08 Maggio 2025 - 16:55:35
di Tommaso Cotellessa
La notizia del ritrovamento senza vita di due cuccioli di orso annegati nel lago di Colle Rotondo, nel territorio del Comune di Scanno, ha suscitato sgomento e indignazione. Ma allo sconcerto si aggiunge la rabbia di chi, da anni, denunciava la pericolosità di quell’invaso artificiale per la fauna selvatica.
A farsi sentire con una dura nota è l’associazione Salviamo l’Orso, che accusa l’amministrazione comunale di «ignavia e noncuranza nei confronti del patrimonio naturale che li circonda».
Secondo quanto dichiarato dall’associazione, il rischio di annegamento per gli animali selvatici era stato più volte segnalato negli ultimi quattro anni, senza ottenere risposte concrete. Nel 2021, Salviamo l’Orso aveva tentato di mettere in sicurezza il bacino installando quattro rampe in metallo – una per ciascuna sponda – agganciate ai pali residui della recinzione perimetrale in legno e rete, ritenuta insufficiente a impedire lo scavalcamento da parte di orsi e altri animali.
Tuttavia, le rampe erano state danneggiate dal gelo e dalla neve nel corso del primo inverno, rendendole inutilizzabili. Da luglio 2022, l’associazione aveva quindi proposto la realizzazione di una robusta recinzione metallica alta circa 3 metri, interrata e con parte sommitale piegata verso l’esterno (paragatti), idonea anche a prevenire incidenti con gli esseri umani.
Le interlocuzioni con il Comune, racconta l’associazione, sono state difficili e spesso improntate a un atteggiamento «supponente e volto a evitare ogni spesa». Nonostante ciò, grazie ai fondi del progetto LIFE Bear-Smart Corridors, Salviamo l’Orso mise a disposizione 8.000 euro, offrendo una copertura parziale dei costi. Ma anche dopo un anno di solleciti, nulla era cambiato. Il Comune avrebbe persino richiesto un ulteriore contributo per procedere con l’intervento.
Nel tentativo di sbloccare la situazione, Salviamo l’Orso coinvolse anche Rewilding Apennines, riuscendo a raccogliere complessivamente 14.000 euro. A ottobre 2023, l’offerta venne formalizzata all’amministrazione, che però – secondo la denuncia – non diede seguito all’intervento. Anche il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) si era dichiarato disponibile a contribuire economicamente, nonostante il bacino si trovi fuori dai confini del parco.
«Ancora una volta – scrive l’associazione – ci siamo trovati a combattere contro chi parla di orsi solo per attirare turisti, sfruttando la natura come trofeo da esibire, ma poi si sottrae all’azione concreta».
Salviamo l’Orso sottolinea che il problema non riguarda solo Scanno: negli ultimi anni, insieme ad altre realtà, ha contribuito a mettere in sicurezza più di venti vasche e pozzi dismessi. In uno di questi interventi, l’associazione Rewilding Apennines è persino finita sotto inchiesta per presunto danneggiamento di una vasca inutilizzata nel Parco Regionale Sirente-Velino, a riprova – secondo gli attivisti – delle difficoltà incontrate da chi agisce per il bene comune.
Il magro auspicio degli attivisti che è tale drammatico episodio funga da monito e possa smuovere le coscienze portando all’immediata messa in sicurezza delle vasche rimaste aperte e accessibili in altri luoghi di queste montagne