10 Agosto 2025 - 09:33:46

di Beatrice Tomassi

Il dissesto idrogeologico è al centro del rapporto ISPRA presentato lo scorso 30 luglio a Roma, nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il triennio 2022-2024, range di tempo sul quale si è concentrato l’indagine, è stato segnato da eventi idro-meteorologici di eccezionale intensità, sicuramente anche a causa dei cambiamenti climatici che stanno amplificando il rischio derivato da piogge intense e concentrate anche su territori storicamente meno esposti.

Ed ecco che in Italia aumentano del 15% le aree “pericolose”. Si pensi che nel solo 2024, il 94,5% dei comuni è stato considerato a rischio frana, alluvione, erosione costiera o valanghe.

All’Abruzzo non va molto meglio. La regione si classifica tra quelle con maggiore superficie classificata a pericolosità elevata o molto elevata (in relazione alla sua estensione) e, di conseguenza, anche tra quelle con il numero più elevato di abitanti a rischio frane rispetto ai residenti. In percentuale, questo si traduce nel 23% della regione e nel 7,3% della popolazione.

Scendendo nei dettagli provinciali, la triste maglia nera va al chietino. Qui le aree che destano più preoccupazioni corrispondono al 22,5% del territorio. Seguono Pescara (16,6%), Teramo (15,8%) e L’Aquila (11,4%).

Anche sul fronte della percentuale di popolazione a rischio la prima risulta Chieti (7,4%), seguono le zone dell’aquilano (5,7), del teramano (3,9) e del pescarese (2,9).

Se infine prendiamo in considerazione il numero di comuni, sono dodici le Regioni e Province Autonome italiane che hanno il 100% dei comuni interessati da aree a pericolosità da frana, idraulica media erosione costiera e/o valanghe. Tra queste, compare anche l’Abruzzo.

«Nel nostro Paese e in Abruzzo aumenta la superficie del territorio a rischio idrogeologico, e il governo taglia le risorse per la prevenzione e la protezione da frane, alluvioni e dissesto. Una scelta che oltre che preoccupante appare insensata».

Lo dichiara Angelo Radica, presidente di ALI Abruzzo.

Radica prosegue: «Le aree a rischio frana sono cresciute in Italia del 15 per cento nel periodo 2021 – 2024. Emerge dal quarto rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico: l’estensione delle superfici interessate è passata dai 55.400 chilometri quadrati del 2021 ai 69.500 chilometri quadrati del 2024, pari al 23 per cento del territorio nazionale. Secondo le rilevazioni aggiornate al 2024 il 94,5 per cento dei comuni italiani è a rischio frana, alluvione, erosione costiera o valanghe. Gli abitanti coinvolti sono 5,7 milioni. E il governo cosa fa? Riduce le risorse per Province e Comuni. Secondo i calcoli di Ance ammontano a oltre 6,5 miliardi di euro i tagli alla manutenzione del territorio per il periodo 2025 – 2034, una buona parte dei quali (673 milioni di euro, per la precisione), sono concentrati nel triennio 2025 – 2027. Si tratta di fondi a disposizione dei Comuni per esigenze tra cui la messa in sicurezza di scuole, strade ed edifici pubblici, e tutti piccoli interventi comunque legati alla manutenzione del territorio».

Il presidente di ALI Abruzzo sottolinea che «questi tagli non sono sostenibili, soprattutto per i Comuni. Chiediamo al governo e alla maggioranza di ripristinare i fondi, altrimenti si rischia di non avere a disposizione le risorse nemmeno per le manutenzioni ordinarie, aggravando la già critica situazione della tutela del territorio che potrebbe portare, in caso di calamità, a spese maggiori di quelle necessarie per la prevenzione. Investire in prevenzione conviene: secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di Bilancio mantenendo l’attuale programmazione di spesa l’impatto delle conseguenze del cambiamento climatico potrebbe raggiungere 5,1 punti percentuali del Pil (oltre 100 miliardi) entro il 2050. Al contrario, con politiche efficaci e coordinate a livello globale volte al raggiungimento della neutralità carbonica, l’impatto potrebbe essere contenuto a 0,9 punti di Pil: una riduzione di oltre cinque volte».