17 Marzo 2025 - 09:13:49

di Redazione

«Dopo aver aumentato deficit e debiti della sanità abruzzese Marsilio è costretto a uscire allo scoperto, annunciando l’aumento delle tasse per ripianare il disavanzo prodotto. È il fallimento dei fallimenti quello di costringere a lacrime e sangue gli abruzzesi con la rimodulazione dell’addizionale Irpef che in alcuni casi raddoppia, colpendo principalmente il ceto medio, quello a cui prima ha tolto prestazioni e servizi sanitari e ospedalieri e che ha costretto ad andarsi a curare fuori o, nella peggiore delle ipotesi, a rinunciare a curarsi».

Lo scrive in una nota il capogruppo PD in Consiglio regionale Silvio Paolucci.

«Ora è indispensabile e urgente che l’esecutivo venga in Consiglio Regionale, non può passare come se fosse normale una mazzata che colpisce chi più paga i tagli denunciati anche nei report ministeriali, dell’Agenzia sanitaria regionale e nei dati della Fondazione Gimbe sui LEA, numeri che ci vedono inadempienti su prevenzione e sanità territoriale e che riguardano le persone. Un quadro di seria crisi del sistema sanitario regionale, ma soprattutto una decisione non legittimata dai fatti: come si fa ad aumentare tasse senza essere stati in grado di produrre altro che debiti e decurtazioni di servizi? Ma soprattutto, come si può pensare che avendo prodotto solo passività, si possa andare a toccare le tasche della comunità lasciata anche senza farmaci, per tappare i buchi prodotti in bilancio? E, infine, come possono essere promossi i manager della Asl Abruzzesi a fronte di tanto caos?», sottolinea.

«Gli aumenti sono una vera stangata, esattamente come avevamo annunciato e lo sono specie in alcune fasce di reddito che vedono addirittura raddoppiate le percentuali Irpef – incalza Paolucci – . Nella migliore delle simulazioni ipotizzate, il primo scaglione è all’1,73% per redditi fino a 28.000 euro, ma il secondo e terzo scaglione (cioè da 28.000 a 50.000 e oltre i 50.000 euro) si passa a 2,63 e si arriva a 3,33 per cento, con aumenti che arrivano fino a 84 euro al mese. Nella peggiore delle ipotesi, invece, si passa da una percentuale di 1,73 per redditi fino a 28.000 euro, al 3,33 del secondo e terzo scaglione, con aumenti mensili che arrivano a toccare oltre 96 euro al mese per i redditi più alti. Di fronte a questa fotografia della situazione, la prosopopea del presidente è davvero vergognosa, annunciare l’aumento come se fosse normale o dovuto, dopo sei anni di inerzia su tutte le priorità di famiglie, imprese, donne, giovani, Comuni e aree interne è davvero la beffa peggiore per la comunità».

«Altro che adeguamento per dare più servizi, questo aumento serve a coprire un debito rispetto servizi già tagliati: attualmente a Marsilio servono tra i 60 e 70 milioni di euro di coperture di debiti che sono diventati strutturali per le Asl col governo della destra, questo nonostante abbia negato e cercato di nasconderlo in ogni modo durante la campagna elettorale dell’anno scorso -prosegue – Uscire da questa situazione di appesantimento del sistema sanitario regionale è difficile anche con nuove tasse: in questi anni è mancata la governance, come ha riconosciuto lo stesso Governo Meloni strigliando duramente la Regione su adempimenti e Lea attraverso il ministro della Sanità che peraltro è espressione di Forza Italia».

Paolucci precisa che si tratta «di una stangata in piena regola che si abbatte sulla pelle e sul diritto alla salute delle persone per coprire l’ennesimo fallimento della destra. Un giro di vite ingiusto e improponibile, a cui ci opporremo con tutte le nostre forze, dentro e fuori dal Consiglio regionale, mobilitando tutta la società abruzzese. Consiglio che deve assolutamente essere coinvolto nelle decisioni che riguardano la vita della comunità».

Duro anche il consigliere regionale Vincenzo Menna, che si scaglia contro quella che definisce «una manovra inaccettabile, che scarica sulle spalle dei cittadini l’inadeguatezza amministrativa della Giunta regionale».

«Un vero e proprio salasso si profila all’orizzonte per migliaia di famiglie abruzzesi. Domani la Giunta Regionale si riunirà per discutere un’ipotesi folle: l’aumento dell’addizionale Irpef fino al 3,33%, il massimo consentito per legge. Se approvata, questa scelta trasformerebbe l’Abruzzo in una delle regioni italiane con la tassazione più alta, seconda solo al Molise, alla pari con Lazio, Campania e Toscana. Un record amaro, frutto della gestione fallimentare del centrodestra guidato da Marco Marsilio».

«L’aumento colpirebbe tutti i contribuenti con redditi superiori ai 28.000 euro – prosegue Menna – con aggravi che andrebbero dai 60 fino a 1.152 euro l’anno. Non stiamo parlando di cifre simboliche, ma di una vera stangata che pesa in un contesto economico già difficile per famiglie, lavoratori e imprese. Tutto questo per coprire un deficit della sanità di 67 milioni di euro, frutto di anni di incapacità gestionale e mancanza di programmazione – precisa –ll centrodestra, da sempre paladino della retorica “no tax”, si appresti ora a smentire se stesso, contraddicendo i propri principi fondativi pur di riparare ai propri errori. Un paradosso che dimostra quanto il re sia nudo: Marsilio non è più in grado di governare, e tenta disperatamente di rimediare con l’unico strumento che ha sempre detto di voler evitare – l’aumento delle tasse.»
«Rivolgo un appello ai consiglieri regionali di maggioranza: molti di voi hanno già espresso perplessità e contrarietà rispetto a questa ipotesi. È il momento del coraggio e della responsabilità. Facciamo fronte comune, maggioranza e opposizione insieme, per fermare questa decisione ingiusta e pericolosa. Non possiamo permettere che a pagare il conto di questa disastrosa gestione siano ancora una volta i cittadini abruzzesi».

«Serve una visione, non toppe dell’ultimo minuto – conclude Menna – Serve una programmazione seria, una riforma strutturale della sanità, una gestione oculata delle risorse. Non si risolvono anni di errori con un blitz fiscale. Questa non è politica: è un’ammissione di fallimento».