06 Giugno 2025 - 17:16:05

di Redazione

Narrazioni, spazi, movimenti e relazioni in tessuto: è True Colors. Tessuti: movimento, colori e identità, la mostra che dal 7 giugno al 16 novembre 2025 animerà il MAXXI L’Aquila, curata da Monia Trombetta con Chiara Bertini, Fanny Borel, Donatella Saroli e Anne Palopoli per le performance.

La mostra prende spunto dalle opere della Collezione del MAXXI e raccoglie prestiti e nuovi lavori realizzati per l’occasione che entrano in dialogo con le sale barocche di Palazzo Ardinghelli, sede del museo, attivando nuove relazioni e connessioni.

Il tessuto è espediente per indagare differenti approcci portando in mostra proposte realizzate, dal 2000 a oggi, da artisti internazionali di varie generazioni. Tecniche di lavorazione, trame, intrecci e colori sono visibili nelle opere selezionate, da quelle che derivano dalle sperimentazioni su fibre e tessuti alle installazioni ambientali e site-specific, fino ai progetti partecipativi e performativi. La mostra esplora molteplici ricerche: da fili, fibre e stoffe ad arredi, abiti e personaggi. In alcuni il tessuto è mezzo espressivo per raccontare e riflettere sulla tradizione e su questioni politiche, sociali e di genere; in altri esso diventa seduta, arredo e costume, di scena o da indossare, con l’obiettivo di attivare una modalità di fruizione partecipata. Nel periodo di apertura, i visitatori potranno interagire attraverso performance, workshop e formazione creativa, occasioni di riflessioni che dal locale e dalla tradizione si estendono oltre i confini nazionali e al domani.

True Colors. Tessuti: movimento, colori e identità è realizzata con il sostegno di CdP – Cassa Depositi e Prestiti e con il Patrocinio del Comune dell’Aquila.

Emanuela Bruni, Presidente Fondazione MAXXI: «Inaugurare la mia prima mostra da Presidente al MAXXI L’Aquila ha per me un significato speciale: True Colors è una mostra che parla di legami, e questo museo è il simbolo del legame profondo tra il MAXXI e la città. Il MAXXI L’Aquila è un presidio culturale nel cuore di una città che rinasce attraverso la creatività e il sapere. True Colors intreccia memoria e futuro, locale e globale, arte e partecipazione. È un omaggio all’identità, alla trasformazione, alla forza creativa delle persone e dei luoghi. C’è una perfetta armonia tra il museo e la città, che questa mostra celebra con grande sensibilità».

Francesco Stocchi, Direttore Artistico MAXXI: «Questa mostra è un viaggio corale tra memoria e visione, dove le opere, molte delle quali nate dal dialogo con il territorio e la sua storia, trasformano Palazzo Ardinghelli in un organismo vivo. Attraverso la pluralità di linguaggi e prospettive, il museo rinnova il suo impegno a essere spazio di confronto, partecipazione e rigenerazione culturale».

Monia Trombetta, Direttore ad interim MAXXI Arte e Curatrice: «La selezione delle opere in True Colors parte dalla collezione MAXXI. Le prime suggestioni arrivano quindi dal cuore del museo e dalle ultime acquisizioni di lavori in tessuto. Da qui e dal riconoscimento della centralità del tessuto nelle ricerche artistiche sono nati i dialoghi che hanno determinato la selezione delle opere in prestito e le nuove produzioni che speriamo possano ancora arricchire il patrimonio pubblico. Ma soprattutto True colors trae ispirazione dal territorio e dal contesto e i numerosi progetti che lo compongono si basano sulle relazioni con il pubblico e le comunità».

La corte a esedra del MAXXI L’Aquila ospita Towards Tomorrow dell’artista finlandese Kaarina Kaikkonen, parte della collezione MAXXI dal 2012 e oggi ripensata per gli spazi barocchi di Palazzo Ardinghelli. L’installazione, composta da abiti da bambino usati e donati, è una poetica e potente opera collettiva che affonda le radici nel passato e guarda al futuro.

Sullo scalone di ingresso, accoglie il visitatore Girigogolo (2024), misteriosa figura di Jacopo Belloni, presente in mostra anche con L’Orso Stralunato – 2024. Attraverso l’ibridazione di tecniche artigianali eterogenee, l’artista realizza sculture antropomorfe che “rigettano uno stato di euforica performatività, preferendo gesti inoperosi e annoiati, indecisi se essere vivi o inerti”.

Nella prima delle tre grandi sale del piano nobile si apprezza il dialogo fra il Turbante (2014) di Isabella Ducrot, i Bottari (2004) di Kimsooja e Untitled (Checkers) (2024) di Yto Barrada. Seguono Brumas (2014) di Olga de Amaral, composizioni tridimensionali con cui l’artista, figura cardine della fiber art internazionale, continua la sua ricerca sul colore e sulla definizione dello spazio architettonico attraverso il tessuto. Nella sala della Voliera, la più ampia del museo, l’installazione site-specific Share, but it’s not fair (2012) di Paola Pivi crea un disegno tridimensionale di forme e ombre che modifica lo spazio attraverso un fitto ricamo sospeso in aria.

Il percorso prosegue con Let Me Mend Your Broken Bones (2025) realizzato per l’occasione da Dana Awartani. Il rammendo è utilizzato per riparare e curare strappi che riproducono, su teli di seta, le lesioni e i cedimenti subiti da Palazzo Ardinghelli durante il sisma del 2009.

Nella sala adiacente i Gelatin con Vorm Fellows Attitude (2018) invitano il visitatore a esplorare nuove identità vestendo i costumi in mostra e scegliendo una nuova pelle con la quale potersi relazionare con opere e persone.

Più avanti, il lavoro a parete Ocean, Mother and Life (2015) di Abdoulaye Konaté offre una ricca gamma di colori, dal bianco al blu scuro dei Tuareg, che sembra quasi prendere vita e instaura una connessione con le opere di “patchworking concettuale” di Sanford Biggers, che coniugano cultura classica e africana, e con la tela di Hassan Musa realizzata utilizzando tecniche dell’artigianato tradizionale e pratiche contemporanee.

Cambio di atmosfera nella sala successiva interamente dedicata alla nuova serie di banner, Protest Forms: Memory and Celebration (2025), di Marinella Senatore che ha raccolto, con una open call alla comunità aquilana, frasi, motti, poesie, canzoni, messaggi di empowerment poi selezionati e rielaborati in forma visuale.

Proseguendo, la scultura antropomorfa di Invisible man (2018) di Yinka Shonibare evoca, con il suo abbigliamento e la posa in cammino, il tema delle migrazioni e del viaggio ed entra così in risonanza con la Constellation Amphibienne di Sheila Hicks che gioca con tessuti e filati e crea una superficie scultorea.

A seguire, Etna project (2001) di Claudia Losi, progetto collettivo realizzato con il coinvolgimento di sedici donne del Perù e del Marocco, utilizza l’eruzione del vulcano Etna del 1982 come espediente per raccontare con il ricamo le trasformazioni individuali.

Nei due ambienti successivi, Alex Cecchetti e Adelaide Cioni propongono installazioni immersive. Il primo, in Come la luna si vede a volte in pieno giorno (2021), crea una situazione di straniamento tenendo sospese gonne da derviscio dipinte a mano in un ambiente sonoro in cui un coro evoca i suoni del cosmo. Nell’installazione di Adelaide Cioni, invece, il visitatore entra in relazione diretta e immediata con forme geometriche basilari e con i loro possibili significati. Le opere realizzate con scarti e residui tessili da Marion Baruch introducono all’ultima sala dove la grande opera di Rosemarie Trockel del 2002, appartenente alla serie delle pitture a maglia a cui l’artista lavora sin dai primi anni ’80, è in relazione con Diwans (2000) di Franz West – artista presente con i suoi arredi anche in altri luoghi della mostra – concepito per essere utilizzato dal pubblico che diventa performer e parte complementare dell’opera.

La mostra True Colors. Tessuti: movimento, colori e identità verrà attivata per tutta la sua durata da performance, laboratori, incontri di public program e un calendario di proiezioni cinematografiche che richiamano i contenuti della mostra. L’ispirazione è rafforzata dal contesto della cultura abruzzese che trova nell’arte tessile una delle sue espressioni identitarie.

Il giorno dell’opening, Adelaide Cioni propone Five Geometric Songs, un intervento performativo in cui motivi geometrici astratti si trasformano in ritmo attraverso cinque costumi disegnati dall’artista e animati da altrettanti danzatori su musiche di Dom Bouffard. Il 19 giugno Harriet Riddell sarà presente all’Aquila nell’ambito del progetto InStichYou che la porta a cucire in luoghi insoliti catturando, attraverso la tecnica del ricamo free motion, l’ambiente che la circonda e le persone che incontra.

Sono poi previste nei prossimi mesi le performance di Silvia Gribaudi  e Adriano Bolognino oltre ai laboratori curati dagli artisti Jacopo Belloni e da Claudia Losi e proposte in collaborazione con realtà del territorio.