16 Giugno 2025 - 18:47:02

di Vanni Biordi

Si alza il sipario su una questione cruciale per il futuro della sanità aquilana: la condizione dei lavoratori precari impiegati tramite cooperative nella ASL della provincia dell’Aquila. Un tema delicato e, purtroppo, ancora irrisolto, che merita la massima attenzione da parte di istituzioni, cittadini e operatori.

L’incontro pubblico, che si è tenuto nell’aula “Dal Brollo” dell’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila, promosso congiuntamente da Anaao-Assomed L’Aquila e Fesica-Confsal L’Aquila, ha rappresentato un’opportunità fondamentale per accendere i riflettori su questa urgenza. Non si tratta solo di difendere i diritti di centocinquanta lavoratori, ma di salvaguardare la stabilità e l’efficienza del nostro sistema sanitario. Questi professionisti, infatti, sono figure essenziali che contribuiscono quotidianamente al buon funzionamento dell’ospedale e dei servizi territoriali.

Le voci che si sono levate durante l’incontro, tra cui quelle di Loreto Lombardi, segretario aziendale Anaao-Assomed L’Aquila e primario di Chirurgia e diagnostica endoscopica, hanno ribadito con forza un concetto inequivocabile: la stabilizzazione e la piena valorizzazione di queste professionalità non sono più rinviabili. È inaccettabile che lavoratori che dedicano le proprie energie e competenze alla salute pubblica debbano vivere nell’incertezza del proprio futuro occupazionale.

«Qualche anno fa noi avevamo indicato la strada difficile, ma comunque percorribile, della società in house – dichiara Lombardi -. Ora diventa problematico tutto questo, perché c’è il concorso e, quindi, ci sarà lo scorrimento della graduatoria. La mia paura è che la gente che ha lavorato qui per 20 anni come precario poi possa restare a casa. Qui conosco molta gente in cui lavorano due persone a famiglia, moglie e marito, e lasciare una famiglia senza lavoro diventa davvero eticamente e moralmente non perseguibile».

Il precariato, oltre a generare ingiustizia sociale, rappresenta un freno alla crescita e allo sviluppo. Un personale demotivato e insicuro non può esprimere appieno il proprio potenziale, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini. La sanità ha bisogno di certezze, di investimenti nelle risorse umane e di un riconoscimento tangibile per chi opera in prima linea.

Questo incontro deve essere il punto di partenza per un’azione decisa e coordinata. È giunto il momento che le istituzioni preposte si assumano le proprie responsabilità e forniscano risposte concrete e immediate. Salvare questi centocinquanta lavoratori dalla disoccupazione non è solo un imperativo etico, ma una scelta strategica per garantire la continuità e la qualità dei servizi sanitari nella nostra regione.

La comunità aquilana, insieme con gli operatori sanitari e con gli organi di informazione, deve continuare a fare pressione affinché questa battaglia per la giustizia e l’efficienza venga vinta. Il futuro della nostra sanità passa anche dalla stabilizzazione dei suoi pilastri: i lavoratori precari.