29 Aprile 2025 - 11:02:02

di Redazione

«Pur riconoscendo l’importanza della conferenza di Kobe, come Comitato Scuole Sicure L’Aquila e Commissione Oltre il Musp critichiamo la narrazione del Comune dell’Aquila. Come può L’Aquila vantare una esperienza unica di gestione integrata dell’emergenza e della rigenerazione urbana” quando, a 16 anni dal sisma, migliaia di studenti sono ancora in scuole con bassi indici di vulnerabilità, in Musp o edifici non adeguati sismicamente? Quale vera “rinascita” ignora la sicurezza dei giovani?»

Lo scrivono in una nota il Comitato scuole sicure e la Commissione Oltre il Musp, in riferimento alla partecipazione dell’Aquila, come unica rappresentante italiana, alla Global Conference of Disaster Risk Reduction and Regeneration of Cities di Kobe, in occasione del trentennale del sisma che la colpì tragicamente nel 1995.

I comitati peraltro nei giorni scorsi hanno inviato agli organizzatori della conferenza un dossier dettagliato relativo alla condizione delle scuole pubbliche aquilane, a sedici anni dal devastante terremoto del 6 aprile 2009.

«I pilastri citati (innovazione, formazione, cultura, turismo) sono vuoti senza la sicurezza scolastica, senza scuole vere. Parlare di rigenerazione tacendo sulla vulnerabilità sismica delle scuole e senza un piano chiusura dei MUSP è fuorviante. Mentre si ammira l’impegno giapponese, all’Aquila persistono ritardi cronici nella ricostruzione scolastica. La sottoscrizione della “Kobe Global Conference Declaration” esige azioni concrete qui a L’Aquila, oggi: la resilienza si costruisce con scelte quotidiane, non solo con conferenze», aggiungono i comitati.

«Invitiamo chi ha rappresentato L’Aquila alla conferenza di Kobe a non limitarsi a “raccontare” un’immagine ideale, ma a realizzare iniziative reali con scuole vere e scuole sicure. In questo contesto auspichiamo caldamente che il Sindaco abbia imparato dal Giappone e possa replicare anche qui le iniziative per aumentare la consapevolezza del rischio soprattutto tra i bambini che ha osservato in Giappone. Solo allora si potrà parlare di modello aquilano, altrimenti citare la “consapevolezza del rischio” suona solo come una battuta di cattivo gusto», conclude.