14 Settembre 2025 - 10:56:24

di Vanni Biordi

Nel 2019 il Comune di Pizzoli ha autorizzato la realizzazione di un poligono di tiro a cielo aperto nella ex cava di inerti, situata di fronte all’area archeologica di Amiternum e a pochi metri dal centro abitato di S. Vittorino.

Questa decisione ha immediatamente sollevato forti preoccupazioni tra i cittadini e le associazioni locali, che hanno denunciato i potenziali rischi legati alla vicinanza dell’impianto con un sito archeologico di grande valore storico e con una zona residenziale densamente popolata. Nonostante le iniziali proteste, l’amministrazione comunale di Pizzoli ha affermato che il procedimento era stato seguito correttamente, senza evidenziare alcuna irregolarità. Tuttavia, la realtà ha presto mostrato un quadro diverso.

Solo nel 2024, ben cinque anni dopo l’avvio delle attività, è stato richiesto il collaudo acustico previsto dalla legge regionale n. 23 del 2007, la quale impone che tale verifica venga eseguita entro 90 giorni dall’inizio dell’esercizio. In questo lungo intervallo di tempo, un ritardo che lascia perplessi e suggerisce una certa trascuratezza nell’applicazione della normativa, l’Arta Abruzzo, su richiesta della Asl, ha effettuato i rilievi fonometrici rilevando un livello sonoro di 58 decibel, superiore al limite di 55 decibel previsto dal piano acustico del Comune dell’Aquila per la zona residenziale di S. Vittorino. Ancora più preoccupante è che questi rilievi sono stati eseguiti con il poligono attivo solo con una piazzola e una pistola di piccolo calibro, mentre il progetto prevede una capacità operativa di ben 8 piazzole.

La Asl stessa, durante la commissione di vigilanza presso il Comune dell’Aquila, ha ritenuto che il poligono rappresenti un rischio per la salute pubblica, sottolineando come l’esposizione a tali livelli di rumore possa arrecare danni a lungo termine agli abitanti dell’area.

La collocazione del poligono di tiro a poche decine di metri da Amiternum, una delle testimonianze archeologiche più importanti dell’Abruzzo, appare inoltre in netto contrasto con il progetto di valorizzazione culturale promosso dal Munda, che sta procedendo con il restauro e l’ampliamento dell’area, trasformandola nel futuro parco archeologico comprendente il Teatro, l’Anfiteatro e le Catacombe di S. Vittorino. A breve partiranno anche i lavori per la deviazione della SS 80, con l’obiettivo di rendere pedonale l’area archeologica.

Questo contesto rende la situazione ancor più paradossale: mentre si investe per promuovere la cultura e il turismo, si autorizza un impianto potenzialmente dannoso e incompatibile con le esigenze di tutela sia ambientale che sanitaria della comunità locale. La scarsa trasparenza con cui l’amministrazione di Pizzoli ha gestito la vicenda, riassunta nelle parole di un rappresentante locale che denuncia un rifiuto totale al dialogo con il Sindaco e una tutela più delle imprese che dei cittadini, mette in luce un problema più ampio di governance e responsabilità politica. A fronte delle numerose segnalazioni, è imprescindibile un intervento deciso da parte del Comune dell’Aquila e dei rappresentanti politici regionali, non solo per rivendicare simbolicamente il ruolo di “protettori” dell’Aquila Ovest, ma per garantire concretamente la tutela della salute pubblica e del patrimonio culturale.

La politica, in quanto arte nobile e servizio pubblico, deve saper bilanciare con saggezza gli interessi economici con quelli della comunità. Promuovere attività private è legittimo, ma non può avvenire a scapito della qualità della vita dei cittadini e dell’inestimabile patrimonio culturale abruzzese. La vicenda del poligono di tiro di Pizzoli rappresenta un monito importante: la tutela dell’interesse pubblico deve passare attraverso scelte trasparenti, tempestive e responsabili, e solo così potrà essere garantito un futuro sostenibile e rispettoso delle comunità locali.


In conclusione, ciò che in questa storia emerge con forza è non solo la criticità di un’autorizzazione forse frettolosa e mal gestita, ma anche la necessità di un risveglio civico e politico, affinché chi è chiamato a governare ascolti davvero le istanze della popolazione e agisca senza ritardi né omissioni. La salute pubblica e la cultura sono beni fondamentali e non possono essere messi in secondo piano.

Nota a margine: senza ombra di dubbio, la vicenda del poligono di tiro autorizzato nel 2019 a Pizzoli presenta significative criticità normative e implicazioni sanitarie che evidenziano gravi carenze nella gestione amministrativa e nella tutela della salute pubblica e del patrimonio culturale. La legge regionale Abruzzo 23 del 2007 impone che il collaudo acustico venga eseguito entro 90 giorni dall’inizio dell’esercizio di un’attività potenzialmente fonte di emissioni sonore. Nel caso di Pizzoli, il collaudo è stato richiesto soltanto nel 2024, cioè cinque anni dopo l’avvio delle attività, evidenziando un grave ritardo e una violazione degli obblighi normativi in materia di controllo ambientale. Come su scritto, il piano acustico comunale dell’Aquila stabilisce un limite di 55 decibel per la zona residenziale di S. Vittorino. I rilievi ARTA, effettuati con un’attività minima del poligono, hanno rilevato livelli sonori di 58 decibel, segnalando un superamento del limite previsto, con possibili ulteriori impatti negativi qualora il poligono utilizzi tutte le 8 piazzole autorizzate. In questo caso sembrerebbe esserci una mancata applicazione del principio di precauzione. La normativa ambientale e di tutela della salute pubblica prevede che in presenza di potenziali rischi, come inquinamento acustico e impatto su patrimonio culturale, vengano adottate misure preventive stringenti. L’autorizzazione del poligono in prossimità di un’area archeologica di rilievo e di una zona abitata densa sembra ignorare questo principio fondamentale. E qui potrebbero esserci un contrasto con gli strumenti di pianificazione territoriale. L’autorizzazione appare in netto conflitto con gli obiettivi di valorizzazione culturale e ambientale derivanti dai progetti dedicati al sito archeologico di Amiternum e dal piano di riorganizzazione urbana, tipo la deviazione della SS 80, e relativa pedonalizzazione, che mirano a tutelare e valorizzare la zona, per non parlare delle implicazioni sanitarie come inquinamento acustico e salute pubblica: La ASL ha espresso preoccupazioni riguardo all’esposizione continua a livelli di rumore elevati, sottolineando il rischio di danni a lungo termine alla popolazione, come ad esempio disturbi del sonno, stress, problemi cardiovascolari. Anche livelli di rumore appena sopra i limiti normativi possono avere effetti negativi sulla qualità della vita e sul benessere psicofisico. Aggiungo poi gli effetti cumulativi e sottovalutati. Il fatto che i rilievi siano stati condotti con attività ridotta del poligono implica che i dati reali potrebbero peggiorare con l’uso a pieno regime, potenziando l’impatto negativo sulla salute della comunità. Vien da se che tutto questo potrebbe tradursi in una palese mancata trasparenza e partecipazione: La gestione dell’autorizzazione e dei controlli ha mostrato scarsa trasparenza e assenza di coinvolgimento della cittadinanza e delle associazioni, complicando la possibilità di una tutela efficace e condivisa della salute pubblica.

In buona sostanza, questa vicenda evidenzia una responsabilità politica nell’equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale, culturale e sanitaria, dove la mancanza di tempestività e di dialogo ha acuito il conflitto tra interessi privati e pubblici. È necessario un intervento deciso da parte delle autorità locali e regionali per rivedere l’autorizzazione e garantire la tutela della salute e del patrimonio, anche in linea con la normativa europea e nazionale su ambiente, salute e valorizzazione culturale. In sintesi, questa controversia mette in luce l’importanza di applicare correttamente le norme ambientali e sanitarie, rispettare i tempi e i criteri di controllo, e considerare con attenzione i vincoli posti dal contesto territoriale e culturale per garantire uno sviluppo sostenibile e rispettoso delle comunità locali. Altrimenti applichiamo il tanto caro codice italico del «faccio come mi pare» che dura un battito di ciglia