Centrale Snam, Pizzola: «Il ministro dell’Ambiente ammette che la Linea Adriatica è inutile»
25 Febbraio 2025 - 10:31:26
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto
Pichetto Fratin, ha ammesso che la Linea Adriatica Snam è inutile, come
inutili sono anche i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna.
Per la verità il Ministro non ha dichiarato proprio questo ma, se la
logica ha un senso, le parole di Pichetto portano a questa conclusione e
le nuove infrastrutture per il gas decise dopo l’invasione russa
dell’Ucraina dovrebbero essere eliminate. In una intervista a La Stampa
del 22 febbraio Pichetto ha affermato: “Fatta la pace si torna al gas
russo”. Ora, il caso vuole che i nuovi impianti fossili siano stati
giustificati proprio per la necessità di supplire al gas russo, del
quale l’Europa aveva deciso di chiudere il rubinetto.
In realtà, già due anni fa – quando i lavori della centrale di Sulmona e
della Linea Adriatica non erano ancora cominciati e non c’era ancora il
rigassificatore di Piombino, né tanto meno quello di Ravenna – l’Italia
aveva sostituito il gas russo con altre fonti di importazione
dall’estero. E a confermarlo era stato proprio il ministro Pichetto che
il 15 aprile 2023, in una intervista al Corriere della Sera, aveva
annunciato: “Abbiamo superato la dipendenza da Mosca grazie al gas
africano”.
Che non avremmo subito alcuna conseguenza dalla eliminazione del gas
russo lo si sapeva benissimo, perché l’Italia è il Paese che in Europa
ha la più ampia diversificazione delle fonti di importazione di metano,
con cinque metanodotti e tre rigassificatori (che ad aprile, dopo
Piombino, diventeranno cinque con Ravenna). Non solo, ma ciò ha
consentito di importare ancora più gas rispetto a prima, tanto che nel
2022 l’Italia ne ha rivenduto ad altri Paesi ben 4 miliardi e 600
milioni di metri cubi, un record assoluto.
Questo conferma la strumentalità delle decisioni assunte prima dal
governo Draghi e poi dal governo Meloni, che si sono piegati alla
volontà delle due multinazionali Eni e Snam solo per favorirne gli
interessi. Meloni ha addirittura lanciato l’anacronistico “Piano
Mattei”, che sarà destinato ad aumentare la nostra dipendenza energetica
dai regimi autoritari del continente africano, pronti ad usare il gas
come arma di ricatto. Non è un caso se il torturatore Almasri è stato
liberato anche per non compromettere le forniture di metano che,
attraverso il gasdotto Greenstream. arrivano dalla Libia al nostro
Paese.
Dal 2005 (anno del picco massimo) i consumi italiani di metano sono
passati da 86,2 miliardi di metri cubi ai 61,9 miliardi del 2024. Un
crollo di oltre 24 miliardi attribuibili non a cause congiunturali ma
strutturali, quali la crescita delle energie pulite e rinnovabili,
l’efficientamento energetico degli edifici, le campagne di risparmio
energetico, la necessità di combattere il cambiamento climatico e di
raggiungere la neutralità climatica al 2050, l’aumento del costo del
metano dovuto non alla sua carenza ma alle manovre speculative delle
multinazionali del settore.
Nonostante l’evidenza dei fatti, il governo Meloni – preso da una
inarrestabile bulimia da gas – non solo insiste nella realizzazione
delle nuove infrastrutture fossili ma ne ha in programma addirittura
altre, come i due ulteriori rigassificatori di Gioia Tauro e Porto
Empedocle e il raddoppio del gasdotto Tap dall’Azerbaigian, mentre in
lista di attesa ci sono anche il gasdotto EastMed – Poseidon da Israele
e un nuovo gasdotto dalla Spagna a Livorno.
Tutte opere non necessarie che non solo danneggiano pesantemente il
clima e l’ambiente, ma continueranno a sperperare enormi quantità di
denaro che, invece, potrebbe essere utilizzato per lo sviluppo delle
fonti energetiche rinnovabili e per mettere in sicurezza il territorio.
E che, soprattutto, saranno pagate per i prossimi 50 anni (che é la
durata dell’ammortamento dei costi) attraverso le bollette dei cittadini
italiani.
Pichetto Fratin, ha ammesso che la Linea Adriatica Snam è inutile, come
inutili sono anche i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna.
Per la verità il Ministro non ha dichiarato proprio questo ma, se la
logica ha un senso, le parole di Pichetto portano a questa conclusione e
le nuove infrastrutture per il gas decise dopo l’invasione russa
dell’Ucraina dovrebbero essere eliminate. In una intervista a La Stampa
del 22 febbraio Pichetto ha affermato: “Fatta la pace si torna al gas
russo”. Ora, il caso vuole che i nuovi impianti fossili siano stati
giustificati proprio per la necessità di supplire al gas russo, del
quale l’Europa aveva deciso di chiudere il rubinetto.
In realtà, già due anni fa – quando i lavori della centrale di Sulmona e
della Linea Adriatica non erano ancora cominciati e non c’era ancora il
rigassificatore di Piombino, né tanto meno quello di Ravenna – l’Italia
aveva sostituito il gas russo con altre fonti di importazione
dall’estero. E a confermarlo era stato proprio il ministro Pichetto che
il 15 aprile 2023, in una intervista al Corriere della Sera, aveva
annunciato: “Abbiamo superato la dipendenza da Mosca grazie al gas
africano”.
Che non avremmo subito alcuna conseguenza dalla eliminazione del gas
russo lo si sapeva benissimo, perché l’Italia è il Paese che in Europa
ha la più ampia diversificazione delle fonti di importazione di metano,
con cinque metanodotti e tre rigassificatori (che ad aprile, dopo
Piombino, diventeranno cinque con Ravenna). Non solo, ma ciò ha
consentito di importare ancora più gas rispetto a prima, tanto che nel
2022 l’Italia ne ha rivenduto ad altri Paesi ben 4 miliardi e 600
milioni di metri cubi, un record assoluto.
Questo conferma la strumentalità delle decisioni assunte prima dal
governo Draghi e poi dal governo Meloni, che si sono piegati alla
volontà delle due multinazionali Eni e Snam solo per favorirne gli
interessi. Meloni ha addirittura lanciato l’anacronistico “Piano
Mattei”, che sarà destinato ad aumentare la nostra dipendenza energetica
dai regimi autoritari del continente africano, pronti ad usare il gas
come arma di ricatto. Non è un caso se il torturatore Almasri è stato
liberato anche per non compromettere le forniture di metano che,
attraverso il gasdotto Greenstream. arrivano dalla Libia al nostro
Paese.
Dal 2005 (anno del picco massimo) i consumi italiani di metano sono
passati da 86,2 miliardi di metri cubi ai 61,9 miliardi del 2024. Un
crollo di oltre 24 miliardi attribuibili non a cause congiunturali ma
strutturali, quali la crescita delle energie pulite e rinnovabili,
l’efficientamento energetico degli edifici, le campagne di risparmio
energetico, la necessità di combattere il cambiamento climatico e di
raggiungere la neutralità climatica al 2050, l’aumento del costo del
metano dovuto non alla sua carenza ma alle manovre speculative delle
multinazionali del settore.
Nonostante l’evidenza dei fatti, il governo Meloni – preso da una
inarrestabile bulimia da gas – non solo insiste nella realizzazione
delle nuove infrastrutture fossili ma ne ha in programma addirittura
altre, come i due ulteriori rigassificatori di Gioia Tauro e Porto
Empedocle e il raddoppio del gasdotto Tap dall’Azerbaigian, mentre in
lista di attesa ci sono anche il gasdotto EastMed – Poseidon da Israele
e un nuovo gasdotto dalla Spagna a Livorno.
Tutte opere non necessarie che non solo danneggiano pesantemente il
clima e l’ambiente, ma continueranno a sperperare enormi quantità di
denaro che, invece, potrebbe essere utilizzato per lo sviluppo delle
fonti energetiche rinnovabili e per mettere in sicurezza il territorio.
E che, soprattutto, saranno pagate per i prossimi 50 anni (che é la
durata dell’ammortamento dei costi) attraverso le bollette dei cittadini
italiani.