisogno di un modello lavorativo moderno e compatibile con l’avanzare dell’automazione delle produzioni, con il miglioramento delle condizioni lavorative e di conciliazione dei tempi di vita e lavoro».