21 Agosto 2025 - 11:57:34
di Redazione
«In preda a deliri di onnipotenza, oramai il sindaco dell’Aquila è in guerra contro tutti: Biondi è entrato in rotta di collisione anche con il presidente del Consiglio regionale Sospiri – uomo forte di Forza Italia – nel silenzio, imbarazzato e imbarazzante, del suo partito oltre che della Lega e degli stessi ‘azzurri».
Lo scrive in una nota il Partito Democratico cittadino, dopo la dura reazione del sindaco Pierluigi Biondi alle dichiarazioni di volontà, da parte del presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, di rivedere l’emendamento alla legge regionale sulla polizia locale e alla nota dei consiglieri regionali Dem.
«D’altra parte, pensando di utilizzare le Istituzioni come fossero ‘cosa propria’ – come accade all’Aquila dal 2017, con la complicità di consiglieri comunali e assessori ormai ridotti ad ossequioso silenzio, e a professione di obbedienza – Biondi ha imposto a Marsilio l’approvazione di un emendamento all’Assestamento di bilancio di Regione Abruzzo per modificare la legge regionale 42 del 2013 sull’ordinamento della Polizia Locale che rappresenta un vero e proprio schiaffo all’autonomia del corpo, consentendo la nomina a comandanti di dirigenti non appartenenti alla Polizia locale, in violazione dei principi della legge 65/1986 e in contrasto con i principi costituzionali. E ciò per risolvere una grana tutta interna al Comune dell’Aquila. Un passo indietro, per spiegare una vicenda che ha assunto toni grotteschi e che racconta del modo in cui il sindaco dell’Aquila pensa di poter gestire il potere, calpestando perfino i pronunciamenti di Tar e Consiglio di Stato pur di dare soddisfazione agli appetiti suoi e del suo ‘cerchio magico».
Intanto il senatore Dem Michele Fina ha deciso di portare in caso il Parlamento.
«In questi anni Biondi ha affidato il ruolo di comandante della Polizia municipale, illegittimamente, prima al fedelissimo dirigente dei servizi finanziari Tiziano Amorosi e poi al dirigente dell’avvocatura Domenico de Nardis. Già nel 2023, però, il Tar aveva chiarito che, come previsto appunto dalla legge regionale 42 del 2013, il Comune avrebbe dovuto nominare un vero Comandante, funzione attribuibile soltanto a personale inquadrato nei ruoli della Polizia Locale. Insomma, de Nardis doveva lasciare l’incarico. Biondi tirò dritto e decise di ricorrere al Consiglio di Stato che, come ovvio, confermò la sentenza del Tar. E che cosa ha fatto a quel punto? Convinto di essere al di sopra delle leggi, ha nominato, di nuovo, un dirigente; indovinate chi? Il fedelissimo Tiziano Amorosi; illegittimamente, per la seconda volta. Altro ricorso, e altra pronuncia del Tar che ha bastonato il Comune dell’Aquila. Che è successo, dunque? Biondi ha incredibilmente fatto ricorso, per la seconda volta, al Consiglio di Stato che è stato costretto a ribadirgli l’illegittimità delle sue scelte. Ovviamente, il Comune è stato condannato a pagare le spese legali: non ha pagato Biondi, però, ma le cittadine e i cittadini dell’Aquila», prosegue il Pd.
«Mica è finita qui: messo alle strette, il sindaco dell’Aquila ha preferito stipulare un’apposita convenzione con il Comune di Ascoli Piceno, guidato da un primo cittadino amico – ed esponente di Fratelli d’Italia – per avere a scavalco a capo dei Vigili Patrizia Celani, comandante della Polizia Locale di Ascoli, presente all’Aquila una volta a settimana. In una realtà complessa come la nostra, con le criticità quotidiane che si riscontrano, a capo della Polizia Locale abbiamo avuto, una volta a settimana, il comandante dei Vigili di Ascoli. Una decisione incomprensibile politicamente, e di nuovo illegittima tant’è vero che, a fronte dell’ennesimo ricorso, il Tar ha bocciato anche questa nomina. E arriviamo all’ultimo colpo di teatro: Biondi ha pensato di aggirare il problema imponendo la modifica della legge attraverso l’emendamento approvato in Consiglio regionale che, però, è finito al centro di una feroce battaglia tutta interna al centrodestra, col presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri che ha promesso di rivedere la norma vergognosa approvata dall’assise», aggiunge la nota.
«Oggi Biondi urla alla luna, in assoluta solitudine, senza che nessuno lo difenda, neanche il suo partito, con tutti i sindacati sulle barricate: attacca tutto e tutti, tenta ricostruzioni fantasiose, se la prende – ovviamente – anche con l’amministrazione di centrosinistra che ha governato la città fino al 2017. Icaro insegna, però, che l’eccessiva ambizione e la superbia conducono agli abissi. Come Pd, con il presidente della Commissione di Garanzia Stefano Palumbo e i nostri consiglieri Stefano Albano e Stefania Pezzopane, abbiamo inoltrato una puntuale relazione alla Corte dei Conti: è evidente, infatti, come sia maturato un pesante danno erariale per la cattiva condotta amministrativa della giunta Biondi. Ci aspettiamo che la Corte dei Conti, che fino ad oggi non ha risposto alle sollecitazioni, voglia approfondire. Intanto, ringraziamo il senatore Michele Fina per aver deciso di portare la vicenda in Parlamento: non si può fare della legge uno strumento per risolvere i propri problemi amministrativi. Ed è inaccettabile offendere in questo modo le istituzioni regionali e chi le guida», concludono i dem.
Anvu, «Modifica legge regionale su misura per il Comune dell’Aquila»
«La recente presa di posizione del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, lungi dal dissipare i dubbi sollevati nei giorni scorsi, finisce paradossalmente per confermare nella sostanza le critiche avanzate in merito all’emendamento inserito nottetempo nel disegno di legge di assestamento di bilancio. Con la sua nota, infatti, il sindaco Biondi ammette implicitamente ciò che fino a ieri era soltanto sospettato: la modifica della legge regionale sulla Polizia Locale è stata calibrata su misura per il Comune dell’Aquila. È lo stesso Biondi a ricordare che il Comune capoluogo non ha ancora dato esecuzione a ben sei sentenze, del TAR e del Consiglio di Stato, che impongono la nomina di un Comandante della Polizia Locale. Ne consegue che l’intervento legislativo, presentato con il volto rassicurante della “norma generale”, viene invece descritto dal primo cittadino come strumento indispensabile per risolvere una criticità esclusivamente aquilana, confermandone così la natura ad personam».
Lo scrive in una nota l’Associazione professionale polizia locale d’Italia (Anvu).
«Non si può tacere, inoltre, come la modifica normativa presenti evidenti profili di legittimità costituzionale: appare costruita per favorire un singolo ente, in palese contrasto con i principi di generalità, astrattezza, imparzialità, uguaglianza e buon andamento che devono sempre ispirare l’azione legislativa, nonché lesiva di competenze legislative proprie dello Stato. Le dichiarazioni del sindaco Biondi in merito al rispetto dei principi di rotazione e di prevenzione della corruzione non solo non eliminano la criticità principale, ma appaiono persino fuorvianti: una legge regionale non può essere modellata ad uso e consumo di un singolo Comune ed è anche bene ricordare che i principi richiamati risultano già compiutamente regolati dal legislatore statale, e in particolare dal comma 221 della legge n. 208/2015, disposizione che, inserendosi nella materia della prevenzione della corruzione e della disciplina degli incarichi dirigenziali, appartiene alla competenza legislativa esclusiva dello Stato», precisa la nota.
«Ne deriva che la Regione Abruzzo non aveva né ragioni sostanziali, né tantomeno legittimazione costituzionale per intervenire su un terreno normativo già esaustivamente presidiato dalla legislazione nazionale. Il tentativo di giustificare l’emendamento come strumento volto a garantire legalità e trasparenza si rivela, dunque, falso e pretestuoso nonché privo di fondamento poiché l’ordinamento giuridico disponeva già di strumenti idonei e generali a presidiare tali esigenze, senza necessità di interventi ad hoc che poi inevitabilmente rischiano di tradursi in norme di favore. In ogni caso quei principi potrebbero trovare tutela attraverso l’istituzione di un “albo regionale dei comandanti” della Polizia Locale, dal quale i sindaci possano attingere anche per attribuire incarichi “a scavalco” al fine di garantire professionalità, imparzialità e trasparenza all’azione di legalità perpetrata dalla Polizia Locale, senza ricorrere a sotterfugi come l’impropria attribuzione delle funzioni di comandante ai propri capi di gabinetto o al segretario comunale, ruoli del tutto estranei alla specifica competenza tecnica e operativa richiesta», prosegue Anvu.
Anvu invita pertanto le istituzioni regionali «a farsi parte diligente nella promozione di tale albo, anche mediante il coinvolgimento degli organismi tecnici di supporto alla Giunta e al Consiglio Regionale, per assicurare regole certe e valide per tutti i Comuni, senza eccezioni di favore. Parallelamente, si rinnova l’appello al Prefetto dell’Aquila, quale commissario ad acta, affinché dia finalmente attuazione al giudicato amministrativo la cui Applicazione è ormai inevitabile, mediante la nomina del Comandante della Polizia Locale del Comune dell’Aquila, nel pieno rispetto delle sentenze e della legalità costituzionale».
«In definitiva, con le sue stesse parole, Biondi “esce allo scoperto”: egli stesso conferma che la modifica normativa è stata concepita per il Comune dell’Aquila, smentendo l’asserita neutralità dell’emendamento. Una presa di posizione gravissima, che non appare certo in linea con l’imparzialità istituzionale e il dovere di osservanza della legalità che dovrebbe caratterizzare l’operato amministrativo di ogni sindaco, soprattutto di un capoluogo di regione. Diverso, e più rispettoso delle regole, si è dimostrato il presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, che ha colto la fondatezza delle obiezioni sollevate e si è reso disponibile a intervenire per ricondurre la vicenda entro i binari della legalità e dell’equità normativa», conclude la nota.