23 Maggio 2023 - 10:35:28
di Tommaso Cotellessa
La vicenda dell’attacco hacker alla Asl1, lo abbiamo detto e scritto molto volte, non rappresenta un elemento circoscritto, ma è espressione dei limiti e delle mancanze della sanità locale. Quella che è stata definita come la punta i iceberg, per alcuni versi, rappresenta anche il pettine a cui pian piano giungono tutti i nodi.
Uno di questi nodi in maniera provocatoria vuole far cadere il velo di omertà che aleggia sulla tematica dell’interruzione volontaria di gravidanza ed in particolare sui numeri relativi agli obiettori di coscienza all’interno della ASL 1.
A farsi carico di questa campagna per la raccolta dati, volta a conoscere la reale condizione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nel territorio aquilano, è stato il collettivo Fuori Genere, che in un comunicato, con un pizzico di ironia scrive:
“Cari e care hacker, con la ASL non ci siamo riuscite, dateci voi i dati sull’obiezione di coscienza!”
Infatti, nella nota, oltre alla denuncia per il drammatico attacco subito dalla Asl e la richiesta di assunzione di responsabilità con conseguenti dimissioni da parte dei vertici della ASL 1 della Regione Abruzzo, del presidente della regione Marco Marsilio e dell’assessora alla salute Nicoletta Verì, il collettivo preme l’accelleratore sulla necessità di essere a conoscenza sulla fotografia reale della condizione del delicato tema sopracitato.
“A novembre 2022” scrivono “abbiamo inviato due pec alla ASL dell’Aquila con richiesta di accesso civico per conoscere i dati sull’obiezione di coscienza riguardo l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), senza aver mai ricevuto risposta. Per sapere se nella nostra città viene applicata la legge 194 abbiamo il bisogno e il diritto di conoscere i dati! La relazione di attuazione rilasciata dal Ministero della salute non è sufficiente a tale scopo perché i dati sono aggregati, cioè nazionali e regionali. Le informazioni così rilasciate diventano automaticamente dei dati chiusi perché non ci permettono di conoscere la situazione di ogni singola struttura ospedaliera in termini di percentuale del personale obiettore di coscienza, di fatto limitando e ostacolando l’accesso all’IVG, un servizio essenziale che dovrebbe essere garantito a tuttə. Inoltre, l’ultima relazione che troviamo sul sito del Ministero della Salute risale al 2019 con dati preliminari del 2020. Non esiste quindi, e non è mai esistito, un database aggiornato che fotografi la realtà istantanea delle strutture pubbliche: questo non permette di poter scegliere in quale ospedale recarsi per effettuare l’IVG perché non si è in grado di conoscere la percentuale di obiettori di coscienza tra ginecologi, anestesisti e personale non medico, informazioni fondamentali affinché il diritto all’aborto venga pienamente garantito. I dati aggregati e vecchi non sono chiari e trasparenti come dovrebbero essere, non ci servono non hanno alcuna utilità. Chiediamo quindi dati aperti, come un sano stato di diritto richiederebbe!
Ad oggi conosciamo i numeri sull’obiezione di coscienza nell’ospedale dell’Aquila, risalenti al 2021, esclusivamente grazie al lavoro delle giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove le quali hanno inviato una richiesta di accesso civico generalizzato alle singole ASL e ai presidi ospedalieri per conoscere i numeri specifici in ogni struttura del territorio italiano. Sappiamo che nel 2021 la situazione dell’ospedale dell’Aquila era questa:
percentuale ginecologi obiettori 75%; anestesisti obiettori 76%; personale sanitario non medico obiettore 29%
Tralasciando il dato dell’alta obiezione di coscienza, ci chiediamo qual è la situazione oggi a L’Aquila e perché la ASL non ci ha mai risposto. Con l’attacco hacker sono finiti sul deep web i dati di operatori sanitari e pazienti, fra cui cartelle cliniche, diagnosi oncologiche, aborti, malattie croniche e fisioterapie, così come informazioni organizzative: una mole di 522 giga di dati trafugati dalla Asl dell’Aquila la notte del 3 maggio. La Regione Abruzzo prevede mesi di lavoro per ripristinare i servizi informatici “bucati” e le ricadute sulla popolazione in termini di attività e servizi interrotti sono tangibili. Tra le altre cose vorremmo sapere se l’interruzione volontaria di gravidanza e la prescrizione della RU486 siano attualmente garantite.
A tal proposito, chiunque volesse riportarci la propria testimonianza recente riguardo l’accesso all’IVG e alla RU486 presso la ASL 1 può contattarci tramite la pagina Instagram o la mail fuorigenere@gmail.com.”
Questo il testo integrale del collettivo che esprime la volontà di fare chiarezza lì dove, nonostante esista una legge e un diritto da garantire, sembra aleggiare un atteggiamento che preferisce restare nell’ombra.