18 Febbraio 2025 - 10:57:36

di Martina Colabianchi

La spesa sanitaria a carico delle famiglie italiane nel 2023 ha superato i 40 miliardi di euro, registrando un aumento del 26,8% tra il 2012 e il 2022. Tuttavia, quasi il 40% di questa cifra viene destinato a servizi e prestazioni che risultano inutili, senza rispondere a reali bisogni di salute.

È quanto emerge dal Report dell’Osservatorio Gimbe sulla spesa sanitaria privata in Italia nel 2023, commissionato dall’Osservatorio Nazionale Welfare & Salute (Onws) e presentato al Cnel.

Lo studio ha evidenziato l’aumento del peso economico sulle famiglie, la rinuncia alle cure e le difficoltà nell’accesso al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), spesso dovute alle lunghe liste d’attesa.

In particolare, la spesa sanitaria totale in Italia ha raggiunto 176,1 miliardi di euro di cui 130,3 miliardi di spesa pubblica (74%), 40,6 miliardi di spesa privata pagata direttamente delle famiglie (23%) e 5,2 miliardi di spesa privata intermediata da fondi sanitari e assicurazioni (3%). Considerando solo la spesa privata, l’88,6% è a carico diretto delle famiglie, mentre solo l’11,4% è intermediata. «Questi valori – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – riflettono tre fenomeni chiave: il sottofinanziamento pubblico, l’ipotrofia del sistema di intermediazione e il crescente carico economico sulle famiglie. Siamo molto lontani dalla soglia suggerita dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità: per garantire equità e accessibilità alle cure, la spesa out-of-pocket non dovrebbe superare il 15% della spesa sanitaria totale».

In questo quadro, l’Abruzzo si colloca al di sotto della media nazionale di 730 euro con una spesa pro capite di 528 euro. Siamo, però, in buona compagnia. Le differenze tra le regioni sono infatti significative: la Lombardia ha la spesa pro capite più alta (1.023 euro), mentre la Basilicata quella più bassa (377). Un dato che sicuramente riflette il fatto che nelle regioni in cui la sanità registra performance migliori, e dove il reddito pro capite è più alto, i cittadini spendono di più per curarsi, a differenza di molte regioni soprattutto del Sud Italia dove, spesso, sono tante le persone che rinunciano alle cure.

In particolare, nel 2023 circa 4,5 milioni di persone hanno dovuto rinunciare a visite o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per motivi economici, con un incremento di quasi 600.000 persone rispetto al 2022.

Per quanto riguarda le principali voci di spesa sanitaria delle famiglie, queste includono l’assistenza sanitaria per cure e riabilitazione (44,6%) e i farmaci (36,9%), ma il 40% di questa spesa riguarda prestazioni di basso valore, come esami e terapie inutili. «Si tratta di prodotti e servizi il cui acquisto è indotto dal consumismo sanitario o da preferenze individuali – conclude Cartabellotta – quali ad esempio esami diagnostici e visite specialistiche inappropriati o terapie inefficaci o inappropriate».