17 Marzo 2025 - 10:22:59
di Redazione
Un arresto, ai domiciliari, per il reato di “istigazione o aiuto al suicidio” è stato eseguito a carico di un giovane residente nella provincia di Roma nell’ambito delle indagini sulla morte di Andrea Prospero, il diciannovenne studente universitario di Lanciano, in provincia di Chieti, che frequentava Informatica all’Università degli studi di Perugia, dove è stato trovato deceduto in un appartamento del centro lo scorso 29 gennaio.
Si sono concentrate sul mondo della rete le indagini coordinate dalla Procura di Perugia. Andrea, infatti, aveva confidato ad un “amico virtuale” su Internet ansie e insofferenze rispetto alla vita universitaria. Scelta nella quale sarebbe stato “più volte incitato e incoraggiato” da un giovane appena diciottenne residente a Roma, messo agli arresti domiciliari. Un incensurato appartenente a un contesto familiare “assolutamente normale” ritengono gli inquirenti. Secondo i quali Prospero gli confidò di non avere il coraggio di suicidarsi ricevendo un “ulteriore incoraggiamento”.
«Stai parlando con un morto…»: così il diciottenne agli arresti domiciliari con l’accusa di aver istigato Andrea Prospero a suicidarsi si rivolge ad una terza persona che sulla chat di Telegram aveva fatto una domanda allo studente. La domanda del terzo utente della chat arriva proprio nel momento in cui Prospero e il diciottenne si stavano scambiando in diretta i messaggi, poco prima che si togliesse la vita. E a rispondere è l’indagato: «stai parlando con un morto», gli dice.
Nell’ultima conversazione tra Prospero e il giovane romano – emerge dalle indagini – si inserì anche questa terza persona quando però la vittima aveva già smesso di scrivere. A quel punto la risposta del diciottenne ai domiciliari che – secondo l’accusa – aveva incoraggiato Prospero a «superare la paura» del suicidio e a ingerire i farmaci. Sempre dalle indagini è emerso che Andrea e il diciottenne si erano scambiati messaggi anche i giorni precedenti e che, in una occasione, il ragazzo arrestato aveva suggerito alla vittima anche di utilizzare una corda. Un oggetto che è stato poi rinvenuto nella stanza dove lo studente si è tolto la vita ingerendo degli oppiacei.
La polizia che ha svolto le indagini ha tra l’altro esaminato le schede sim e il computer trovati nella stanza così come diversi farmaci che avevano portato gli inquirenti a ipotizzare un’assunzione eccessiva come causa della morte.
A Perugia lo studente alloggiava in un ostello ma da qualche tempo aveva preso in affitto la camera
«In due mesi e quindi in tempi abbastanza brevi riteniamo di avere individuato il possibile autore dell’aiuto al suicidio. Anche se ovviamente vale la presunzione di innocenza». È quanto dichiarato dal Procuratore di Perugia Raffaele Cantone a margine della conferenza stampa in Questura nella quale è stato fatto il punto sulle indagini relative alla morte dello studente universitario.
«Un’indagine complicata – ha spiegato Cantone – tutta fatta utilizzando i dati presenti sui cellulari e gli apparati informatici. Solo il primo tassello. L’indagine deve infatti continuare per comprendere poi tutta una serie di questioni che riguardano la presenza delle sim e di più cellulari. E soprattutto perché c’era l’utilizzo di questo appartamento da parte di un ragazzo che non sembrava non averne ragioni».
C’è poi un altro indagato, per cessione di un medicinale di tipo oppiaceo, negli accertamenti sulla morte dello studente universitario. Lo ha specificato il procuratore di Perugia Raffaele Cantone.
«È stata eseguita una perquisizione in Campania – ha spiegato il magistrato – nei confronti di un giovane che riteniamo essere colui che ha venduto il medicinale. Non risponde dello stesso reato (istigazione o aiuto al suicidio) perché lui non era in grado ovviamente di conoscere la ragione per la quale Prospero lo ha utilizzato».