Incidente a Campli: operaio tunisino salvato in extremis su una scarpata, allarme sulla sicurezza nei lavori di manutenzione
05 Settembre 2025 - 18:33:45
di Vanni Biordi
Un drammatico incidente sul lavoro ha scosso ieri mattina il territorio teramano di Campli, dove un giovane operaio di 25 anni, originario della Tunisia, è rimasto gravemente ferito durante operazioni di manutenzione su una ripida scarpata. La caduta improvvisa di un albero lo ha lasciato appeso nel vuoto, con traumi multipli che hanno reso necessario un intervento di soccorso ad alto rischio, coordinato dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico d’Abruzzo.
, intrappolandolo in una posizione precaria. L’allarme è scattato immediatamente, attivando l’eliambulanza del 118, equipaggiata con un tecnico di elisoccorso del CNSAS e un’équipe sanitaria specializzata. Le operazioni di salvataggio si sono rivelate un vero e proprio tour de force. Dopo aver stabilizzato il ferito sul posto, i soccorritori hanno proceduto all’imbarrellamento e al recupero con verricello, il tutto mentre il personale operava appeso alla parete della scarpata. Le condizioni ambientali, tra cui il terreno instabile e la pendenza estrema, hanno complicato ulteriormente l’intervento, trasformandolo in una missione ad alto tasso di pericolo.
Una volta completato il recupero, l’operaio è stato elitrasportato d’urgenza all’ospedale di Teramo, dove è attualmente in cura per i traumi riportati. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco, per supportare le operazioni di sicurezza, e i Carabinieri, che stanno indagando sulle dinamiche dell’accaduto per accertare eventuali responsabilità.
Questo episodio, però, non è solo un’emergenza isolata, è un esempio lampante di come i lavori di manutenzione in ambienti naturali possano trasformarsi in situazioni pericolose, se non addirittura letali, in un batter d’occhio. La caduta dell’albero potrebbe essere stata causata da fattori come instabilità del suolo, vento o errore umano, ma l’aspetto più evidente, ritenfo, sia stata la rapidità e l’efficacia del sistema di soccorso italiano. L’intervento del CNSAS, con l’uso di tecniche alpinistiche avanzate come il verricello, sottolinea la preparazione delle squadre di emergenza in regioni montuose e collinari come l’Abruzzo, dove incidenti simili non sono rari. Il fatto che l’operaio sia rimasto appeso suggerisce una possibile carenza di misure di protezione immediate, come imbracature o reti di sicurezza, che avrebbero potuto alleggerire, e di molto, il danno.
I lavoratori immigrati, spesso impiegati in ruoli ad alto rischio e bassa qualificazione, si trovano esposti a pericoli maggiori rispetto ai colleghi locali. Qualcuno potrebbe non essere d’accordo ma, tutto mi fa pensare che il giovane tunisino, come molti suoi connazionali, potrebbe essere arrivato in Abruzzo in cerca di opportunità, finendo però in mansioni precarie dove la sicurezza è sacrificata per la produttività.
Secondo dati recenti dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, il settore della manutenzione e delle opere ambientali registra un tasso di infortuni superiore alla media, con oltre 1.000 casi gravi all’anno solo nelle regioni appenniniche. L’Abruzzo, con il suo territorio montuoso e soggetto a erosione, amplifica questi rischi: frane, cedimenti arborei e lavori in quota sono all’ordine del giorno, soprattutto in aree rurali come quella di Campli, dove l’economia locale dipende da agricoltura e manutenzione del paesaggio.
Inoltre, il coinvolgimento di lavoratori stranieri, che rappresentano circa il 20% della forza lavoro in questi settori, solleva questioni di integrazione e formazione. Molti immigrati, come il tunisino ferito, affrontano barriere linguistiche e carenze formative, che aumentano la vulnerabilità. La presenza dei Carabinieri sul posto indica che potrebbe emergere un’inchiesta su eventuali violazioni del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, per il Disegno di Legge 81 del 2008, che impone obblighi stringenti per la prevenzione dei rischi in ambienti pericolosi. Eppure, nonostante le norme, la cronaca continua a registrare tragedie simili, spesso legate a subappalti e controlli insufficienti.
In un Paese che si vanta di un sistema di soccorso all’avanguardia, è inaccettabile che lavoratori come questo giovane tunisino rischino la vita per un salario minimo, senza adeguate protezioni. Questa vicenda sembra solo un incidente, invece è, senza dubbio, un sintomo di un sistema che sfrutta la manodopera, relegandola ai margini della sicurezza. È tempo che le istituzioni passino dalle parole ai fatti, più ispezioni, formazione obbligatoria in lingua e sanzioni severe per chi viola le norme. Altrimenti, salvataggi eroici come quello del CNSAS rimarranno solo cerotti su ferite che non guariscono mai. E fanno male.