08 Agosto 2025 - 12:01:46

di Tommaso Cotellessa

La vicenda legata alla nomina del Comandante della Polizia Municipale dell’Aquila arriva ai vertici più alti dello Stato.

I consiglieri comunali di opposizione, Enrico Verini e Gianni Padovani, hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e alla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, chiedendo chiarezza e un autorevole intervento su quella che definiscono «una vergogna nazionale per l’Abruzzo» e una «grave deriva anticostituzionale».

Il tema è tornato al centro del dibattito dopo l’approvazione, durante l’ultima lunga seduta del Consiglio regionale abruzzese, di un emendamento alla legge regionale n. 42/2013 (Norme in materia di Polizia amministrativa locale), presentato dai consiglieri di maggioranza Verrecchia, Mannetti e Scoccia.

L’emendamento introduce la possibilità, nei comuni privi di personale di polizia locale con qualifica dirigenziale, di conferire l’incarico di Comandante ad altro dirigente dell’ente, anche ad interim, oppure a un dirigente Comandante di un altro comune tramite lo strumento dello scavalco condiviso.

Per Verini e Padovani si tratta di «un vergognoso emendamento» che umilia gli operatori della polizia municipale dei comuni abruzzesi e «distrugge alla radice l’attuale normativa in materia».

«Con 10 righe di emendamento, pure molto mal scritto, si sono distrutti decenni di civiltà giuridica e si è riportato il Corpo della Polizia Locale all’epoca dei Podestà fascisti che nominavano monocraticamente il capo della gendarmeria municipale», scrivono, chiedendo alla Regione Abruzzo il ritiro in autotutela del provvedimento.

Secondo i due consiglieri, il testo avrebbe carattere ad personam, coincidente con il commissariamento disposto dal TAR sul Comune dell’Aquila, e violerebbe sia la legge nazionale n. 65/1986 sia il principio costituzionale della separazione dei poteri.

«Definire l’emendamento istituzionalmente indecente è riduttivo. È semplicemente osceno, di inaudita gravità, perché umilia le divise dei comuni di tutto l’Abruzzo, colpendo al cuore il punto cardine della legge 65/1986», sostengono.

Nella lettera si evidenzia che la normativa speciale sulla Polizia Municipale — ampiamente riconosciuta dalla giurisprudenza — garantisce terzietà e autonomia del Corpo, caratteristiche indispensabili per un corretto svolgimento delle funzioni. Il rischio, spiegano, è che la nomina del Comandante finisca nell’«alveo fiduciario del sindaco», in contrasto con le norme che richiedono un vertice dotato non solo delle competenze specifiche, ma anche delle qualifiche di ufficiale di polizia giudiziaria, agente di polizia stradale e ausiliario di pubblica sicurezza.

«Un Comandante privo di competenze specifiche non sarebbe in grado di coordinare operatori e ufficiali del Corpo, né sarebbe credibile per le autorità di pubblica sicurezza. Insieme a lui, verrebbero delegittimati e dequalificati tutti i suoi collaboratori», scrivono.

Per Verini e Padovani, il Corpo di Polizia Locale deve restare una risorsa per i comuni e per la collettività, «mentre nella miope visione del Comune dell’Aquila e della Regione Abruzzo, evidentemente, deve essere solo un’appendice muta del potere politico pro tempore».

Concludono chiedendo alle più alte cariche dello Stato di verificare il provvedimento sotto il profilo del merito e della costituzionalità, «nella speranza di eliminare questa macchia e restituire dignità e serenità agli operatori della Polizia Locale di tutto l’Abruzzo».