Rapporto Svimez, Uil Abruzzo: “Chiaroscuri su economia e sociale”
12 Febbraio 2025 - 17:38:28
regionale” così il segretario generale Uil Abruzzo Michele Lombardo
commenta i dati del rapporto Svimez sulle previsioni regionali 2024/26.
“Occorre – dice Lombardo – incentivare l’innovazione e la ricerca,
sostenendo anche le piccole e medie imprese, che rappresentano
l’ossatura economica della regione. La crisi del settore automotive
impone un piano di ristrutturazione e probabilmente in alcuni casi di
riconversione industriale, e la debole crescita salariale rappresenta ad
oggi un freno alla domanda interna. Il Mezzogiorno nel confronto europeo
mantiene “il tallone d’Achille” riguardo le dinamiche salariali e le
basse retribuzioni lorde dei dipendenti non riescono a generare di fatto
incrementi significativi e duraturi del potere d’acquisto. Per tale
motivo diventa centrale il ruolo della contrattazione di primo e secondo
livello, e di politiche di sostegno occupazionale e salariale a
carattere regionale”.
In Abruzzo infatti, secondo il rapporto, sebbene ci siano segnali di
crescita grazie agli investimenti pubblici e al traino del Pnrr, le
difficoltà del settore industriale e la contrazione della domanda
interna rischiano di frenare lo sviluppo e penalizzare l’occupazione.
Sul piano nazionale l’Italia scivola in fondo alla classifica europea,
assieme alla Germania prevedendo una crescita del PIL dello +0,7% per il
2025, registrando una debolezza complessiva del “sistema paese”. Inoltre
il Pil regionale abruzzese nel 2024 ha registrato una crescita (stimata
sul +0,2691), con previsioni per il 2025-2026 che vedono performance
leggermente migliori (+1,2839) ma comunque inferiori rispetto alla media
nazionale.
“L’occupazione regionale – spiega il segretario – nel settore
industriale ha subito una contrazione del 3,9%, con una riduzione
particolarmente marcata nella filiera dell’automotive, comparto chiave
per questa regione, che deve affrontare la transizione verso la mobilità
elettrica e contemporaneamente il calo della domanda estera. Mantenendo
comunque un risultato positivo nell’impatto della crescita economica ed
occupazionale regionale del settore industriale abruzzese che lo pone in
termini percentuali al primo posto tra le regioni del Sud Italia.
Tuttavia, il rapporto registra delle difficoltà nel settore industriale
a partire dal settore tessile in Abruzzo che condiziona fortemente lo
scenario regionale, ma anche quello nazionale dove si registra un -13,5%
sulla variazione della produzione nel periodo 2022-2024. Gli
investimenti in costruzioni hanno rappresentato un fattore trainante per
l’economia regionale negli ultimi anni, con un’impennata grazie al
Superbonus tra il 2021 e il 2023. Tuttavia, il rallentamento di questi
incentivi ha comportato una riduzione degli investimenti privati, mentre
quelli pubblici sostenuti dal PNRR si confermano un motore di crescita,
con un impatto superiore al 60% sulla dinamica economica del
Mezzogiorno”. “Nel 2024 – aggiunge – i consumi delle famiglie nel
Mezzogiorno hanno avuto una crescita contenuta (+0,3%), mentre i consumi
di beni hanno subito un calo (-0,5%) nonostante il tasso di inflazione
sia sceso nel 2024, di fatto l’impatto sui beni essenziali ha ancora
frenato la ripresa del potere d’acquisto delle famiglie. La compressione
del costo del lavoro per mantenere la competitività delle imprese
rischia di marcare le già attuali difficoltà occupazionali e ridurre
ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie abruzzesi”. “Per
questo – conclude il segretario Uil Abruzzo Michele Lombardo – rispetto
al quadro economico delineato si rende necessario un nuovo patto
concertativo tra le istituzioni, le parti sociali e le imprese per
individuare insieme le corrette linee strategiche di rilancio per il
nostro territorio regionale. Il Pnrr, i fondi strutturali europei della
nuova programmazione sono elementi di grande opportunità, ma servono
politiche mirate per garantire che le risorse investite abbiano un
impatto significativo e duraturo sulla crescita economica ed
occupazionale. Sottovalutare questo rischio, senza un intervento
strutturale sul lavoro e sui salari, determinerebbe un progressivo
impoverimento della nostra economia e del nostro tessuto sociale, del
resto gli ultimi dati sulla povertà nella nostra regione che indicano
180.000 abruzzesi in uno stato di povertà assoluta, impongono anche
decisioni di sostegno al reddito in tempi brevi”.