18 Settembre 2025 - 10:19:47

di Tommaso Cotellessa

Fino a metà luglio per lavorare esclusivamente per lo Stato, e solo da allora iniziare a produrre reddito per sé. È il destino delle imprese abruzzesi secondo lo studio “Comune che vai, fisco che trovi” realizzato dalla Cna Nazionale e presentato ieri a Pescara, alla presenza del responsabile dell’Area fiscale nazionale, Claudio Carpentieri, e del direttore regionale della Cna Abruzzo, Silvio Calice.

L’analisi, relativa al 2024, prende in esame un’impresa “tipo”: attività individuale, laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e negozio di 175, per un valore complessivo degli immobili di 500mila euro. I ricavi ipotizzati sono pari a 431mila euro, con un reddito d’impresa di 50mila. Su questa base, vengono calcolati tasse e tributi nazionali, regionali e comunali: Irpef, contributi Ivs, addizionali regionali e comunali, Irap, Imu, Tari e Tasi.

Lo studio ha preso in considerazione 12 comuni: i quattro capoluoghi e i due centri più popolosi per ogni provincia. Il primato spetta a Spoltore, dove gli imprenditori possono festeggiare il loro “tax free day” il 30 giugno, con un carico fiscale complessivo pari al 49,7%: la soglia più bassa tra i centri analizzati.

Seguono Teramo e Giulianova (4 luglio, 50,7%), Vasto (4 luglio, 50,8%) e Pescara (5 luglio, 51,1%). A metà classifica Montesilvano (6 luglio, 51,5%) e Lanciano (7 luglio, 51,6%). Più gravosa la situazione per Sulmona e L’Aquila (9 luglio, 52,1%), Roseto degli Abruzzi (10 luglio, 52,5%) e Avezzano (11 luglio, 52,7%). Maglia nera regionale a Chieti, dove l’impresa “tipo” deve attendere addirittura il 15 luglio, con un prelievo fiscale che raggiunge il 53,8%.

Nel quadro nazionale, i capoluoghi abruzzesi mostrano performance diversificate: Teramo si piazza al 21° posto su 114 città, Pescara al 30°, L’Aquila al 59° e Chieti all’87°. Distacchi notevoli dalle province più virtuose, come Bolzano (tax free day il 17 giugno) e Trento (20 giugno), ma anche differenze sensibili rispetto alle realtà più penalizzate, come Agrigento, dove le imprese iniziano a lavorare per sé solo il 28 luglio.

La ricerca conferma che le differenze tra territori dipendono soprattutto dalla pressione fiscale esercitata dagli enti locali. È qui che si gioca gran parte della partita per la competitività delle imprese, chiamate ogni anno a fare i conti con un carico che in alcuni comuni può superare di oltre quattro punti percentuali quello di altri situati a pochi chilometri di distanza.

«Lo studio – ha sottolineato Carpentieri – dimostra quanto sia determinante il ruolo della fiscalità locale. Per gli imprenditori, anche pochi giorni in meno di lavoro dedicato al fisco significano più risorse per investire e crescere».