21 Febbraio 2025 - 10:30:30
di Redazione
«Quale componente del Comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Sulmona su quanto avvenuto lo scorso 29 gennaio in occasione della premiazione del concorso letterario, per studenti degli Istituti superiori di istruzione della Valle Peligna e dell’Alto Sangro, promosso dall’Unuci (Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia). Per aver mostrato in silenzio, in un incontro pubblico, un cartello con la scritta “Educare i giovani alla pace non alla guerra”, funzionari di Carabinieri e Polizia presenti nella sala mi hanno dapprima circondato e poi sospinto a forza verso l’uscita».
Lo scrive in una nota Mario Pizzola del Movimento non violento.
«Con l’esposto ho chiesto alla Procura di accertare se il comportamento tenuto dai rappresentanti
delle forze dell’ordine, lesivo di fondamentali principi costituzionali, configuri il reato di abuso dei
poteri loro assegnati dalle leggi e dai regolamenti vigenti, minando in tal modo la fiducia della
comunità nelle istituzioni democratiche del nostro Stato. La libera manifestazione del pensiero è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione (art.21) e il ‘ripudio’ della guerra è anch’esso sancito dalla Costituzione (art.11). Non solo, ma lo stesso ordinamento del nostro sistema nazionale di istruzione ha tra i suoi fondamenti l’educazione alla pace. Infatti, la Legge n. 107 del 2015, all’articolo 1, include tra gli obiettivi formativi considerati prioritari lo ‘sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace’».
Nell’esposto si richiama «l’insegnamento della grande pedagogista Maria Montessori, il cui metodo
educativo è stato adottato in molti Paesi del mondo e che ha pubblicato un libro intitolato proprio
‘Educazione e pace’. In esso la Montessori ha scritto, tra l’altro: “Occorre organizzare la pace,
preparandola scientificamente attraverso l’educazione”; e ancora: ‘Due sono i mezzi che conducono a
questa unione pacificatrice: uno è lo sforzo immediato di risolvere senza violenza i conflitti, vale a dire di
eludere le guerre; l’altro è lo sforzo prolungato di costruire stabilmente la pace tra gli uomini. Ora, evitare i conflitti è opera della politica; costruire la pace è opera dell’educazione’. Si richiamano anche le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel discorso di fine anno del 31 dicembre 2023, ha detto tra l’altro: ‘La guerra, ogni guerra, genera odio. L’odio durerà moltiplicato per molto tempo dopo la fine dei conflitti (…). La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Così letali. Fonte di enormi guadagni. E’ indispensabile dare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità della pace’. E quelle di Papa Francesco che, nell’Angelus di domenica 14 gennaio 2024, ha tra l’altro affermato: ‘non dimentichiamo questo: la guerra è in sé stessa un crimine contro l’umanità. I popoli hanno bisogno di pace! Il mondo ha bisogno di pace! (…). Dobbiamo educare alla pace. Si vede che non siamo ancora – l’umanità intera – con un’educazione tale da fermare ogni guerra. Preghiamo sempre per questa grazia: educare alla pace’».
«Alla luce dei principi della nostra Carta costituzionale, degli obiettivi dell’ordinamento scolastico nazionale, nonché delle esortazioni delle massime autorità in campo pedagogico, istituzionale e religioso, cosa può giustificare l’intervento delle forze dell’ordine? Quale norma autorizza ad usare la forza ed espellere da un consesso pubblico un pensiero, non solo non offensivo, ma largamente condiviso nella nostra società? E’ mai possibile che, in uno Stato democratico, una semplice frase, che ricorda la necessità inderogabile di educare le nuove generazioni alla pace e non alla guerra, possa essere considerata
‘disturbante’ se non addirittura ‘eversiva?».