25 Luglio 2025 - 15:18:35

di Vanni Biordi

Il Consiglio regionale abruzzese si prepara a un voto importante martedì prossimo, che rischia di segnare un passo falso nelle politiche del lavoro della Regione. All’ordine del giorno c’è la proposta di legge per l’istituzione dell’Agenzia regionale per il Lavoro, un’iniziativa promossa dalla giunta di centrodestra e firmata dall’assessora Tiziana Magnacca. Un progetto che, nelle intenzioni, dovrebbe portare innovazione e risposte alla crisi occupazionale, ma che, secondo l’opposizione e diverse voci critiche, si configura come un’operazione superflua, costosa e inefficace, più orientata all’occupazione di spazi che alla risoluzione dei problemi reali.

E allora, cos’è? È una promessa vuota o una strategia confusa?

La maggioranza dipinge l’ARAL come la chiave per un nuovo approccio alle politiche attive del lavoro. Eppure, a un’analisi più attenta, emergono forti perplessità. Il Movimento 5 Stelle, in particolare, si è fatto portavoce di un dissenso netto, definendo l’agenzia come una scelta «inefficace, non condivisa con i lavoratori né con i territori, e priva di una visione concreta». Il nocciolo della critica risiede nella percezione che, anziché rafforzare le strutture esistenti e investire dove realmente serve, Centri per l’Impiego, formazione, incontro domanda-offerta, si preferisca creare una nuova entità amministrativa.

Come sottolineato dalla Consigliera regionale Erika Alessandrini (M5S), «Questa proposta non risolve alcun nodo strutturale. Si continua a costruire sulla sabbia, aggiungendo livelli organizzativi anziché rafforzare ciò che esiste». Le sue parole dipingono un quadro desolante dei Centri per l’Impiego, da anni alle prese con carenza di risorse, personale e strumenti digitali. La creazione di una nuova agenzia, in questo contesto, suona come una soluzione che aggira il problema anziché affrontarlo di petto.

Altra domanda da porsi: occupare spazi o risolvere problemi? I dubbi del M5S

Il capogruppo M5S in Consiglio regionale, Francesco Taglieri, non usa mezzi termini: «La destra ha altri obiettivi: occupare spazi, non risolvere problemi». Questa affermazione tagliente riassume la preoccupazione che l’ARAL sia una mossa politica piuttosto che una risposta concreta ai bisogni dei cittadini abruzzesi. Il Movimento 5 Stelle ha tentato di «correggere un impianto debole», proponendo emendamenti volti a garantire la tutela del personale dei Centri per l’Impiego e a introdurre una clausola valutativa vincolante. Quest’ultima, in particolare, prevede una verifica di efficacia dell’ARAL entro due anni dalla sua costituzione, con un report pubblico su costi, risultati e impatto reale. Una richiesta sensata, volta a prevenire l’ennesimo spreco di denaro pubblico senza risultati misurabili. Ma la sensazione, come espresso da Taglieri, è che «questo sia un intervento pensato più per distribuire ruoli che per rispondere ai bisogni delle persone».

Sorge il dubbio che possa essere un contesto preoccupante, per disoccupazione, NEET e Centri per l’Impiego al collasso

La situazione socio-economica in cui si inserisce la discussione sull’ARAL rende le perplessità ancora più pressanti. I numeri parlano chiaro: oltre 116.000 richieste di NASpI in Abruzzo nel 2024, e oltre 9.000 nuove domande di disoccupazione nel primo trimestre 2025. Aumentano anche i NEET, i giovani che non studiano e non lavorano, un segnale allarmante per il futuro della regione. E in questo scenario, i Centri per l’Impiego, che dovrebbero essere il fulcro delle politiche attive, restano «sottodimensionati e con strumenti insufficienti».

Alessandrini e Taglieri sono lapidari: «Se davvero la Giunta Marsilio volesse affrontare la crisi del lavoro, partirebbe da qui. Ma creare una nuova agenzia senza affrontare il nodo delle risorse, della formazione e della domanda produttiva è solo un modo per rimandare le soluzioni».

Si tratta di un’operazione sbagliata nel merito e nel metodo?

L’istituzione dell’ARAL, così come proposta, appare come un’operazione profondamente sbagliata, sia nel merito che nel metodo. Nel merito, perché non affronta le radici dei problemi del mercato del lavoro abruzzese: la frammentazione, la precarietà, la carenza di formazione e il sottodimensionamento dei Centri per l’Impiego. Si aggiunge un livello burocratico inutile, con costi annessi, senza un reale beneficio per i lavoratori e le imprese. Nel metodo, perché la proposta è stata elaborata «in fretta, senza dialogo con i lavoratori, i sindacati o i comuni», come sottolineato dal M5S. Un approccio calato dall’alto che non tiene conto delle reali esigenze del territorio e rischia di generare l’ennesimo esperimento sbagliato, senza risultati e senza controllo. Secondo i pentastellati l’Abruzzo ha bisogno di politiche per il lavoro che funzionino davvero, non di nuove strutture pensate per motivi che nulla hanno a che vedere con l’interesse collettivo. Il voto di martedì sarà «un banco di prova per capire se la Regione Abruzzo intende affrontare i problemi seriamente o preferisce percorrere la via più semplice e meno efficace».