12 Aprile 2025 - 19:13:18
di Tommaso Cotellessa
Il Forum H2O, la Stazione Ornitologica Abruzzese e Il Martello del Fucino hanno preso una decisa posizione contraria al piano da 50 milioni di euro per l’irrigazione della Piana del Fucino proposto da ARAP-Consorzio di Bonifica, denunciando «fatti gravissimi» tra cui incongruenze, dati inattendibili, opere non autorizzate e obiettivi ambientali disattesi, richiedendone per ciò l’immediata archiviazione.
Nel tracciare un dettagliato quadro critico le associazioni annunciano di aver depositato puntuali osservazioni contro il progetto.
Secondo le associazioni, il piano – che dovrebbe servire circa 5.000 ettari nella parte orientale della Piana con 233 chilometri di nuove tubazioni – si fonda su presupposti errati e dati inconsistenti, a partire dalla reale disponibilità di risorsa idrica. L’obiettivo dichiarato era quello di ridurre il prelievo dalla falda profonda, ma nei fatti, secondo i documenti, lo si aumenta. L’approvvigionamento, che nelle intenzioni dovrebbe provenire da sorgenti e dal fiume Giovenco, risulta irrealistico: si parla di prelievi per 600 litri al secondo dal fiume e 475 dalle sorgenti Boccione e Restina, ma le misurazioni effettuate mostrano una situazione drammatica.
Nell’estate 2024, il Giovenco era sotto il Deflusso Minimo Vitale, quindi incapace di fornire acqua per usi irrigui, mentre le sorgenti, nelle migliori delle ipotesi, possono garantire una portata tra i 28 e i 218 l/s, cioè tra il 6 e il 46% di quanto inizialmente stimato. Di fatto, per colmare il divario tra fabbisogno e disponibilità, il progetto torna a puntare massicciamente sull’acqua di falda, con prelievi da pozzo che passerebbero dagli attuali 2.510 l/s (concessi nel 2007) a ben 3.340 l/s, coinvolgendo anche i pozzi di Trasacco e Celano in caso di emergenza.
Ma il nodo più delicato per gli attivisti è quello dei pozzi non autorizzati. Il Consorzio stesso, costretto dalle osservazioni delle associazioni, ha ammesso l’esistenza di captazioni senza alcuna concessione per oltre 400 l/s, una portata paragonabile a quella che serve l’intera città dell’Aquila. Inoltre, molte di queste opere – secondo quanto affermano le associazioni – non risulterebbero mai assoggettate a Valutazione di Impatto Ambientale, in violazione della normativa in vigore da più di vent’anni. Un’anomalia che, se accertata, comporterebbe la necessità di avviare procedure di Via in sanatoria, con relative sanzioni.
Inoltre in alcuni documenti si dichiara che la concessione per il prelievo dal fiume Giovenco è scaduta nel 2017, mentre altri riportano che nel 2024 l’acqua è stata comunque prelevata. I monitoraggi mostrano cali anomali di portata da monte a valle, proprio durante l’estate, in pieno deficit idrico. Al tempo stesso, sono presenti dati contraddittori anche su altri punti di captazione, come quello della sorgente Ortucchio, la cui presenza nei documenti è altalenante e le cui portate riportate variano tra 0 e 250 l/s senza alcuna coerenza.
A fronte di tutto ciò, le associazioni bollano come «assurdo» il parere favorevole rilasciato dall’Autorità di Bacino: lo stesso documento ammette infatti l’assenza di dati di monitoraggio adeguati, l’inesistenza di un bilancio idrico aggiornato e l’assenza di analisi statistiche e idrologiche. Un parere che definiscono «magicamente favorevole», nonostante ignori pozzi importanti come quelli di Luco dei Marsi e Avezzano, e non consideri l’effetto cumulo delle derivazioni presenti nell’intera area, tra aziende agricole e privati.
Per le tre organizzazioni, il progetto non solo è insostenibile, ma rappresenta un modello ormai superato: «Non possiamo continuare a rincorrere una disponibilità idrica che non esiste, costruendo infrastrutture costose per distribuire acqua che non c’è», denunciano. La soluzione, secondo loro, non può essere quella di aumentare l’offerta idrica, ma di intervenire sulla domanda, attraverso il risparmio, la razionalizzazione e la riconversione delle colture, abbandonando quelle ad alto consumo come il mais. Anche l’ipotesi del riuso delle acque reflue viene criticata, alla luce dei rischi legati alla presenza di microplastiche e patogeni.
«L’acqua del Fucino non è infinita. Esistono limiti naturali evidenti, e la crisi climatica li sta solo esasperando. Non è la natura a doversi adattare alle nostre esigenze, ma il contrario», concludono le associazioni, che invocano una ricognizione completa e trasparente di tutti i pozzi e le derivazioni esistenti, per ripartire – eventualmente – con un progetto coerente con gli obiettivi di sostenibilità e tutela ambientale. Fino ad allora, il progetto attuale è, secondo loro, da archiviare.
Le segnalazioni delle associazioni sono state riassunte in 16 punti che di seguito riportiamo:
1)LA SITUAZIONE PREGRESSA: GLI OBBLIGHI DI V.I.A. E LA SANATORIA
La concessione provvisoria del 2007 per i pozzi doveva essere assoggettata a V.I.A. a suo tempo, cosa che non risulta. Se fosse così, l’attuale procedimento dovrebbe essere inquadrato anche come V.I.A. “a sanatoria” e “postuma”, con relative sanzioni.
2)LO STATO DEI POZZI SENZA CONCESSIONE
I proponenti riferiscono che per diversi pozzi sui quali si fonda il progetto non hanno la concessione. Tre di questi (“strada 17, strada 39 e strada 40“) non sarebbero attrezzati. Non si chiarisce, però, lo stato effettivo di utilizzo di altri due pozzi (Pozzo Giovenco a San Benedetto dei Marsi e Pozzo strada 27 a Ortucchio) con una portata complessiva di ben 420 l/s. Questi pozzi compaiono come “operativi” in una delle mappe depositate dai proponenti. E’ stata emunta acqua? Quanta? Per quale periodo?
Comunque anche per questi 5 pozzi, asseritamente presentati come realizzati nel 2008, avrebbero dovuto essere oggetto di procedura di V.I.A. a suo tempo. Quindi si tratta di un intervento per il quale il procedimento odierno deve essere considerato una V.I.A. “in sanatoria” e “postuma”.
3)IL CAMPO POZZI “VENERE”
Nel progetto il “Campo Pozzi Venere” (Pescina) viene indicato da ARAP-Consorzio come privo della concessione, cosa che le associazioni hanno fatto notare il 10 marzo scorso. A quel punto i proponenti il 28 marzo cambiano versione sostenendo in una nota di replica che “il campo pozzi di Venere è provvisto di autorizzazione di Derivazione provvisoria con relativi pagamenti dei canoni regolari;” senza però allegare alcuna copia del provvedimento concessorio. Lo stesso giorno, però, il progettista deposita ulteriori integrazioni tecniche in cui ripresenta lo schema in cui si dichiara l’inesistenza della concessione!
Tra l’altro a pag. 363 dello studio di impatto viene riportata una portata di estrazione dal campo pozzi di Venere di 260 l/s quando nello stesso docuimento a pagina 145 si sostiene l’esistenza di una portata ben maggiore pari a 519 l/s, confermata in una ulteriore nella tabella dello Stato di Fatto. A pag.384 per i 4 pozzi del Campo Venere si dichiara una portata massima complessiva di 491 l/s.
4)LE PORTATE DEI POZZI
Si rilevano forti discrasie anche nei dati dichiarati come portate da emungere. Ad esempio, la Tab. 10.3 riporta per i pozzi di Celano (strade 12, 13, 14 e 15) il dato di 70 l/s ciascuno mentre nella Tabella a pag.384 i pozzi hanno rispettivamente una portata massima di 100 l/s, 64,4 l/s, 85,65 l/s e 90,66 l/s. Il pozzo di strada 39 a Luco dei Marsi ha una portata di 60 l/s nella tabella 10.3 e di 112,5 nella tabella a pag.384. Il pozzo di strada 40 sempre a Luco ha una portata di 60 l/s nella tabella 10.3 e di 78 l/s nella tabella a pag.384.
Nella tabella dello stato di fatto del 1986 compaiono i pozzi denominati Strada 39 e Strada 40 che secondo la lettera di replica sarebbero invece risalenti come epoca di perforazione al periodo 2008-2009!
Tranne in un caso, la portata massima dei pozzi indicata per il 1986 è maggiore del contributo che dovrebbero dare nel progetto attuale. Inoltre sono riportati i dati di un numero di pozzi e piezometri di gran lunga superiore a quelli di progetto. In che stato sono questi ulteriori pozzi?
5)LA CORRISPONDENZA DEI POZZI TRA LE VARIE FASI TEMPORALI E DOCUMENTALI
Manca una chiara rappresentazione circa la corrispondenza dei pozzi citati nella Determina regionale di concessione provvisoria del 2007 con i pozzi inseriti nel nuovo intervento.
6)LO STATO DELLA DERIVAZIONE DAL FIUME GIOVENCO
A pag.360 si riporta che la concessione di derivazione di acqua superficiale dal Giovenco è scaduta nel 2017.
Però negli stessi documenti i proponenti sostengono dal Giovenco nel 2022, 2023 e 2024 sarebbe stata presa una “Portata massima erogata, con turnazione settimanale, 30 l/s.”.
Di quale acqua stiamo parlando (cioè quale origine ha questa acqua) visto che appunto si sostiene che la concessione è scaduta nel 2017?
Nei monitoraggi del 2024 si nota che nei mesi primaverili vi è un aumento di portata tra la sezione di monte e la sezione di valle, come è normale in qualsiasi corso d’acqua per via di contributi di acque affluenti, mentre nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre sono state registrate perdite di portata tra la stazione di monte e quella di valle, rispettivamente di 56 l/s, 34 l/s, 31,39 l/s e 35,43 l/s.
Tra l’altro è significativo che:
a) il proponente ammette un prelievo anche nel 2024;
b) il Fiume Giovenco nella sezione a monte secondo i monitoraggi aveva una portata di 201 l/s a luglio 2024, 168 l/s ad agosto 2024 e di 160 l/s a settembre 2024,
Rispettando il DMV, a luglio era teoricamente derivabile – se in possesso della concessione, ovviamente – solo 1 l/s; ad agosto 0 l/s; a settembre 0 l/s!
7)OBIETTIVO DEL PROGETTO VS REALTA’ DEI FATTI
A pag. 372 dello Studio di Impatto si legge:
“L’obiettivo ultimo è quello di una migliore integrazione tra le varie fonti di approvvigionamento, al fine di ridurre drasticamente il prelievo di risorsa dalle falde sotterranee; non si prevede, infatti, un aumento dell’emungimento rispetto all’attuale. La distribuzione dell’acqua di irrigazione prevista tramite rete in pressione comporterà netti benefici dovuti alla riduzione dei fenomeni di evapotraspirazione, di infiltrazione e di prelievo non autorizzato dai fossi irrigui, consentendo di incrementare sensibilmente la portata disponibile (di circa il 20-25%). Inoltre, si precisa che i prelievi andranno a verificarsi soltanto durante la stagione irrigua (aprile-settembre), prevedendo sistemi di accumulo durante i mesi invernali. Per quanto detto si stima un impatto non significativo sul sistema delle acque sotterranee.” (il neretto è già presente nel documento originale, ndr)
I dati dei monitoraggi e le stesse ammissioni dei proponenti dimostrano che l’intero fabbisogno sarà coperto dai pozzi nei mesi di scarsità di disponibilità idrica (e una parte assolutamente preponderante anche nei periodi “normali” a dispetto delle fuorvianti % riportate come quota di approvvigionamento da fiume e da sorgente).
E’ altrettanto inequivocabile che i proponenti intendono aumentare la quantità di acqua da pozzo (con +570 l/s) utilizzabile per il comprensorio irriguo dell’intero Fucino. Anche se si vuole restringere l’analisi al solo progetto attuale relativo alla rete a pressione su 5.100 ettari irrigui si evidenzia un aumento di almeno 450 l/s da pozzo.
Paradossalmente e forse involontariamente la frase sull’aumento della disponibilità appare finalmente ammettere che si capterà da pozzo di più rispetto ad oggi con un aumento del 37%. Tale maggiore disponibilità non verrà però dall’efficienza ma da un aggravio nell’estrazione da falda profonda, che è l’opposto dell’obiettivo dichiarato.
Infine non si comprende il riferimento ai “sistemi di accumulo durante i mesi invernali.” visto che le tre vasche di progetto hanno una capienza di alcune decine di migliaia di mc che corrispondono al consumo, se va bene, di un giorno (in realtà di una decina di ore). Quindi non vi è alcun accumulo invernale di carattere sostanziale.
8)IL CASO DEL TROPPO PIENO DEL LAGHETTO DI ORTUCCHIO
Nella Tabella 10.1 del nuovo S.I.A. che contiene l’elenco delle concessioni richieste per il progetto si inserisce una captazione da sorgente, con il nome di “Troppo pieno laghetto Ortucchio“. La portata indicata è di 250 l/s. In questa tabella la portata viene assegnata alla colonna “Comprensorio di Progetto – accumulo Venere“. Nella casella però viene indicata una nota con “0,00 l/s“.
A pag.118 del S.I.A. viene riportata questa frase “L’emergenza di Ortucchio, che dà vita all’omonimo laghetto, negli anni di rilevamento è risultata spesso asciutta, con una portata variabile da 0 a 10 L/s.”
Nella “Relazione conclusiva delle attività di monitoraggio dell’anno idrologico (primavera 2022 ÷ inverno 2023)” allegata allo studio non sono riportati dati per la sorgente del Laghetto di Ortucchio o al relativo troppo pieno.
Evidenziamo ulteriormente che l’ARTA richiese il monitoraggio della portata del troppo pieno del laghetto di Ortucchio.
Nonostante tutto ciò, nella successiva “Appendice 2 – Risultati prove di portata sorgenti e Fiume Giovenco” (da pag.88 in poi del documento), non vi è alcun riferimento alla sorgente di Ortucchio.
Insomma, la derivazione della sorgente del laghetto di Ortucchio è nel progetto o no? E, nel caso, dove sarebbero realmente queste portate visto che lo stesso S.I.A. evidenzia che spesso è asciutta e quando non lo è ha portate reali di 0-10 l/s?
9)IL DEFLUSSO DA GARANTIRE DALLE SORGENTI E LA VALUTAZIONE AMBIENTALE
A parte la questione della sorgente di Ortucchio, il progetto insiste nella volontà di captare le sorgenti Boccione e Restina (vedi tabella 10.1 e 10.3), per rilevantissime portate, rispettivamente di 113 l/s e 362 l/s, tranne poi ammettere il 28 marzo scorso che queste portate non saranno disponibili (una di queste sorgenti è del tutto scomparsa in un periodo del 2024!) e che si potrà captare al massimo una quantità variabile tra 20 e 85 l/s per la sorgente Boccione e 8-133 l/s per la sorgente Restina.
Pertanto la quota realmente disponibili dalle sorgenti è una frazione, meno della metà, di quella posta alla base del progetto. Poiché ci sarebbero anche impatti consistenti sulla biodiversità e sulla disponibilità di acqua dei canali, le associazioni ritengono inutile insistere con captazioni di queste sorgenti, a maggior ragione in assenza di bacini di raccolta nei periodi invernali.
10)ALTRE INCONGRUENZE
Per il pozzo P12 a pag.21 delle integrazioni è riportato un valore di portata di 320 l/s. Nella tab.10.3 del S.I.A. è indicato un valore di 200 l/s.
Per il pozzo Giovenco, P09, a pag.20 delle integrazioni è riportato un valore di portata di 250 l/s. Nella tab.10.3 del S.I.A. è indicato un valore di 220 l/s.
Nelle tabelle 10.1, 10.2 e 10.3 sono inclusi pozzi situati nel territorio di Avezzano (P01) e Luco dei Marsi (P16, P17 e P18). Su alcuni di questi pozzi sono state fatte anche prove di portata. Pertanto l’ambito territoriale indicato nel S.I.A. non corrisponde alla realtà perché non compaiono né Avezzano né Luco, enti peraltro neanche coinvolti nel procedimento.
A pag. 372 del S.I.A. si legge:
“La risorsa idrica sarà utilizzata sui terreni per USO IRRIGUI, sia per le aree che saranno servite dalle opere in PROGETTO sia per quelle relative ad altri COMPRENSORI, per una portata di prelievo massima di litri al secondo:
• Fiume Giovenco 600 l/s;
• Sorgente Restina 570 l/s;
• Sorgente Boccione 600 l/s;
• Sorgente Ortucchio 250 l/s;
• Pozzi 3.270 l/s“
La portata complessiva dei pozzi non è 3.270 l/s ma, stando a quanto riportato nella Tab.10.3, 3.340 l/s. Le portate dichiarate sono del tutto scollegate con la realtà dei monitoraggi e addirittura con la stessa portata richiesta!
Inoltre vi è ulteriore conferma che la portata del PAUR è più ampia rispetto a quanto dichiarato da un punto di vista del territorio interessato, anche per gli obblighi di comunicazione al pubblico.
11)L’EFFETTO CUMULO, IL BILANCIO IDRICO E IL PARERE DELL’AUTORITA’ DI DISTRETTO DELL’APPENNINO MERIDIONALE
a)L’autorità di bacino nel suo parere scrive testualmente che la tabella sulle portate disponibili da Giovenco, Sorgenti e Pozzi risulta “non supportata da adeguati dati di monitoraggio e da conseguenti analisi statistiche/idrologiche“.
Scrive inoltre che “le suddette considerazioni di bilancio della risorsa non risultano supportate da un adeguato monitoraggio quantitativo delle risorse idriche e neanche da studi aggiornati di bilancio idrico/idrologico/idrogeologico che tengano conto dei cambiamenti climatici in corso“.
Davanti a queste “insignificanti” (è ironico!) carenze che fa? Rilascia parere favorevole con la prescrizione di elaborare un modello di bilancio Idrologico, idrico, idrogeologico specifico della Piana del Fucino in grado di evidenziare le reali potenzialità delle fonti di approvvigionamento nelle diverse situazioni di criticità”. Quindi prima si spendono i soldi, poi si vede se il bilancio idrico consente il suo funzionamento! Le associazioni hanno chiesto all’Autorità la revoca in auto-tutela del parere.
b)Ad aggravare ulteriormente il quadro, la totale assenza di dati concernenti l’effetto cumulo negli elaborati progettuali nonché nelle integrazioni. Quanti pozzi privati/pubblici sono attualmente autorizzati nel territorio del Fucino? Con quali portate complessive per i diversi usi?
c)A conferma della rappresentazione fuorviante operata dai proponenti, il parere è stato reso solo su una parte del progetto senza tener conto di tutti gli altri aspetti e senza rilevare tutte le incongruenze da noi dimostrate.
12)LO STATO DEL FIUME GIOVENCO
La condizione ambientale del Fiume Giovenco è critica. Nonostante ciò vogliono captare, cioè togliere acqua a un fiume sofferente, ben 600 l/s, sostenendo che non ci saranno effetti sul fiume.
Quale logica supporta tali convinzioni visto che lo stato di criticità è già attuale senza la derivazione proposta dal consorzio?
Il calcolo del Deflusso Minimo Vitale per fiumi che già oggi non rispondono – ripetiamo, a portata piena o quasi – agli obiettivi di qualità fissati a livello comunitario è del tutto inutile e fuorviante, come abbiamo fatto notare più volte alla regione Abruzzo.
In più si aggiunga che il regime idrologico, come testimoniano gli stessi dati dei proponenti, è oggi totalmente diverso da quello rappresentato, per giunta per via indiretta, dal Piano di Tutela delle Acque della Regione del 2010 che ha fissato in 200 l/s il DMV. Nell’estate del 2024 la portata del fiume Giovenco era già naturalmente sotto il DMV!
Il valore del DMV già inattendibile allora, come abbiamo avuto modo di osservare a suo tempo: oggi è completamente superato dai fatti e dagli stessi dati.
E’ il caso di prenderne atto.
13)ALTERNATIVE: COLTURE MENO IDROESIGENTI
E’ sconcertante che non vi sia alcuna analisi delle alternative delle colture diverse con cui sostituire quelle attuali per ridurre il fabbisogno idrico.
Addirittura l’analisi agronomica nello studio si è limitata alle 4 colture attualmente più coltivate: patata, carota, cipolla e mais (quest’ultima una delle colture in assoluto più idro-esigenti). Un approccio di questo genere deve far parte integrante delle analisi delle alternative progettuali, agendo sulla domanda e non sull’offerta di acqua.
14)LA VERIDICITA’ DI QUANTO AFFERMATO NEL S.I.A.: LA QUESTIONE DELLE PERCENTUALI E NON SOLO
Consorzio e ARAP hanno posto alla base del progetto il fatto che il 21% del fabbisogno sarà soddisfatto da acqua di sorgente e il 15% da acqua del fiume. Con ogni evidenza, i dati contenuti nel progetto smentiscono la veridicità di tale rappresentazione.
15)VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI TRASPARENZA E PARTECIPAZIONE
Il progetto è stato integrato a febbraio 2025 ma per problemi tecnici del sito della regione la modalità di pubblicazione secondo le associazioni ha violato il diritto all’informazione e alla trasparenza, tanto che è passata del tutto inosservata nonostante l’attenzione manifestata plurime volte da parte della cittadinanza.
16)VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI ARCHIVIAZIONE/DOPPIO PROPONENTE
Lo stesso dicasi sugli obblighi di archiviazione non rispettati dagli uffici regionali a seguito del mancato rispetto da parte di ARAP e Consorzio dei termini perentori previsti dalla legge per depositare le integrazioni.
Inoltre si segnala l’irritualità di un doppio proponente per un progetto che, se approvato, comporta anche l’assegnazione di concessioni ultradecennali e la responsabilità verso una pluralità di soggetti per tutti gli adempimenti successivi che ovviamente non possono che essere a capo ad un unico soggetto e non a due per una chiara ripartizione di diritti ed impegni, anche in caso di eventuali future contestazioni, di ogni genere, da quelle amministrative a quelle penali.