MISCHIO: DA FONTECCHIO ALLE FILIPPINE E AL BRASILE, SI CONCLUDE CICLO DI INCONTRI DI CUCINA INTERCULTURALE
18 Agosto 2025 - 12:32:55
universale del cibo, che racconta storie, ricordi e incontri, come sono
stati capaci di fare Marifi Bermudez, che ha preparato l’Adobo di Ilocos
Sur, e poi Ricardo Guilhermino, Joyce Alves, con le figlie Isabella e
Marina, dal Brasile, che hanno proposto il salpicão.
Si è concluso così a Fontecchio, in provincia dell’Aquila, il ciclo di
incontri di “Indovina chi viene a cena?”. laboratorio di cucina
internazionale organizzato a Fontecchio, in provincia dell’Aquila,
nell’ambito del Progetto M.i.s.c.h.i.o. (Memory Intercultural Social
Collective Heritage Intergenerational Opportunity), a cura delle
associazioni Harp e La Kap, la cui peculiarità è il coinvolgimento delle
comunità straniere di Fontecchio, emigrati di ritorno, prevalentemente
dal Belgio, dalla Francia, dal Lussemburgo e dal Venezuela, insieme ai
tanti nuovi residenti in pianta stabile, arrivati anche loro da più
parti del mondo, come da Tunisia, Ucraina, Stati Uniti, Messico,
Romania, Germania, Perù, Brasile, Iran.
Gran finale di un viaggio che a intrecciato le storie di Fontecchio con
quelle dei nuovi abitanti, sarà la Festa di comunità in programma
domenica 24 agosto a Palazzo Galli, con musica dal vivo, la restituzione
dei laboratori realizzati, tornei di biliardino, tiro al gallo, mercato
artigianale e molto altro.
A far conoscere i sapori e profumi del Brasile è stato Ricardo, 34 anni,
professione metalmeccanico della Coedil 99, al fianco di Joyce Alves, 29
anni le figlie di 4 anni Isabella, e Marina di 1 anno, la seconda nata
qui a Fontecchio.
“Sono tre anni che siamo qui in Italia – spiega Ricardo -, ho vissuto a
Rio De Janeiro, dove ho studiato. Qui a Fontecchio prima di me è venuto
a vivere mio fratello Octavio, che fa l’ingegnere, che ora però vive a
Milano, e mi ha aiutato lui a trovare casa e sbrigare tutte le pratiche
burocratiche per il trasferimento”.
Il piatto proposto è il salpicão, che non può mai mancare in Brasile
quando c’è una festa, un compleanno, una serata particolare,
paragonabile ad una ricca e particolare insalata di pollo, con
abbondanti carote alla julienne, piselli, prosciutto, pomodori, cipolla,
olive nere e verdi, peperoni, mais, uva passa, patatine e altri
ingredienti segreti.
“Ci troviamo benissimo in questa valle, – prosegue Ricardo -, con tanta
natura e tranquillità, le nostre figlie sono felici, Isabella che
frequenta qui la scuola, parla già un italiano perfetto, sicuramente
migliore del mio. In Brasile del resto la situazione è molto difficile.
La mia terra, la mia famiglia, i miei vecchi amici mi mancano, è
normale, ma qui la qualità della vita è decisamente migliore, perchè c’è
pace e soprattutto sicurezza, non c’è la criminalità delle città
brasiliane, i tuoi figli piccoli possono giocare fuori senza alcun
rischio. La gente poi qui è ospitale, buona. Ci sentiamo a casa, e
questo immagino non sarebbe accaduto in una grande città italiana.
Dimenticavo: del Brasile c’è un’altra cosa che mi manca, il clima, lì
non esiste l’inverno, si va al mare tutto l’anno, abituarmi al freddo
dell’Abruzzo non è stato facile, l’ho vista qui la neve, per la prima
volta nella mia vita”.
Altro appuntamento di “Indovina chi viene a cena?” ha avuto come
protagonista Marifi Bermudez, 33 anni, originaria di Vigan sulle coste
occidentali dell’isola di Luzon, sul Mar Cinese meridionale. In Italia è
dal 2001, a L’Aquila dove ha vissuto e studiato, molto attiva
nell’associazionismo, in particolare nell’accoglienza e integrazione di
studenti stranieri dell’Università dell’Aquila e tra co-fondatrici della
casa di natura e Arte La Kap e considera Fontecchio come la sua seconda
casa.
“Subito fuori Vigan, che ha una importante chiesa barocca – racconta
Marifi -, lascito della colonizzazione spagnola, iniziano le grandi
foreste di bambù, con cui sono costruite, assieme alle foglie di cocco,
le abitazioni tradizionali, fino ad una trentina di anni fa, prima
dell’arrivo del cemento. Ho quattro sorelle, 15 zie e zii, sia da parte
di madre e di padre, 35 cugini di primo grado. Della mia terra ricordo
che questa enorme famiglia viveva tutta vicina, in un villaggio dentro
il nostro villaggio poco lontano da Vigan. Mia nonna era esperta di
salsicce tradizionali di maiale, con molto aglio. Ha rivelato la sua
ricetta tradizionale ad una amica che ora grazie a questa ricetta ha
aperto uno stabilimento industriale. Le spiagge sono scure, il mare è
meraviglioso, ma i filippini non amano abbronzarsi. Ricordo ancora i
giochi che facevo da bambina, il sipa, con una moneta bucata con dei
fili lanciata in aria, il piko, una sorta del vostro gioco della
campana, con le pietre, e rigorosamente con ai piedi le infradito, il
salto della mucca che è identico al salta la mula. E poi ricordo gli
aquiloni, bellissimi, enormi e colorati, che volavano in cielo”.
Marifi Bermudez ha dunque offerto l’Adobo di Ilocos Sur, a base di carne
di maiale preparata con una cottura particolare, marinata nell’aceto nel
sale, fagiolini, aglio e accompagnata con riso basmati cotto a vapore.
Negli appuntamenti precedenti, protagonisti ai fornelli e poi al
racconto della loro vita, sono stati Anna Paolini, originaria del
Belgio, che ha preparato il Konijn met pruimen, ovvero il coniglio alle
prugne, il muratore egiziano Ahmed Ibrahim Elnabawir Shehat, con il
Koshari di Alessandria, la cantante bielorussa Vlada Shamova, che ha
vissuto a Fontecchio qualche mese, e che ha proposto il Draniki, Lysiane
Di Nardo, originaria francese, che ha proposto la Quiche Lorraine, la
famiglia tunisina Sghari che ha preparato un couscous speciale tipico di
Sfax, Sebastian Alvarez, Gianfranco e Shandy Aicardi, originari del
Perù, con pietanze tradizionali come l’Aji de Gallina, il Papa Rellena,
la Carapulcra e la Mazamorra, Erick Cuevas, originario del Messico, con
il Mole, piatto tradizionale della commemorazione dei defunti, Martina
Reischer, originaria dalla Germania, che ha fatto assaporare lo Spätzle
e i Krautkrapfen.
Per conto delle associazioni Harp e La Kap, il Laboratorio di Cucina
internazionale è coordinato da Valeria Pica, con la collaborazione di
Marianne Bermudez, Giada Nardone, Debora Panaccione, Erick Cuevas e
Tilah Yussuda.
Il progetto M.i.s.c.h.i.o. è patrocinato dall’Amministrazione locale, le
attività sono realizzate grazie al sostegno di The Care – Civil Actors
for Rights and Empowerment, un’azione cofinanziata dall’Unione Europea e
promossa da Fondazione Realizza il Cambiamento e ActionAid International
Italia E.T.S. nell’ambito del bando Start – Sviluppo Territoriale nelle
Aree Interne.
L’obiettivo primario è promuovere, proteggere e far rispettare i Diritti
e i Valori dell’Unione Europea con un approccio fondato sulla
partecipazione dei/delle portatori/trici di diritti e sull’empowerment
degli/delle stessi/e nel rivendicare i propri diritti. Il progetto
coinvolge 70 realtà attive in tutta Italia, creando così una rete del
cambiamento in grado di ascoltare e rispondere ai bisogni specifici e
concreti di ogni territorio e comunità.