07 Aprile 2025 - 10:39:53
di Martina Colabianchi
A Case Pente, dove la Snam ha tagliato 317 alberi di ulivo, gli ambientalisti hanno piantato un ulivo in segno di protesta e della volontà del territorio di rinascere a fronte a quella che definiscono la «devastazione che la multinazionale del gas sta attuando per la realizzazione della sua centrale di compressione».

L’iniziativa, alla quale hanno preso parte 50 attivisti non solo di Sulmona ma anche dell’Aquila, di Pescara, Martinsicuro e Roma, è stata attuata nell’area recintata dalla Snam dove dovrebbero passare i quattro tubi di collegamento con il mega gasdotto Linea Adriatica di 425 chilometri da Sulmona a Minerbio. La piantumazione dell’albero di ulivo è stata preceduta da un flash mob durante il quale è stata simulata una danza di primavera da parte dei 317 ulivi prima di essere abbattuti.
La Snam, da parte sua, ha emesso un comunicato con cui sostiene di aver “acquisito le necessarie autorizzazioni da parte della Regione”; «ma omette di dire – scrive Mario Pizzola del coordinamento Per il clima fuori dal fossile – che è proprio la stessa società ad aver chiesto l’abbattimento dei 317 alberi di ulivo mentre la legge della Regione Abruzzo n. 6 del 20 maggio 2008 prevede l’espianto e la successiva ricollocazione degli ulivi. Con l’esposto da noi presentato alla Procura della Repubblica di Sulmona abbiamo chiesto di accertare non solo le responsabilità della Snam ma anche di chi ha rilasciato l’autorizzazione».
Negli interventi che si sono succeduti hanno preso la parola lo stesso Mario Pizzola, del comitato di Sulmona che da oltre 17 anni sta portando avanti l’opposizione, civile e nonviolenta, alla centrale e al metanodotto Snam, Renato Di Nicola della Campagna nazionale Per il clima Fuori dal fossile, Alessandro Tettamanti del comitato No Snam dell’Aquila, Mattia Lolli di Legambiente nazionale, Mario Viola di Mountain Wilderness Abruzzo e Simona Giannangeli consigliera comunale e capogruppo di L’Aquila Coraggiosa.
Tutti hanno ribadito la determinazione a continuare la lotta contro «un’opera non necessaria, dannosa e pericolosa, il cui anacronismo è sempre più evidente dal momento che negli ultimi anni in Italia e in Europa il consumo di gas è crollato. Gli impianti metaniferi esistenti sono più che sufficienti. E se si vuole salvare il clima è indispensabile abbandonare al più presto l’impiego delle fonti fossili e sostituirle con fonti energetiche pulite e rinnovabili. Per realizzare l’inutile centrale di Sulmona la Snam ha incredibilmente distrutto le tracce di un villaggio dell’età del bronzo risalente a 4200 anni fa e per il passaggio dell’altrettanto inutile metanodotto lungo l’Appennino si stima che saranno abbattuti almeno due milioni di alberi. Tutto questo in territori di grande qualità ambientale, ricchi di biodiversità e caratterizzati da elevata pericolosità sismica e idrogeologica».
Nell’occasione è stato rilanciato l’appello a partecipare alla manifestazione nazionale contro le fonti e le infrastrutture fossili (rigassificatori, gasdotti, trivelle, CCS, depositi GNL) che si terrà a Ravenna il 12 aprile.