18 Luglio 2025 - 16:16:08
di Martina Colabianchi
«Che l’uso irriguo venga dopo quello potabile non lo diciamo noi, ma la legge».
Coldiretti L’Aquila torna a intervenire sulle nuove e drammatiche restrizioni all’uso dell’acqua nei campi del Fucino in questi giorni di siccità, chiamando in causa, questa volta, il Testo unico dell’Ambiente.
Secondo quanto previsto dalla normativa, “nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo ivi compresa l’attività di acquacoltura”.
Un principio posto al centro della lettera inviata al Genio Civile, con la quale Coldiretti chiede di conoscere nel dettaglio la situazione e di avviare una riflessione più ampia sulla reale distribuzione della risorsa idrica nel Fucino.
In una nota, Coldiretti L’Aquila solleva alcune domande: «Perché in situazioni di particolare siccità il settore agricolo deve essere quello maggiormente penalizzato? E quanto acqua viene assunta dagli altri comparti?».
«Non intendiamo fare la guerra tra settori produttivi, quanto piuttosto conoscere le norme e gli accordi rivedendo le effettive priorità – dice Alfonso Raffaele, presidente Coldiretti L’Aquila – È ora di finirla di additare il comparto agricolo fucense come l’unico che assorbe acqua in modo indiscriminato».
«Bisogna fare chiarezza – conclude il presidente – e garantire il rispetto delle leggi esistenti salvaguardando, come stabilisce la legge, gli interessi dell’agricoltura che, seppur osannata nei discorsi d’occasione, subisce troppo spesso il peso di restrizioni fortemente penalizzanti, spesso conseguenza di pregiudizi antichi e ormai inattuali».