27 Settembre 2025 - 10:31:09

di Vanni Biordi

E’ stata aperta questa mattina alle 10, all’interno della sala consiliare del Palazzo dell’Emiciclo all’Aquila la camera ardente dell’onorevole Francesco Cicerone, esponente storico del partito comunista abruzzese, già deputato e consigliere regionale per ben tre legislature consecutive.

L’accesso al pubblico all’interno della sede del Consiglio regionale abruzzese sarà consentito da viale Michele Iacobucci.

La camera ardente sarà aperta per chi vorrà dare un ultimo saluto a Cicerone, fino alle 12 e i funerali avranno luogo oggi alle 15:30, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio. 

Cicerone, il politico gentiluomo, era noto affettuosamente come Franco, ed è stato una figura emblematica della sinistra italiana, un militante instancabile e un servitore delle istituzioni, radicato nella tradizione del Partito Comunista Italiano (PCI).

Nato il 12 febbraio 1940 a L’Aquila, in una famiglia profondamente immersa nella politica progressista, Cicerone ha dedicato la sua vita alla difesa dei valori repubblicani nati dalla Resistenza e agli ideali comunisti, lasciando un’impronta indelebile nella storia politica abruzzese e nazionale. Scomparso ieri, 25 settembre 2025, all’età di 85 anni, nell’ospedale San Salvatore de L’Aquila, la sua morte ha suscitato un’ondata di commozione tra compagni di partito, istituzioni e cittadini, che lo ricordano come un «compagno, amico e maestro» di rara integrità e generosità.

Cicerone nacque in una famiglia di tradizioni comuniste. Suo padre, Eude Cicerone, era stato segretario del PCI aquilano e deputato, una figura di riferimento per la sinistra locale che trasmise al figlio un’eredità politica e civile fatta di impegno per la giustizia sociale e le istituzioni democratiche. Laureato e insegnante di professione, Cicerone crebbe in un contesto segnato dalla ricostruzione post-bellica e dalle lotte operaie dell’Abruzzo, che ne influenzarono profondamente la vocazione politica. Fin da giovane, entrò nel PCI come militante di base, distinguendosi per la sua dedizione al partito e alla comunità aquilana, dove divenne presto un dirigente storico della sinistra locale.

La sua ascesa politica iniziò negli anni ’70, quando, alle elezioni regionali abruzzesi del 1975, fu eletto consigliere regionale per il PCI. Riconfermato nel 1980 e nel 1985, ricoprì il ruolo per tre legislature consecutive, dal 1975 al 1987, diventando capogruppo in consiglio regionale. In questi anni, Cicerone si batté per lo sviluppo dell’Abruzzo, contribuendo a politiche di crescita economica e sociale, con particolare attenzione alle attività produttive e ai lavori pubblici, temi che avrebbe poi approfondito a livello nazionale. Prima ancora, aveva servito come consigliere comunale a L’Aquila, consolidando il suo legame con la città natale e guadagnandosi la stima per la sua fedeltà ai principi del partito e alla difesa delle istituzioni democratiche.

Fu un periodo di intensa militanza: Cicerone incarnava i valori del PCI in un Abruzzo in trasformazione, opponendosi alle disuguaglianze e promuovendo riforme per il territorio. La sua gentilezza e generosità lo resero un punto di riferimento non solo politico, ma anche umano, come testimoniato da chi lo conobbe da vicino.

Nel 1987, alle elezioni politiche, Cicerone fu eletto deputato alla Camera nella circoscrizione L’Aquila-Pescara-Chieti-Teramo, con il PCI. Proclamato il 25 giugno 1987 e convalidato il 29 febbraio 1988, mantenne il seggio fino al 22 aprile 1992, concludendo la X legislatura. Durante il mandato, fu membro della Commissione Attività Produttive dal 4 agosto 1987 al 14 novembre 1988, per poi passare alla Commissione Lavori Pubblici fino alla fine della legislatura. In Parlamento, si distinse per il suo impegno su questioni infrastrutturali e produttive, sempre in linea con la tradizione comunista, ma aperto al dialogo istituzionale.

La fine degli anni ’80 segnò un turning point per il PCI e per Cicerone personalmente: con la “svolta della Bolognina” del 1989-1991, aderì al neonato Partito Democratico della Sinistra (PDS), completando il suo percorso parlamentare con il nuovo simbolo. Questo passaggio rifletteva la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti storici senza tradire i valori originari, mantenendo un ruolo di leader nel PDS aquilano.
Dopo il 1992, Cicerone continuò a essere una figura di spicco nella sinistra abruzzese, collaborando con compagni come Alvaro Iovannitti e Federico Brini, e lasciando un’eredità di servizio civile che va oltre la politica partitica. Lascia i fratelli Ezio e Fiorella, e un’intera generazione di militanti che lo dovrebbero vedere come esempio di integrità e dedizione.

La sua scomparsa ha provocato un’ondata di cordoglio trasversale. L’onorevole Stefania Pezzopane lo ha definito «un compagno che ha unito i valori della sinistra alla difesa delle istituzioni», mentre il presidente del Consiglio regionale abruzzese, Lorenzo Sospiri, ha lodato il suo «servizio competente e dedicato» per tre legislature. La Federazione provinciale del Pd e il sindacato Cgil hanno espresso vicinanza alla famiglia, sottolineando come Cicerone abbia «segnato indelebilmente la vita politica de L’Aquila e dell’Abruzzo».

Franco Cicerone non fu solo un deputato degli anni ’80, ma un ponte tra generazioni, un uomo che ha vissuto la politica come missione etica, fedele alla sua terra e ai suoi ideali fino all’ultimo.